«Truffe agli anziani ogni giorno a Modena. La situazione è preoccupante»
Il tenente colonnello Giovanni Mura, comandante del Reparto Operativo dei Carabinieri di Modena, fa il punto su un reato odioso: «Finti avvocati e carabinieri fasulli, fate attenzione e chiamate il 112»
MODENA. «Le truffe sono ormai una sorta di piaga sociale».
Non usa giri di parole il tenente colonnello Giovanni Mura, comandante del Reparto Operativo dei Carabinieri di Modena, per definire il tema delle truffe agli anziani. Forte di una lunga esperienza in prima linea nel contrasto alla criminalità con diversi incarichi di comando in varie città italiane (era, ad esempio, alla guida del nucleo investigativo dei Carabinieri di Bergamo durante le indagini nella drammatica vicenda di Yara Gambirasio, ndr), il comandante Mura, con la concretezza di chi è abituato a badare al sodo, va dritto al punto.
«Noi siamo quotidianamente sul campo per cercare di contrastare i malintenzionati che sono sempre in mezzo a noi, in mezzo alla gente, nei paesi, nelle periferie, là dove per questi malviventi è più semplice passare nell’anonimato cercando di colpire soprattutto gli anziani. E, nonostante i messaggi che lanciamo, gli incontri e le campagne di sensibilizzazione che facciamo, purtroppo non sempre riusciamo a diminuire la frequenza di questi reati. I numeri non sono confortanti, mi piacerebbe poter dire che si sta migliorando, ma per onestà intellettuale devo dire che la situazione è preoccupante perché fenomeni di questo tipo avvengono quotidianamente».
Partiamo, però, con una buona notizia: il recente arresto in flagranza di un 50enne che aveva appena truffato una persona anziana.
«Sì, nei giorni scorsi siamo riusciti con prontezza operativa a intervenire arrestando in flagranza l’autore di questa truffa. È stata la stessa vittima del colpo, appena truffata, ad allertarci chiedendo aiuto al 112. Grazie all’immediato intervento di alcune pattuglie, siamo riusciti ad individuarlo e a bloccarlo subito».
Un modus operandi, quello dei truffatori, ormai consueto: chi si spaccia per avvocato, chi invece per Carabiniere o agente di Polizia...
«È una tecnica ormai tristemente nota, sempre la stessa: si parte con una telefonata, ad un’utenza fissa, in genere ad un anziano a cui viene descritta una situazione di disperazione, di solito un incidente dove è coinvolto un parente. Nel caso del recente arresto, ad esempio, un sedicente maresciallo dei Carabinieri aveva telefonato alla pensionata dicendole che la figlia, che vive in Spagna, era stata coinvolta in un incidente stradale dove aveva investito un’altra donna e una bambina. Per evitare l’arresto servivano immediatamente dei soldi. Tra l’altro, a dimostrazione della capacità informativa di questi truffatori, la figlia della signora vive e lavora realmente in Spagna».
Comandante, proviamo ancora una volta a minare questa tecnica alla radice: pagando si può uscire dal carcere su cauzione come nei telefilm?
«Assolutamente no, ormai nemmeno nei telefilm. E diciamolo subito: non esistono pagamenti a domicilio, e soprattutto non esistono avvocati, carabinieri o altre figure istituzionali o pubbliche che possano chiedere soldi al telefono. E nessun carabiniere o rappresentante delle altre figure istituzionali telefonerà mai a casa per segnalare in maniera brutale un incidente stradale di un parente o per la necessità di pagare delle spese: situazioni di questo tipo sono sistematicamente una truffa».
A proposito di telefono, c’è un numero da fare sempre, anche dinanzi a un minimo dubbio: il 112.
«Esatto. Di solito si crede che il numero 112 sia da utilizzare solo per segnalare reati. Invece il 112 è anche un numero di pubblica utilità, al servizio del cittadino. Si possono chiedere o dare informazioni che possono consistere anche in segnalazioni di auto o persone sospette: nel caso delle truffe parliamo di malintenzionati che vengono da lontano e che, ad esempio, nelle zone o paesini presi di mira non si sono mai visti prima. Tra l’altro parliamo di reati in cui di solito sono coinvolte più persone che iniziano a battere il territorio. Quindi, se si ha un dubbio è giusto chiamare subito il 112: sono tutte segnalazioni che a noi servono, e chiamandoci non si sbaglia mai, ci sarà sempre una risposta, un aiuto».
Se alla porta di casa o al citofono si presentano le forze dell’ordine e un cittadino ha un dubbio può chiamare il 112 per accertarsi che sia un controllo reale e non si tratti di potenziali truffatori?
«Certo, assolutamente sì. È chiaro, i Carabinieri in divisa a volte fanno anche attività, ad esempio, di notifica atti: nessuno di noi e nemmeno di altre forze dell’ordine si offende se prima di farci entrare il cittadino fa una chiamata di verifica al 112».
Chi c’è dietro questi truffatori, anche la criminalità organizzata?
«Soprattutto negli ultimi anni, attraverso le identificazioni, abbiamo notato che la provenienza geografica di questi truffatori è quella di aree del sud Italia dove la presenza della criminalità organizzata è nota; a volte si tratta di personaggi di spessore delinquenziale importante. Oltretutto parliamo di un reato, ultimamente a frequenza quotidiana, che consente guadagni importanti, veloci e facilmente trasportabili. È ovvio che il pensiero è che dietro a batterie che sono molto organizzate ci possa essere anche la criminalità organizzata. Tutte le forze dell’ordine tengono molto alta l’attenzione, non soltanto sul fenomeno ma anche sui personaggi che ne fanno parte: non è infrequente che persone arrestate, denunciate o segnalate siano vicine a cosche mafiose».
C’è poi un altro tassello centrale nelle truffe agli anziani: oltre al danno economico, nel “conto” finisce un aspetto ancora più importante, il pesante contraccolpo psicologico con le vittime di questi reati che poi si sentono in colpa e ci stanno male…
«Sì, è sempre così. Tra l’altro questo aspetto psicologico fa sì che non tutti i reati vengano segnalati o denunciati perché subentra una sorta di vergogna o di senso di colpa anche soltanto nel raccontare ai figli quello che è successo. Si chiama in gergo “vittimizzazione secondaria” dove oltre al danno economico c’è anche quello psicologico che l’anziano soffre forse di più, e questo è un aspetto ancor più grave».
Comandante Mura, per chiudere, quale messaggio si sente di lanciare ai nostri lettori?
«Noi come Carabinieri, così come le altre forze dell’ordine, ci siamo, quotidianamente, anche con campagne di sensibilizzazione. Questo, però, è un tema che non riguarda solo gli anziani, ma tutta la società: questi criminali sono in mezzo a noi e quindi il messaggio è rivolto a tutti, alle famiglie, ai giovani, tutti dobbiamo dare continuamente raccomandazioni ai nostri genitori e nonni. Noi ad esempio, in occasione di incontri a tema, diamo sempre una raccomandazione, semplice ma da seguire attentamente: da piccolini i nostri genitori ci dicevano “non accettare caramelle dagli sconosciuti”. Ecco, noi adesso ai nostri anziani dobbiamo dire di non accettare telefonate dagli sconosciuti e non farli entrare in casa, anche se si presentano come avvocati, Carabinieri o altre forze dell’ordine, se il motivo della telefonata o della visita è una richiesta di denaro. E comunque, nel dubbio, chiamate il 112. Sempre».