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L’intervista

Valentina entra in magistratura: «È stata dura, ma era il mio sogno»

di Ginevramaria Bianchi

	Valentina a Camurri a Bologna per il giuramento
Valentina a Camurri a Bologna per il giuramento

Il giuramento a Bologna: Camurri è l’unica modenese tra i 35 nuovi magistrati selezionati. «Una grande emozione davanti alla mia famiglia. Cosa serve? Studio, costanza, umiltà, amore per la Costituzione e fiducia incondizionata nella giustizia»

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MODENA. La maggior parte delle persone, uscendo dall’università, non sa cosa l’aspetta. Valentina Camurri, ragazza come tante, dopo anni di indecisioni ha scelto di mettersi in gioco, affrontando una sfida non facile: diventare magistrato. Le regole erano tante e stringenti. Ma mercoledì 13 novembre, nella sala del tribunale civile di Bologna, il gioco lo ha vinto lei, coronando il suo sogno: unica modenese tra i trentacinque nuovi magistrati selezionati, Camurri ha giurato alla presenza del marito e dei genitori. Il suo è un traguardo conquistato con una determinazione incrollabile e anni di studio.

Camurri, mercoledì ha finalmente giurato. Che emozione è stata?

«Un’emozione fortissima, direi quasi incredibile. Il giuramento ha reso tutto reale: erano anni che lavoravo per arrivare a quel momento, e finalmente stava succedendo. La cerimonia è stata solenne, molto intensa. Accanto a me c’erano mio marito e i miei genitori: vederli lì, commossi, orgogliosi, è stato uno dei momenti più belli».

È l’unica modenese tra i trentacinque vincitori della regione Emilia Romagna e Campania. Che significato ha per lei questo traguardo?

«Mi dà una grandissima soddisfazione. Per me è una responsabilità anche simbolica: rappresento Modena in questo ruolo, e lo faccio grazie a tutto ciò che questa città mi ha insegnato. È stato proprio durante il tirocinio al tribunale di Modena, infatti, che ho capito di voler fare questo mestiere. I magistrati con cui ho lavorato mi hanno trasmesso non solo la passione per la giustizia, ma anche una disciplina. Mi ripetevano che diventare magistrato è una maratona, non una gara di velocità. E avevano ragione: non bisogna mollare, neanche quando il traguardo sembra lontanissimo».

Ci racconti di quel percorso che, si sa, non è certo facile.

«Il percorso è stato lungo, a tratti molto duro. Ho frequentato il liceo classico San Carlo e poi mi sono iscritta a Giurisprudenza. Mi sono laureata nel 2014 in procedura penale e, subito dopo, ho fatto il tirocinio e anche l’esame da avvocato. Mi sono accorta presto che la magistratura era la mia strada, ma per arrivarci ho dovuto affrontare tre concorsi, due dei quali sono andati male. Ho preso ogni sconfitta come un’opportunità per crescere e migliorare. La terza volta, dopo quasi dieci anni di studio, finalmente, ce l’ho fatta. E sono convinta che, se non avessi imparato dagli errori precedenti, non sarei qui oggi».

C’è stato un momento in cui ha pensato di abbandonare tutto?

«Mi sono chiesta più volte se stessi facendo la scelta giusta, se davvero valesse la pena. Ma proprio in quel periodo ho avuto la fortuna di avere accanto i miei genitori, mio marito, i miei colleghi e i magistrati che mi avevano seguita a Modena, che mi hanno spinta a non arrendermi».

Qual è stato il momento più emozionante di tutto il percorso?

«Sicuramente l’esame orale, quello decisivo. È stato uno dei momenti di maggiore tensione, ma quando l’ho superato ho sentito una leggerezza incredibile. Da gennaio, quando ho fatto l’orale, mi sono finalmente concessa un po’ di tempo per me stessa, per recuperare tutto quello che avevo messo da parte per studiare».

Ora è pronta per iniziare sul campo. Ha già delle preferenze per il futuro?

«A maggio sceglieremo la sede e, per ora, non so ancora dove mi manderanno. So solo che resterò a Bologna per un anno di formazione. Mi piacerebbe lavorare nel settore giudicante penale, visto che mi sono laureata in procedura penale e sento una naturale inclinazione per quel settore. Però è presto per fare previsioni; quello che mi interessa di più, adesso, è imparare il mestiere e dare il massimo».

Un consiglio a chi, come lei, sogna di intraprendere questo percorso?

«Direi che servono studio, costanza, e soprattutto tanta umiltà. Bisogna essere pronti a imparare dai propri errori e a fare sacrifici, anche quando sembra che non ci sia una fine. E poi è fondamentale amare la Costituzione e credere veramente nella giustizia, perché sono questi i valori che ti sostengono, anche nei momenti più difficili».