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Così è nato il Ceis di Modena: padre Giuliano Stenico si racconta in un libro

di Ginevramaria Bianchi

	La presentazione del libro in Arcivescovado a Modena
La presentazione del libro in Arcivescovado a Modena

Una raccolta di memorie per i 40 anni del centro che aiuto chi ha smarrito la strada: dal sostegno ai tossicodipendenti alla tutela dei minori, passando per l’assistenza socio-educativa e socio-sanitaria. La presentazione con il cardinale Zuppi, il vescovo Castellucci e il sindaco Mezzetti

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MODENA. «Ciò che fai è importante, ma non assoluto». È con questa frase, semplice e disarmante, che padre Giuliano Stenico racconta la sua missione al fianco di chi ha smarrito la strada. Fondatore e presidente del Ceis di Modena dal 1982, ha deciso di mettere nero su bianco un’esperienza di vita unica nel libro “Una ragionevole follia. La mia vita con il Ceis”, disponibile nelle librerie e nelle edicole. Un titolo, questo, che racchiude l’essenza di un percorso che ha intrecciato fede, fragilità umane e un instancabile impegno sociale.

Il libro sui 40 anni di storia del Ceis

In queste pagine, infatti, non viene solo ripercorsa la storia del Ceis, ma anche quella di un’idea rivoluzionaria nata in risposta alle grandi sfide sociali degli anni Ottanta. Erano gli anni della tragica emergenza droga, quando Modena, come tante altre città italiane, venne travolta da una crisi che toccava il cuore delle famiglie e spezzava giovani vite. E il Ceis, in tutto ciò, si propose subito come un luogo in cui chiunque fosse caduto potesse trovare ascolto, accoglienza e un’opportunità per rialzarsi.

Le parole di padre Stenico

«Il libro non è solo un viaggio nella memoria – spiega padre Giuliano Stenico – ma un’occasione per raccontare i principi e i metodi che ci hanno resi un modello di intervento sociale. Al centro di tutto c’è il concetto di prendersi cura: un’azione che non si limita all’assistenza, ma che implica la costruzione di relazioni autentiche, basate sul rispetto della dignità della persona».

Le parole del vescovo Castellucci

«Tutto questo è stato possibile perché il Ceis rappresenta, prima di tutto, uno spazio di libertà – continua Erio Castellucci, arcivescovo della diocesi di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi – La fraternità è il cuore che si mette per rendere concreta l’uguaglianza, e il Ceis la mette in pratica quotidianamente attivando reti a ogni livello, tra le famiglie, gli operatori e la comunità dei territori in cui opera».

Le parole del cardinale Zuppi

Dal sostegno ai tossicodipendenti alla tutela dei minori, passando per l’assistenza socio-educativa e socio-sanitaria, il Ceis ha saputo adattarsi ai bisogni emergenti, mantenendo sempre al centro la persona. Come sottolinea il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei e arcivescovo di Bologna che firma la prefazione, il Ceis è stato – ed è ancora oggi – «una comunità terapeutica che non crea nuove dipendenze, ma restituisce autonomia e capacità di immaginare un futuro».

Le parole del sindaco Mezzetti

«Non solo – aggiunge il sindaco di Modena Massimo Mezzetti – Ceis è anche un modello che ha saputo cogliere i sogni delle persone in un’epoca veloce e movimentata, cercando di non lasciare mai nessuno indietro».

“Una ragionevole follia”, dunque, è molto più di un libro. È il ritratto di un uomo e di un’idea che, in oltre quarant’anni di attività, hanno cambiato il volto di Modena e dato un futuro a chi l’aveva perduto. È un’opera che lascia il segno, così come l’uomo che l’ha scritto.

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