Camposanto, il testamento del padre è falso. Ma la figlia si tiene 900mila euro
Era stata denunciata dalla sorella. Ma i soldi le erano dovuti
CAMPOSANTO. Ottiene 900mila euro in eredità dal padre con un testamento falso. Ma viene assolta, e può tenersi i soldi.
È una vicenda giudiziaria paradossale per certi versi, chiusa ieri con una sentenza nettamente favorevole alla difesa. Porta a Camposanto, in una grande azienda agricola che ha fatto la fortuna di una famiglia composta dagli anziani genitori e da due figlie, oggi di 61 e 55 anni. La maggiore ha sempre lavorato in azienda, mentre la minore ha preso un’altra strada dopo la maggiore età.
L’attività è sempre andata avanti con profitto, grazie all’impegno costante in azienda di padre, madre e figlia maggiore. A un certo punto però il padre anziano si è ammalato: gli è stata diagnosticata una forma di demenza che è progressivamente avanzata negli anni. A quel punto la figlia minore che era uscita di casa ha cominciato a temere che la sorella in quella situazione ne approfittasse per fare firmare al padre un testamento a suo favore, e ha fatto nominare un amministratore di sostegno.
Il padre poi è morto, ed è stato aperto il testamento olografo che era stato depositato tempo prima dall’anziano assieme alla moglie, che aveva a sua volta fatto testamento. Nel documento lasciato dal padre, la sorella minore ha scoperto con grande disappunto che il genitore lasciava alla maggiore 900mila euro, quali riconoscimento di debito nei suoi confronti per aver sempre lavorato in azienda senza essere pagata. Tolti questi soldi che andavano corrisposti – in base ad attestati sottoscritti dal padre in precedenza – dell’eredità restava ben poco in termini di liquidità.
La minore l’ha presa così male da fare nel 2021 una doppia denuncia nei confronti della sorella, accusandola di aver falsificato gli atti a suo favore: denuncia per falsità in testamento olografo e per falsità commessa da privato in atto pubblico (per le carte di riconoscimento di debito). Esaminato il caso, la Procura ne chiese l’archiviazione, ma la sorella fece opposizione e ci fu il rinvio a giudizio.
A processo la figlia maggiore è stata assistita dall’avvocato Tullio Virgili, mentre la minore si è costituita parte civile contro di lei (una vera storia di “sorelle-coltello” questa, pensare che prima della malattia del padre erano sempre andate d’accordo) tramite l’avvocato Andrea Stefani, pronta a chiedere i danni.
In dibattimento, il testamento è stato fatto esaminare da un grafologo che ha stabilito con un ampissimo margine di probabilità (il 99%) che era falso. Era cioè stato scritto dal padre con l’aiuto di qualcuno. L’avvocato Virgili ha sostenuto con forza che quel qualcuno non era la figlia maggiore, ma con tutta probabilità la madre, visto che anche lei stava facendo testamento. Quanto ai riconoscimenti di debito, ha evidenziato che le cifre rispecchiavano la realtà dei soldi dovuti alla figlia come coadiuvante agricola, per i suoi lunghi anni di lavoro. Peraltro erano stati firmati dal padre quando stava bene, su moduli preparati dalle associazioni di agricoltori. Quindi non falsi.
Il giudice Danilo De Padua deve aver raccolto i rilievi, se ieri nell’emettere sentenza ha assolto due volte la figlia maggiore. Per non aver commesso il fatto, in merito al testamento falsificato. Perché il fatto non costituisce reato, in merito ai riconoscimenti di debito. Le sorelle comunque continuano a litigare nella causa civile tuttora in corso.