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Modena, i baristi della Pomposa hanno paura: «Non ci sentiamo sicuri quando siamo al lavoro»

di Ginevramaria Bianchi
Modena, i baristi della Pomposa hanno paura: «Non ci sentiamo sicuri quando siamo al lavoro»

Negli scorsi giorni un ragazzo è entrato in un locale per fuggire a una baby gang. «Vogliono uccidermi», aveva detto al titolare

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MODENA. Le serrande si abbassano sempre prima, e dietro a quelle ancora alzate si respira un’aria di inevitabile tensione. Tra donne, le colleghe si scambiano i turni per evitare di lavorare da sole la sera: nessuna vuole trovarsi al bancone quando il clima fuori diventa più minaccioso che festoso. Una paura generalizzata, palpabile, che colpisce non solo i commercianti, ma anche i residenti e i visitatori di una piazza che una volta brillava e che oggi sembra inghiottita «dall’ombra di un degrado sempre più evidente».

I fatti degli ultimi giorni

Ci troviamo in piazza della Pomposa, dove la sola cronaca degli scorsi giorni ha parlato chiaro: un ragazzo si è buttato sul bancone di un locale urlando di essere minacciato da un gruppo di coetanei. «Vogliono uccidermi», ha detto, mentre i presenti cercavano di capire cosa stesse succedendo. Ma non era solo questo ragazzo a non sentirsi al sicuro. Negli ultimi mesi il disagio è di tutti, di chi lavora e di chi semplicemente questa piazza la vive.

Il racconto dei baristi

«Quello della criminalità è un problema sempre più grande – racconta Giulia Micali del locale Labeerinto –. La piazza viene percepita come non sicura, e questo per noi si traduce in un danno economico gravissimo. Durante la settimana non c’è anima viva, e i giorni di punta del weekend, come il sabato, ormai sembrano un mercoledì. Ci sono sempre meno persone - prosegue - ma non le biasimo. Io stessa non mi sento al sicuro mentre lavoro».

La denuncia degli esercenti

E non si tratta solo di una questione di sensazioni. «Non c’è illuminazione sufficiente, non ci sono pattuglie visibili, non c’è sicurezza – conclude Micali –. Ogni sera è una lotteria, e non dovrebbe essere così». Il quadro, però, è ancora più ampio. Giuliano Zanni, portavoce del comitato residenti centro storico, non nasconde la gravità della situazione: «Magari fosse un problema solo della Pomposa - chiosa -. Il degrado si vede bene anche in Gallucci dove c’è una movida sregolata, esattamente come in Pomposa. Spacciatori, baby gang, bande criminali: è un fenomeno che coinvolge tutto il centro storico. Abbiamo portato questo spiacevole quadro davanti all'amministrazione comunale e abbiamo fatto il punto, chiedendo interventi e più forze dell’ordine, perché gli street tutor di cui si parla tanto, a detta nostra, non sono sufficienti. Serve la divisa».

La voce fuori dal coro

E mentre comitati e membri dell'amministrazione cercano di trovare una soluzione a tutto ciò, i residenti evitano le passeggiate serali, la movida si sposta in altre zone del centro e la Pomposa si svuota. Ma in tutto ciò c’è chi, come lo chef dell’Erba del Re Luca Marchini, prova a ridimensionare l’allarme: «Non mi sembra appropriato definire piazza della Pomposa insicura - afferma -. Io credo sia meglio descriverla come vissuta. Anche in tantissime altre parti d’Italia, dove c’è la ricchezza dei centri storici c’è anche il fenomeno della delinquenza. Questa non è una giustificazione, ma un’ammissione della realtà – conclude –. Voglio continuare a essere fiducioso per questa piazza, che amo e vivo».
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