Più della metà dei ginecologi modenesi sono contro l'aborto
Zamboni (Avs) ha interrogato la Regione sul tema: «Gli obiettori sono il 52,9% al Policlinico»
MODENA. «Un aborto è un omicidio, si uccide un essere umano. E i medici che si prestano a questo sono, permettetemi la parola, sicari. Un’altra cosa sono i metodi anticoncettivi. Ma sull’aborto non si può discutere». Sono state queste le parole di Papa Francesco in risposta a una domanda in conferenza stampa. Parole che hanno acceso ancora di più il dibattito sull’aborto che è stato il protagonista politico degli ultimi giorni, con diverse manifestazioni anche in città.
Ma quanti sono in provincia i medici obiettori di coscienza? Secondo i dati del 2022 - gli ultimi a disposizione - i ginecologi obiettori sono il 52,9% al Policlinico, con dati che oscillano tra il 50 e il 60% negli ospedali della provincia. Ma, rispetto agli anni precedenti, i dati tendono a calare. Non solo a Modena, ma in maniera più o meno omogenea in tutta la regione. A diffondere i dati è Silvia Zamboni, consigliera regionale di Alleanza Verdi Sinistra. «A livello regionale - spiega - nel 2018, il 53,7% dei ginecologi era obiettore, un dato che già allora risultava inferiore alla media italiana del 69%. Nel 2021, la percentuale è scesa al 45,6%, contro una media nazionale del 63,4%. Nel 2022, si è toccato il 39,5%, mentre i dati del 2023, ancora in fase di pubblicazione, confermano un ulteriore lieve calo. Anche tra gli anestesisti, i numeri mostrano una discesa, dal 32,2% del 2018 al 25,9% nel 2022. A fronte di questa situazione allarmante, l’ultima definizione che è stata usata dal Papa, quella dei “medici come sicari”, è assolutamente inaccettabile, perché va contro la legge ed è scorretta sia per chi lavora nel settore che per le donne».
I dati citati, fanno riferimento a due interrogazioni presentate da Zamboni alla Regione, la prima nel marzo 2022 e la seconda a maggio 2024, a seguito dell’inclusione nel Pnrr di una norma che consentiva alle associazioni contrarie all’aborto di operare nei consultori.
Le sue richieste hanno portato alla luce i dati, che fotografano l’andamento dell'obiezione di coscienza nella regione. «Fortunatamente - continua Zamboni - in Emilia Romagna il diritto all’autodeterminazione della donna è garantito in tutte le strutture del sistema sanitario regionale». Il dibattito, però, non si placa. Le parole di Papa Francesco, per molti, suonano come una provocazione nei confronti di un tema che, in Italia, resta fragile e complesso. «Il dibattito sull'obiezione di coscienza rimane acceso - prosegue - chiedo che a livello emiliano vengano adottate le stesse procedure che ha l’Ausl di Reggio Emilia, dove gli obiettori vengono indicati struttura sanitaria per struttura. Per il resto, non posso che essere contenta, nel complesso, della reazione della nostra regione al tema. Aspetto i dati del 2024 per intervenire nuovamente. Perché c’è bisogno di parlarne».