Taverne e garage inondati dall’acqua: nel palazzo di via Pergolesi danni per 300mila euro
In via Pergolesi due metri di melma e fango nei seminterrati, era successo anche nel 2019: «Gli impianti fognari non sono più adatti alle esigenze del quartiere»
MODENA. A distanza di cinque giorni dal terribile allagamento, in via Pergolesi, al civico 265, si spala il fango da taverne e garage interrati, finiti sommersi sotto due metri di melma. Fuori dal condominio la catasta di mobili ed elettrodomestici è di dimensioni enormi. I residenti si rimboccano le maniche ma sono stanchi: questa è la seconda volta nel giro di cinque anni che finiscono sott’acqua.
La rabbia dei residenti
«Per terra c’erano una ventina di centimetri – racconta Vincenzo De Gregorio, residente al pian terreno con moglie e figlia – Ormai sono quattro giorni che siamo senza luce. In casa mobili, infissi e porte sono compromessi, non si chiudono più. Speriamo di salvare il parquet. Nei garage, invece, c'erano 2 metri e mezzo d'acqua, la macchina l'abbiamo portata fuori per esperienza, è la terza volta in dieci anni che succede. I vigili del fuoco sono arrivati dalle 9 di domenica e hanno finito alle 5 del giorno dopo, ci hanno messo un giorno per aspirare tutta l’acqua. Nel seminterrato c’è anche la taverna: qui c’erano freezer, frigo, tv, lavatrice. È tutto da buttare, forse anche la pompa di calore. Ho già portato fuori nella catasta anche sette mobili pensili comprati non più di 15 anni fa. Siamo disperati».
La rabbia è grande, specie per la ciclicità con cui questi episodi si stanno ripetendo nel condominio al civico 265, uno degli ultimi di via Pergolesi.
Danni alla rete fognaria
«Il problema è noto da dieci anni, questo è quello che da fastidio. La situazione è sottovalutata, gli impianti fognari non sono più adatti alle esigenze del quartiere, anche perché hanno continuato a costruire palazzine e scaricano tutti qua. E così l’altra sera i tombini invece di portare via l’acqua la immettevano in strada» prosegue Di Gregorio, che continua il suo racconto con un nodo in gola ripensando a sabato notte: «Abbiamo avuto tanta paura. Entrava l'acqua da ogni parte e nell’androne ci siamo messi in 15 con i sacchi per bloccarla. Ho dovuto svegliare mia figlia di tredici anni alle 3 e portarla fuori per sicurezza, c’erano già due dita d’acqua. Adesso è a casa dei miei genitori, non la vedo da cinque giorni. Nella taverna c’erano anche i suoi strumenti musicali...».
La conta dei danni
Venendo alla conta dei danni, il signor De Gregorio ha già un’idea piuttosto precisa: «La volta scorsa, il 16 novembre 2019, avevo chiesto un risarcimento di 10mila euro alla Regione, ma adesso ne stimo almeno il triplo, sui 30mila. Se consideriamo che ci sono 14 appartamenti è facile ipotizzare circa 300 mila euro di danni per tutto il palazzo. Ma ora la priorità è un’altra: bisogna sistemare la rete fognaria. Altrimenti l’incubo non finirà mai».
L'appello
Roberto Aldini, invece, abita al terzo piano ed è riuscito a salvare la sua abitazione. Ma nei garage la memoria è tornata indietro a cinque anni fa, quando aveva dovuto comprare una nuova auto, perché la sua, bloccata nei seminterrati, era rimasta alluvionata. «Sarà da valutare quanti danni ci sono, tra impianti e quant'altro. Nel box è tutto da buttare, un po’ come nel 2019. È la terza volta che succede, c'è una ciclicità che non dovrebbe esserci. Gli impianti non sono adeguati, non può essere che l'acqua viene fuori dai tombini invece che defluire. C'è qualcosa che non va, è un problema strutturale. Io vivo qua da 15 anni ed è almeno la terza volta che succede una cosa del genere. Ciò che fa arrabbiare, è che dopo l’evento del 2019 non è cambiato nulla. Cosa aspettano a intervenire?».