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Il caso

A 84 anni dona la casa alla 32enne: «Ma era lucido nel fare il regalo»

A 84 anni dona la casa alla 32enne: «Ma era lucido nel fare il regalo»<br type="_moz" />

Una perizia “scagiona” la donna accusata di circonvenzione d’incapace

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L’accusa è pesante: aver circuito un anziano facendosi intestare una casa e altri beni di sua proprietà per un valore di 280mila euro. Per questo la 32enne è finita a processo per circonvenzione d’incapace. Ma il dibattito è partito subito con una consulenza tecnica che di fatto scagiona la donna.

Lei è una 32enne di origine rumena, lui un 84enne residente a Modena. I due si sono conosciuti ed è nata un’amicizia tale da farli diventare intimi, nonostante la differenza d’età di più di 50 anni. L’uomo si è sentito sempre più legato a lei, al punto da decidere appunto di intestarle una casa e altri beni che possedeva, per un valore complessivo di circa 280mila euro.

L’uomo poi è rimasto coinvolto in un incidente stradale grave, che gli ha lasciato un deficit cognitivo. È stato certificato nell’ottobre del 2020, a seguito di perizia che ha evidenziato un disagio psichico. Dopo quella data l’uomo ha continuato a fare prelievi importanti dal suo conto corrente, per una cifra sui 70mila euro. Ma a gennaio 2021 la moglie dell’uomo, che a fronte delle sue condizioni era stata nominata sua amministratrice di sostegno, dopo aver rilevato gli ammanchi ha denunciato l’amica del marito per circonvenzione d’incapace, sostenendo in sostanza che lei si era fatta dare tutti quei beni e soldi in un periodo in cui lui non era lucido.

Ma il cammino giudiziario della denuncia si è rivelato difficoltoso. In fase preliminare infatti il pm aveva chiesto l’archiviazione del caso, non trovando prove che l’uomo avesse fatto quelle dazioni in uno stato di fragilità. Ma la moglie ha fatto opposizione e il giudice a gennaio 2024 ha stabilito l’imputazione coatta.

Ed eccoci al processo, iniziato nei giorni scorsi, in cui la 32enne è difesa dall’avvocato Pasqualino Miraglia. Ma subito nelle prime battute del processo è stata acquisita una perizia (quella poi su cui si era basto il pm) secondo cui la malattia dell’uomo non era riconoscibile da terzi (è già stato difficoltoso per occhi esperti) nel momento della dazione dei soldi. Quindi la 32enne non ne avrebbe approfittato, e l’elargizione sarebbe stata libera e in coscienza. Quanto ai prelievi dopo l’ottobre 2020, per la difesa non ci sono prove che i soldi sono stati dati poi alla donna. Insomma, la sua posizione per ora sembra alleggerita. Si vedrà nel proseguimento.l

D.M.

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