Paghe basse e precariato diffuso: gli insegnanti fanno sciopero il 31 ottobre
Trattativa fallita, la Cgil ha proclamato un giorno di astensione dal lavoro a fine mese: «Non solo il problema salario, c’è anche la pericolosa ipotesi di regionalizzazione»
ROMA. Sarà sciopero. La Cgil ha indetto per il 31 ottobre una giornata di astensione dal lavoro del personale di scuola, ricerca, alta formazione e università, decisa dopo che ieri i dirigenti sindacali hanno partecipato a un incontro di conciliazione - dunque fallita - presso il Ministero del lavoro. Al centro della vertenza per il più ampio sindacato italiano - che giorni fa ha lanciato la “mobilitazione” per le centinaia di migliaia di prof e altri lavoratori dei comparti dell’istruzione - ci sono numerosi argomenti tra cui in primis gli stipendi più bassi d’Europa percepiti dagli insegnanti italiani. Ma anche Cisl e Uil, come vedremo, sono in netta contrapposizione con il governo .
La questione salariale
«Quella di ieri al Ministero del Lavoro è stata una sceneggiata - spiega Anna Maria Santoro, segretaria nazionale della Flc lavoratori della conoscenza di Cgil - perché con tutto il rispetto per i dirigenti dei ministeri di istruzione e università intervenuti mancavano direttori generali e capi dipartimento ministeriali. Infatti nessuno ha preso alcun impegno su gravi temi come la retribuzione dei docenti e del resto del personale scolastico, i finanziamenti del settore, la stabilizzazione dei precari che sono discriminati rispetto ai loro colleghi di ruolo». Un tema fondamentale e urgente riguarda appunto il livello retributivo visto che l’Italia è fanalino di coda in Europa: con 35 anni di contributi, il massimo, le maestre arrivano a un massimo di 30mila euro lordi l’anno, 34mila un prof delle medie, fino a 35mila i docenti delle superiori. In Germania, ad esempio, un prof mediamente porta a casa 47.250 euro lordi l’anno mentre in Lussemburgo il mondo è un altro visto che la cifra lievita fino a 141mila euro. «Gli emolumenti sono un tema caldissimo - prosegue Santoro - ma il governo fa finta di nulla nonostante gli stipendi facciano fronte a una inflazione che cumula a oltre il 17% anche se il ministero la calcola al 15,78%, cifra che non sposta minimamente la grave questione. Il ministro dell’istruzione Valditara addirittura contesta i numeri Ocse sul basso livello retributivo dei nostri docenti. Inoltre occorre eradicare il precariato visto che la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia europea per l’abuso di contratti a tempo determinato. Non dimentichiamo neppure che si discriminano i precari che non hanno i 500 euro della carta docente che va al personale di ruolo. Bisogna anche rafforzare gli organici e superare numerose e pesanti emergenze affrontate quotidianamente dal personale di scuola, università, ricerca e alta formazione». E ancora, «è necessario salvaguardare la dimensione nazionale del contratto contro le ipotesi di regionalizzazione e cessare immediatamente le invasioni di campo da parte del legislatore sulla regolazione del rapporto di lavoro. Infine il personale scolastico non docente doveva avere gli aumenti da maggio scorso, dopo la firma del contratto nel gennaio 2024, ma non si è visto nulla».
L’emergenza precari
Se, appunto, ieri la Cgil ha proclamato lo sciopero nazionale anche la Uil - che nei giorni scorsi ha incontrato il ministro - è scontenta della situazione scolastica. «Quest'anno la scuola - spiega il segretario generale della Uil Scuola Rua, Giuseppe D’Aprile - è ripartita con circa 230 mila contratti a tempo determinato tra docenti e Ata, di cui circa 102mila sul sostegno. Al di là dei numeri, c’è un problema strutturale, come ci ha ricordato anche la Corte di Giustizia Europea, ed è il precariato. Questa situazione danneggia gli alunni e il personale: in nove anni, infatti, il numero di precari è raddoppiato». «Precario», ricordiamo, vuole dire stipendio per dieci mesi l’anno più due mesi di assegno di disoccupazione, spesso molti chilometri da percorrersi ogni giorno per raggiungere la scuola assegnata con costi crescenti per benzina e pranzo fuori casa: il tutto con un compenso mensile di 1200-1400 euro. I supplenti non hanno neanche il beneficio dei 500 euro della carta del docente da spendere per la propria formazione e aggiornamento: «Se accogliamo con favore, visto che lo avevamo rivendicato - conclude D’Aprile - il mantenimento della carta del docente alla cifra di 500 euro riteniamo che vada estesa anche al resto del personale».
Anche la Cisl è ai ferri corti con il ministro su importanti temi, come spiega Ivana Barbacci, segretaria generale Cisl Scuola: «Per il rinnovo contrattuale serve un impegno deciso del governo per incrementare le risorse disponibili, al fine di consentire una rivalutazione significativa dei livelli retributivi di tutto il personale, rafforzando inoltre la dotazione del fondo MOF (fondo per le Funzioni strumentali all'offerta formativa, ndr) a disposizione delle scuole. Risolviamo anche l’annosa questione del pagamento delle supplenze brevi, eliminando gli attuali insopportabili ritardi e apriamo al più presto un confronto per la piena applicazione di tutti gli istituti contrattuali rinnovati con l’ultimo contratto».