Camilla, morta a 17 mesi dopo aver mangiato una pila. I pediatri: «Da monete a batterie e detersivi, raddoppiati i casi di ingestione nei bambini»
Boom di incidenti, nell’ultimo ha perso la vita una piccola di un anno e mezzo in provincia di Siena. I medici Sigenp chiedono un registro nazionale: «Cresciuti di 7 volte in 20 anni i danni delle batterie a bottone ingoiate»
L'ingestione di corpi estranei o sostanze velenose – dalle monete ai detersivi, fino a pile come quella che ha ucciso Camilla, la bimba di 17 mesi della provincia di Siena morta per complicanze successive all’ingestione di una pila – sono incidenti domestici frequenti, specialmente sotto i 6 anni d’età. E qualche volta possono avere conseguenze nel tempo, anche molto gravi o addirittura mortali.
Crescita esponenziale dei casi
Un problema in aumento: i casi di ingestione di corpi estranei da parte di bambini, secondo dati europei e americani, sono cresciuti in 15 anni del 91,5% e sono quasi raddoppiati nei bimbi under 6. Per le pile a bottone, negli ultimi 20 anni si è registrato un aumento di 7 volte delle complicanze gravi. A delineare il quadro all’Adnkronos Salute è la Società italiana di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica (Sigenp), che l'anno scorso aveva chiesto il supporto del ministro della Salute, Orazio Schillaci, per il primo registro nazionale su questi incidenti.
L’appello dei medici del Sigenp
I medici hanno lanciato una campagna in 3 punti: informazione capillare alle famiglie su come prevenire e sui pericoli della sottovalutazione; incremento della rete nazionale di pediatri endoscopisti negli ospedali; creazione di un database ufficiale per la rilevazione dei casi. Le monete sono gli oggetti ingoiati più spesso: nel 62% degli incidenti di ingestione di corpo estraneo, le protagoniste sono loro. Le batterie (micropile al litio) rappresentano il 7% di tutti i casi, ma il 10-20% delle volte possono provocare gravi danni all'organismo o anche la morte. L’ingestione di caustici, in particolare prodotti per la pulizia della casa e detersivi, rappresenta un terzo degli incidenti domestici, responsabili di circa 1.000 ricoveri l'anno.
Le parole del presidente del Sigenp
«È un fenomeno molto preoccupante», ha ammonito il presidente Sigenp, Claudio Romano, in occasione del lancio della campagna di sensibilizzazione sul tema. «Già nel 2020 – ha ricordato – la Sigenp aveva pubblicato una “Consensus” rivolta ai pediatri per la gestione di questi incidenti. Ora ci rivolgiamo anche alle istituzioni e alle famiglie perché svolgano una necessaria opera di prevenzione primaria, seguendo le regole che abbiamo riassunto in un opuscolo da distribuire in scuole, ospedali e farmacie».
In Italia serve una rete operativa
In Italia, rilevava la Sigenp, «ancora non esiste un registro che fotografi esattamente la grandezza del fenomeno e comprenda tutti i dati di questi incidenti. Per questo è necessaria una rete operativa tra servizi, l'utilizzo di adeguati strumenti con l'obiettivo di raggiungere uno standard minimo uniforme tra le varie regioni e realtà ospedaliere. L’elaborazione da parte degli esperti Sigenp di una struttura operativa può consentire di sensibilizzare gli operatori sanitari sul fenomeno degli incidenti domestici e sugli interventi di prevenzione e di gestione adeguata in linea con le raccomandazioni scientifiche».