«Si delinea il profilo di Mohamed: sfrutta le donne per sesso e soldi»
L’intervento dell’Udi, parte civile nel processo per l’omicidio di Alice Neri
«Nello stesso luogo in cui è stato ritrovato il cadavere di Alice Neri, l'imputato avrebbe abusato sessualmente di un'altra donna, sua conoscente. È quanto sarebbe emerso dall’udienza di mercoledì dal racconto di quella che parrebbe essere un'ulteriore vittima dell'imputato, mentre altri continuano a cercare fantasmi nella nebbie della Bassa, alimentando suggestioni in aula e a mezzo stampa».
A parlare è l’Udi che nel processo che vede sul banco degli imputati il 30enne Mohamed Gaaloul è parte civile (avvocata Sonia Lama). Gaaloul è accusato di avere ucciso la 32enne e di averne poi bruciato il corpo a Fossa di Concordia tra il 17 e il 18 novembre 2022. Mercoledì si è tenuta un’udienza a porte chiuse in cui, a parlare, è stata una donna, teste chiave nel processo, il cui esame proseguirà il 27. «Secondo noi – così l’Udi – , si starebbe delineando il modus operandi di Gaaloul con le donne, o meglio contro di loro: oggetti utili da sfruttare per il proprio tornaconto personale, funzionali alle proprie esigenze quotidiane, economiche e sessuali, dove proprio la leva sessuale verrebbe utilizzata come strumento di ricatto, gratifica o punizione, e dove il consenso della donna non è contemplato».
L’Udi, presente in aula, riferisce quanto sarebbe emerso: «La teste che avrebbe testimoniato a riguardo ha pronunciato più volte la parola "paura" e "confusione", segni della manipolazione nell'ambito di un rapporto di potere sbilanciato a proprio sfavore, di cui ci domandiamo se in aula qualcuno si sia accorto, dal momento che alla teste è stato chiesto scomodando la "logica", con giudizio, e con insistenza fino a farla uscire in lacrime, perché mai avesse continuato a frequentare il proprio abusante dato che le aveva fatto del male e perché poi non lo avesse "denunciato" quantomeno alla moglie di lui se non altro per non "tradire" la fiducia di quella che la teste considerava un'amica».
Un intervento, quello dell’Udi, dai toni determinati: «Quanti stereotipi e pregiudizi sessisti stanno dentro alla pretesa di logicità nel voler ricevere risposte da una vittima di abuso sessuale su responsabilità non sue e sulle quali non è lei a dover dar conto? La paura, infine, nelle dinamiche di violenza, gioca un ruolo fondamentale: spesso è proprio la paura a determinare più che la ribellione a un abuso, la sua sopportazione perché non si sa mai quanto si arrivi a rischiare nell'opporsi, nel dire di no, nell'andarsene. Forse su questo è proprio l'uccisione di Alice Neri a darci una risposta in termini di quanto si rischi?».
L’associazione poi ricorda: «Era il 1979 quando andò in onda sulla Rai "Processo per stupro" con uno degli avvocati dei violentatori che si mise a contestare la parte lesa per non essersi opposta alla fellatio con un "morsetto". Immaginiamoci la scena rispetto ai fatti di interesse: e poi, però, cosa sarebbe capitato? Negarsi a quelle frequentazioni per la teste cosa avrebbe comportato? "Avevo paura", ha detto la teste. Noi le crediamo. L' abbiamo sentito ripetere da altre donne all'infinito: è letteratura, ormai, veri casi scuola. La capiamo, dunque. Stupisce che gli addetti ai lavori non siano stati nelle condizioni di fare altrettanto, e lo portiamo all'attenzione nella convinzione che serva, che sposti la considerazione che si ha delle dinamiche di violenza patriarcale contro le donne. Nella convinzione che anche a partire dai luoghi di Giustizia si possa fare prevenzione».l
S.P.
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