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Il caso

Botte e minacce, arrestata la vicina: «Voleva morta mia figlia di 3 anni»

Manuel Marinelli
Botte e minacce, arrestata la vicina: «Voleva morta mia figlia di 3 anni»<br type="_moz" />

La vittima: «Ha terrorizzato la bambina, non sopportava le sue risate»

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«Minacciava di morte me e mia figlia di tre anni... ci urlava addosso “t...a”, le diceva “prima o poi ti ammazzo”».

A parlare è una donna residente nella zona di via Rainusso, mamma di una bambina di tre anni. Mentre protagonista di aggressioni e continue minacce è la vicina del piano di sotto, una ragazza di 33 anni che ora si trova in carcere a seguito delle numerose denunce ricevute. I problemi iniziano ormai 6 anni fa, quando la donna insieme al marito acquista un appartamento nella zona di via Rainusso.

«Viviamo qui dal 2018 e abbiamo sempre avuto problemi con i vicini del piano di sotto – racconta – Ma la situazione è degenerata dal 2021, quando è nata mia figlia. Da lì è stata un’escalation continua, sfociata lo scorso agosto con minacce di morte a me e alla piccola. Negli scorsi mesi ci ha distrutto le auto parcheggiate qui sotto e due settimane fa mi ha anche aggredito colpendomi con un pugno al fianco. Sono dovuta andare al pronto soccorso, per fortuna mia figlia non era con me».

I motivi di queste continue angherie? «Le davano fastidio persino le risate della piccola. Mia figlia è una normalissima bambina di 3 anni: piange se non sta bene, gioca e ride... Non mi sembra si tratti di chissà cosa, ma la mia vicina si infuriava anche solo quando accendevamo un cartone animato alla tv. Inoltre mia figlia ha sempre frequentato l’asilo nido, quindi tornava la sera alle 18».

Un susseguirsi di episodi che ha, comprensibilmente, portato al limite la famiglia. E sono partite le denunce.

«Abbiamo denunciato alla polizia quanto stava accadendo, non ne potevamo più – continua la vittima – La prima querela l’abbiamo fatta a settembre, poi altre due. Ho girato almeno 800 video dove lei delirava contro di noi e ci minacciava, è stato attivato il codice rosso. Le hanno inizialmente dato l’obbligo di firma, non so esattamente con quale frequenza, a seguito di un avviso orale. Ma non è servito a nulla, continuava a minacciarci, di notte sentivamo i suoi colpi sulla porta... sappiamo per certo che era lei. Negli ultimi giorni ho notato che non tornava più a casa e ho saputo che si trova in carcere. Ho poi appreso che c’è stata un’udienza, lei continuava a giustificare tutto dicendo che l’aveva mollata il fidanzato, ma evidentemente la scusa non ha retto».

Ora la famiglia tira un sospiro di sollievo, ma l’intenzione rimane quella di spostarsi e cercare un’altra sistemazione per chiudere definitivamente la questione e voltare pagina una volta per tutte.

«Il fatto che ora lei sia in carcere ci fa stare più tranquilli, ma c’è pur sempre il resto della famiglia qui sotto, ragione per cui continuiamo ad avere paura. Vogliamo andarcene da qui, è da un po’ che stiamo valutando ma con questi prezzi a Modena non è facile trovare una casa. Aggiungo che mia figlia ora va dallo psicologo, ha tre anni ma ha avvertito la situazione di tensione, sentiva quelle urla terribili» conclude la donna.l