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La ricorrenza

La morte all’autodromo e il testamento: “Gepy” Faranda, il pilota che cambiò la vita a due donne

di Giovanni Medici
La morte all’autodromo e il testamento: “Gepy” Faranda, il pilota che cambiò la vita a due donne

64 anni fa il terribile incidente a Modena dell’automobilista siciliano che custodiva nella tuta le sue ultime volontà: «Donate i miei organi». E due modenesi grazie a lui ricevettero il trapianto della cornea

09 ottobre 2024
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MODENA. Quando cercarono i suoi documenti nella tuta trovarono invece il suo testamento. Giuseppe, Gepy, Faranda, da tre anni lo portava sempre con sé. Anche quella mattina del 9 ottobre del 1960 quando nel corso delle batterie di una gara di Formula Junior all’Autodromo di Modena ebbe un incidente. La sua De Sanctis numero 18 (in verità la macchina era quella del collega Lippi) si ribaltò toccando una balla di fieno. Faranda, che aveva 31 anni, morì poco dopo a causa delle ferite riportate nell’urto. Nel testamento metteva a disposizione il suo corpo ai fini scientifici e umanitari e donava i suoi occhi per il trapianto.

La storia
Due donne di Modena il giorno dopo la sua morte vennero operate al Policlinico ed ebbero le sue cornee come estremo dono. Nato a Patti (Messina) Faranda è ricordato nella sua terra d’origine: alcune scuole, piazze e strade della zona sono a lui intitolate. Fin da giovane aveva mostrato grande interesse per la meccanica e i motori. Si era attrezzato, in un magazzino attiguo la casa, con una piccola officina manifestando così apertamente al padre, parlamentare, il diniego a occuparsi degli affari di famiglia, preferendo seguire i suoi progetti e i propri sogni. Incominciò a fare gare di velocità sulle due ruote nel 1952: nel 1953 partecipò alla 10 ore della notturna di Messina, la sua prima gara, con un’auto progettata e costruita insieme al carrozziere Antonio Savarese, una leggenda nel campo dei battilastra. L’auto aveva un motore motociclistico BMW 750, residuato bellico tedesco che lui aveva adattato. Trasferitosi a Roma cercò di entrare nel mondo delle corse, aprendo un’officina, fondando la Scuderia Trinacria e cominciando a correre con le auto costruite da un team guidato da lui.

Il libro

La cugina del pilota, Antonella Anniotti D’Isanto, sta scrivendo un libro che dovrebbe uscire in occasione del 65esimo anniversario della scomparsa di Gepy Faranda e si è recentemente rivolta agli appassionati modenesi via social per avere notizie e foto. «Sarò pertanto grato a quei medici che potranno esaudire questo mio ultimo desiderio, utilizzando ad esempio i miei occhi per effettuare l’operazione di trapianto della cornea; o sfruttando qualsiasi altro mio organo per effettuare studi od esperimenti scientifici, e comunque quant’altro possa essere di vantaggio al mio prossimo. Ritengo che l’importanza che viene attribuita all’integrità del cadavere – si legge nelle sue ultime volontà, battute a macchina il 24 dicembre del 1957 - sia quanto di più stolto ed egoistico possa esistere, non mi dispiacerà quindi qualsiasi cosa ad esso venga fatto. Prego quindi chiunque venga a conoscenza di questo mio desiderio di adoperarsi sollecitamente perché possa essere esaudito».

Il parroco della Formula 1
Il testamento di Giuseppe Faranda, incorniciato, fa parte dell’archivio di don Sergio Mantovani, il parroco della Formula Uno. Fu lui a consolare la madre del pilota siciliano all’Autodromo 64 anni fa, come mostra una toccante foto di Botti e Pincelli. Un’aula dell’asilo parrocchiale di S.Caterina è tra l’altro dedicata a Gepy e una lapide ne ricorda l’altruismo.