I rottweiler che uccisero la padrona a Concordia: «Erano instabili, così li ho recuperati»
I due cani, Thor e Tyson, sono stati affidati all’educatore cinofilo Mirko Zuccari dopo la tragedia di Natale del 2022 quando azzannarono mortalmente Iolanda Besutti nel giardino della sua casa
CONCORDIA. Stanno passeggiando di fianco all’educatore, gli allungano la zampa. Una carezza, qualche gioco, ancora una passeggiata. Nel loro manto nero con le focature color mogano sono riconoscibilissimi: si tratta di Thor e Tyson, i due rottweiler che il giorno di Natale di due anni furono protagonisti della tragedia avvenuta a Concordia.
La tragedia nel cortile della villa
La vittima, la 68enne Iolanda Besutti, nonché proprietaria dei cani, era stata trovata a terra agonizzante nel cortile della villa, sbranata dai due molossi: una volta giunti i soccorsi, era ormai troppo tardi. I due cani, uno di quasi due e l’altro di quasi cinque anni, erano stati quindi sedati e ritirati dal servizio veterinario dell’Ausl. Dopo l’ipotesi di un possibile abbattimento, per i due rottweiler, era quindi giunto il verdetto: sarebbero stati affidati alle cure di un’associazione cinofila che avrebbe fatto intraprendere loro un percorso di rieducazione.
I cani affidati all’educatore cinofilo
«Quando sono andato a conoscere Thor e Tyson, la prima evidenza emersa è stata la profonda instabilità emotiva dei due animali – racconta Mirko Zuccari, educatore cinofilo incaricato del recupero dei due cani e specializzato nella rieducazione dei soggetti erroneamente definiti “irrecuperabili” – Questa si manifestava dalla profonda confusione fino all’incapacità di dialogare in modo corretto, sicuramente aggravata dalle circostanze in cui si sono trovati. Tyson manifestava le rigidità tipiche del rottweiler: cercava una comunicazione fisica, senza avere le capacità emotive per affrontarla. Thor invece si mostrava più chiuso, manteneva le distanze con grande diffidenza. Così abbiamo optato per due approcci differenziati: ci sono state le prime interazioni, le prime uscite, abbiamo creato un rapporto».
Il lavoro per recuperarli
Superata la prima fase, si passa a un’interazione più complessa: «Il dialogo da sciolti, uno scarico ambientale più arduo: sono stati dei grandi passi avanti. Dopodiché si è creato un rapporto articolato, profondo con entrambi». Vista la rapidità dei progressi, l’origine del trauma sembra essere a monte: «Il problema di questi cani era causato principalmente dalla loro incapacità di comunicare correttamente con chi li gestiva. Non dovuto a una possibile incapacità della famiglia, quanto più al fatto che sono soggetti strutturalmente bisognosi di attenzioni in più. Attenzioni che loro non sono stati bravi a chiedere, e noi a cogliere. Addirittura, seppur senza aver eseguito i test specifici, abbiamo notato che Thor ha un deficit uditivo molto forte. Questo, oltre ad essere un sintomo evidente della scarsa comunicazione tra il padrone e l’animale, può rivelarsi un fattore che incide fortemente sull’equilibrio psicofisico dell’animale nel suo ambiente». Ma, anche di fronte ai «falsi miti» che attribuiscono l’aggressività a determinate razze canine, abbiamo una risposta fattuale: «Ogni cane presenta delle particolari necessità non tanto dovute alla razza, quanto più all’unicità del soggetto stesso. L’elemento che varia più spesso è proprio la velocità di risposta in determinate situazioni: certi cani rispondono più velocemente con un tipo di comunicazione fisica che va dall’uso delle zampe fino ai vocalizzi. Altri, se in una situazione traumatica o di particolare disagio, possono arrivare a rispondere con aggressività, tramite l’utilizzo della bocca».
L’importanza della qualità di vita dei cani
Insomma, quando si adotta un nuovo amico a quattro zampe, alcune prerogative diventano fondamentali: «Ogni individuo ha bisogno di determinati scarichi, che possono dipendere sì dalla razza, ma soprattutto dall’individuo stesso, e riguardano soprattutto la qualità della vita del cane all’interno dell’abitazione. Spesso facciamo l’errore di concentrarci sugli atti di scarico durante la passeggiata, quando raramente vivono una vita stimolante a casa, alla base della costruzione di un buon rapporto. Le tragedie purtroppo accadono, non sono invenzioni. Ma sono animali che sanno essere socievoli, tranquilli, possono stare in famiglia e con i bambini. Bisogna solo imparare a conoscerli in modo adeguato». Fino a quando un cane è “recuperabile”? «Sempre. Nella mia carriera ho avuto a che fare con tanti soggetti bollati come “pericolosi”. L’ambizione di noi professionisti è quella di migliorare la qualità di vita di questi animali, e aumentare le competenze per prevenire questo tipo di situazioni».