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La crisi

Stellantis, Tavares chiede incentivi per restare in Italia e fa infuriare tutti

di Nadia Pietrafitta
Stellantis, Tavares chiede incentivi per restare in Italia e fa infuriare tutti

Il Ceo del Gruppo: «Produrre l’elettrico costa il 40% in più. Serve un milione di clienti». La politica e i sindacati all’attacco

12 ottobre 2024
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ROMA. Stellantis non ha intenzione di lasciare l'Italia ma il tema dei costi di produzione rimane centrale nell’ottica della prosecuzione dell’avventura dell’azienda nel nostro paese. È questo il succo dell’attesa audizione del ceo Carlos Tavares, alle Commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato. Un’audizione che ha fortemente scontentato il mondo della politica e dei sindacati.
Tavares rassicura sulle intenzioni del gruppo automobilistico, ma evidenzia come la situazione attuale di difficoltà del settore, non sia dovuta alle scelte prese dai produttori ma dalla politica. In audizione, ribadisce che non c'è «alcuna intenzione di abbandonare l'Italia» né di «indebolire la nostra posizione» nel Paese. Anzi. «Lotteremo come dannati per mantenere la nostra posizione in Italia». Di fronte a una platea contrariata, nel corso della sua replica evidenzia di avere individuato «una certa rabbia» ma «le regole non le abbiamo decise noi, ci sono state imposte».
Per questo motivo, «non mi pare sia corretto fare una grande insalata», ribadisce, puntando il dito contro la politica - che non sembra rimanere persuasa dal suo intervento - e le decisioni prese nelle diversi sedi europee. In Italia poi non si vendono auto elettriche «perché costano troppo» il 40% in più quindi bisogna stimolare la domanda con incentivi: «Non chiediamo soldi per noi, ma chiediamo a voi di darci aiuto per i vostri cittadini, che in questa maniera possono acquistare veicoli che si possono permettere». Sugli impianti industriali c'è un piano preciso, così come per l'assegnazione dei veicoli - assicurata fino al 2030, se non fino al 2033 in alcuni casi - ma il problema non è risolto. Non si può ignorare il tema del costo, che, nel caso dell'elettrico comporta un 40% in più, dovuto alle tecnologie. Aumento che poi si va a scontrare con l'impossibilità di incrementare i prezzi nel momento in cui i clienti non sono disposti a pagare di più dell'endotermico. Tutto quindi dipende «dalla produttività e dalla velocità con cui assorbiremo questo 40% di costi aggiuntivi con i nostri partner». In ogni caso, l'idea, ribadita già in passato dal manager, è quella di non rallentare il ritmo verso gli obiettivi al 2025: «Noi siamo pronti, non chiederemo nessuna modifica, solo una garanzia di stabilità». Sul capitolo governance, l'ad sottolinea che «è molto solida e la presidenza di John Elkann garantisce la forza di questo board», nel quale «non c'è nessun rappresentante dello Stato francese», quindi «smettiamola di pensare che ci sia un'influenza esterna che voglia mettere l'Italia all'angolo». Sollecitato anche sul futuro di Maserati il ceo ha garantito che non ci sono intenzioni di vendere, men che meno ai cinesi. Piuttosto si pensa al rilancio ecco perché «Abbiamo cambiato la dirigenza di Maserati per apportare dei cambiamenti», ha spiegato Tavares riferendosi alla nomina arrivata ieri di Santo Ficili a nuovo ceo di Maserati e Alfa Romeo.
L'audizione non tranquillizza nè i sindacati nè gli investitori con il titolo Stellantis che a fine giornata lascia sul terreno il 2,77% Intanto a Mirafiori - in questo periodo in stop fino a novembre - viene anticipata a fine 2025 la produzione della 500 ibrida, inizialmente previsto per il 2026. In mattinata il ceo si è confrontato con alcuni sindacati alla sede di Roma di Stellantis&You: Aqcfr, Fismic Confsal e Uglm hanno definito l'incontro «positivo», mentre rimane confermato per il 18 ottobre lo sciopero di Fim-Cisl, Fiom e Uilm.
Nella tarda serata di giovedì sono poi stati annunciati cambiamenti ai vertici con Doug Ostermann nominata cfo al posto di Natalie Knight, mentre è stata confermata la ricerca di un sostituto per il manager portoghese a scadenza di contratto a inizio 2026. Dopo la relazione, il primo a prendere la parola è Carlo Calenda: «Com'è successo che i dipendenti sono diminuiti di 11.500 unità e altri 3.800 escono quest'anno?», esordisce, sottolineando poi come la produzione in Italia abbia raggiunto quest'anno "il minimo storico". Le opposizioni «hanno presentato una mozione per risolvere il problema del costo dell'energia, mettere una serie di incentivi stabili, ma siamo completamente contrari - scandisce l'ex titolare del Mise - a darvi un singolo euro, in qualunque forma, finché non ci sarà un piano industriale chiaro». Poco dopo è la volta di Elly Schlein. «Ci aspettavamo molto di più - esordisce la leader dem - Siamo molto preoccupati per la situazione Stellantis in Italia e dell'automotive in generale. Chiediamo chiarezza, quello che abbiamo visto qui, noi lo interpretiamo come segnali di disimpegno, di disinvestimento». Poco dopo, interviene Giuseppe Conte. «Garanzie e incentivi dallo Stato italiano ne avete già presi. - commenta - Siete venuti in Italia e avete goduto di una garanzia del 90%. Avete portato a casa 6,3 miliardi ma c'erano impegni nelle clausole sui livelli occupazionali e sugli investimenti e non ne avete mantenuto neanche uno - tuona - Lei si è presentato come commissario liquidatore, venga il presidente Elkann a rispondere. Io non sottoscriverò neanche un euro», conclude. Anche Avs e Iv sono della partita: «La Cassa integrazione é attiva da 20 anni, mentre Stellantis macina profitti. La crisi la pagano i lavoratori», attacca da sinistra Marco Grimaldi. «Preoccupante la non risposta alle tante preoccupazioni - gli fanno eco i renziani Enrico Borghi e Silvia Fregolent - Ma è altrettanto preoccupante che la maggioranza abbia fatto finta di non capire quali siano i problemi che rendono l'Italia meno competitiva». In realtà anche la maggioranza chiede "chiarezza" su numeri e impegni: «Chiediamo garanzie sul fatto che la direzione del gruppo sia all'altezza della sfida che una situazione così complessa impone», sintetizza Luca De Carlo,FdI.
Durissimi i sindacati: «Da Tavares parole che confermano e rafforzano le ragioni dello sciopero unitario del 18 ottobre - commenta Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil - Non è emersa nessuna novità sulle politiche industriali del gruppo in Italia in grado di rilanciare produzione, ricerca e sviluppo e occupazione». Parole condivise da Ferdinando Uliano di Fim Cisll.