Modena, il lavoratore picchiato e sfruttato: «Altre minacce, ho paura»
Impiegato in nero si è ribellato al titolare: «Mi guardo sempre alle spalle». Cisl in campo per trovargli una nuova sistemazione
MODENA. «Quando torno a casa ho paura, mi guardo alle spalle e mi volto cercando di capire se c’è qualcuno che mi sta seguendo. Se ho paura? Sì, sanno dove abito e ho ricevuto nuove minacce dopo la mia denuncia pubblica. Ma rifarei tutto: mi fido della giustizia italiana e sono sicuro che il mio coraggio potrà aiutare altri lavoratori come me». La voce è quella del 24enne turco di etnia curda, prima sfruttato in nero quasi un anno e poi picchiato dal suo ex datore di lavoro – un imprenditore turco con una ditta nel Modenese – quando ha deciso di dire “basta”.
La paura
Sono passati quattro giorni da quando il giovane ha deciso di raccontare il suo anno da incubo alla Gazzetta: giorni non facili questi, in cui ha ricevuto nuove minacce dalle stesse persone che il 21 settembre l’avevano pestato quando, in compagnia di un amico, si stava dirigendo in auto verso Carpi. «Ha minacciato di andare al Consolato – racconta il giovane – In questo modo vuole provocare altri turchi a “lottare” contro di me, che sono curdo, cavalcando le note questioni politiche. Io non ho nulla contro i turchi, né contro altri imprenditori: io voglio solo giustizia. La mia è una storia di un lavoratore senza diritti e di un titolare che ha violato le regole, non di una fantomatica faida tra popoli. Loro stanno provando a trasformare tutto in una guerra tra turchi e curdi, ma non è così. Parliamo di lavoro nero, di irregolarità e di ragazzi mandati a costruire marciapiedi e posare asfalti senza i necessari accorgimenti. E per questo dico grazie alla Filca Cisl, che mi sta aiutando, e anche al sindaco di Modena Massimo Mezzetti, che è intervenuto promettendo controlli stringenti nei cantieri».
Il sindacato
Proprio il sindacato, considerando le nuove minacce e i timori espressi dal 24enne, si è offerto di trovargli e pagargli una nuova sistemazione provvisoria. «Se ho un sogno? Vorrei solo riuscire a ottenere un permesso di soggiorno: non voglio e non sto chiedendo un asilo politico. Lavoro in Italia – conclude – rispetto questo Paese e sono grato per quello che sta facendo per me».