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L’attacco dell’avvocato di Gaaloul «Dall’ultima testimonianza in aula non è emerso alcun abuso»

L’attacco dell’avvocato di Gaaloul «Dall’ultima testimonianza in aula non è emerso alcun abuso»

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Dopo l’udienza che si è tenuta mercoledì, in cui in aula si sono alternati diversi testimoni – il tutto a porte chiuse – e dopo il duro intervento dell’Udi che sottolinea come, dalla testimonianza della donna ascoltata dalla Corte d’Assiste sembra stia emergendo «il modus operandi di Gaaloul con le donne», anche Roberto Ghini, l’avvocato che assiste il 30enne tunisino, interviene. E lo fa replicando al comunicato diramato ieri dall’Udi.

«In aula – così Ghini – la voce dell’Udi (che è parte civile nel processo, ndr) non si è sentita o quasi. Il riassunto che appare nel comunicato è parziale ed è oggettivamente prematuro. Che un’associazione democratica nel nome dimentichi le regole del giusto processo, ossia che di un teste e delle deposizioni di un teste si possa parlare solo dopo l’esame di tutte le parti, non è accettabile. Questi interventi sono gravemente lesivi dell’interesse dell’imputato ad avere un processo in un clima, per quanto possibile, di serenità».

Ghini prosegue, commentando duramente il comunicato dell’associazione: «Diversamente da quanto ritiene l’Udi, almeno fino ad oggi il mio assistito è l’unico imputato ma non è stato dichiarato responsabile. E anzi, proprio tutto quanto emerso durante l’udienza dovrebbe spingere tutti a essere ancora più cauti».

L’avvocato poi entra nel dettaglio: «Escludo categoricamente quanto affermato, sia pur in forma ipotetica, dall’Udi. Non è emerso alcun abuso sessuale in quei luoghi, anzi la teste è stata chiarissima nell’iniziare il proprio racconto riferendo di una situazione di assoluta serenità. Spiace dover ribadire, anche a persone che si occupano di legge, come ad oggi non c’è nessun responsabile o colpevole ma piuttosto un imputato che ha il diritto costituzionalmente garantito di non essere dipinto nemmeno nei comunicati stampa come responsabile».

La difesa di Mohamed Gaaloul prosegue incalzando quando dichiarato dall’associazione nel comunicato: «In merito alla “paura” e “confusione” sicuramente la teste è stata intimorita e confusa dalla situazione in cui si trovava, mi riferisco all’aula, e comunque ribadisco che analizzare la deposizione di un teste prima che l’esame sia finito è segno di scarso interesse verso i principi del giusto processo».

Anche Ghini, poi, non usa troppi giri di parole: «Sembra quasi il tentativo di forzare, in vista della prossima udienza, una testimone che più volte, intercettata, escludeva categoricamente che l’imputato potesse essere l’autore dei fatti di cui è accusato. Diversamente da quanto hanno affermato alcuni non vi è stato alcun ricatto né alcuna violenza».l

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