Morte di Alice Neri, la versione di Gaaloul: «Ecco cosa ho fatto quella notte»
Mohamed, unico imputato nel processo per l’uccisione della 32enne, racconta la sua versione: «Siamo stati in intimità nella sua auto, poi abbiamo incrociato un’altra macchina. Lei si è agitata e mi ha cacciato. Non è vero che sono scappato»
MODENA. «Abbiamo incrociato un’altra macchina, viaggiava in direzione opposta alla nostra e sembrava ci stesse venendo addosso. Io ho urlato. Poi lei ha iniziato a essere improvvisamente a disagio. Dopo un po’ mi ha detto di scendere dall’auto. Mi ha mandato a quel paese e mi ha detto: “Vai via”».
Mohamed Gaaloul per la prima volta ha raccontato la sua ricostruzione di quanto accaduto la notte tra il 17 e il 18 novembre 2022, quando la 32enne Alice Neri è stata uccisa e data alle fiamme nelle campagne di Fossa di Concordia. Un’udienza fiume davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Ester Russo (pm Claudia Natalini e Giuseppe Amara), iniziata con dichiarazioni spontanee rilasciate dal 30enne tunisino, unico imputato, e proseguite con l’esame del suo avvocato, Roberto Ghini.
In aula ieri c’erano tutti, compresi il marito, fratello e madre della vittima: «Per me non è facile ascoltare queste cose – così Patrizia Montorsi, madre di Alice, al termine dell’udienza – Vedremo come va a finire: io spero sempre che sia fatta giustizia, ma come dico sempre mia figlia non me la ridarà nessuno».
La lunga notte
La sera del 17 novembre pioveva nella Bassa. Il 30enne ha raccontato di essere stato a casa di un cugino e di avere poi telefonato a un’amica – la donna che alla scorsa udienza è stata ascoltata – per chiederle un passaggio. Lei ha rifiutato: «Così sono andato a prendere la bici pensando di andare al bar (lo Smart Cafè di Concordia, ndr) che sta aperto 24 ore su 24: lì speravo di trovare qualcuno che mi potesse accompagnare». Al bar sarebbe avvenuto il primo incontro con Alice: «Prima l’avevo vista con quell’uomo (il collega con cui ha bevuto al bar, ndr) vicino al locale. Quando sono uscito lei era fuori dall’auto».
Gaaloul sarebbe andato a parlare con la donna: «Le ho chiesto se mi dava un passaggio e lei ha accettato. Le ho detto che abitavo a Vallalta». Alice guidava: «Mi ha chiesto se volevo stare con lei perché non aveva voglia di tornare a casa. Siamo andati sull’argine vicino alla fabbrica di latte. Io però non volevo andare lì e ho chiesto di andare nell’altro. Abbiamo superato la chiesa e ci siamo fermati per circa sette minuti, sempre sulla strada. Ci siamo baciati». Poi, la decisione di tornare al primo argine: «Abbiamo avuto un rapporto sessuale in auto. Poi siamo tornati indietro perché dovevo andare a casa, lei mi ha chiesto se poteva rimanere un altro po’ con me». A quel punto i due si sarebbero diretti verso un bar: «Superata piazza Mazzalupi abbiamo incrociato un’altra macchina». Ed è stato in quel momento che Gaaloul sarebbe stato fatto scendere – poco più avanti – dall’auto di Alice. Il resto della notte lui lo avrebbe passato a dormire davanti a un garage per poi recarsi la mattina a casa di un cugino. «Da mio cugino poi la mattina è venuta mia moglie Lisa, non ricordo se le ho chiesto di portarmi le scarpe perché le mie si erano bagnate con l’acqua».
«Non sono scappato»
Mohamed ha parlato di quando ha deciso di partire per andare a lavorare – questa la tesi difensiva – all’estero: «Non sono scappato dall’Italia – ha detto – Sono in debito con molte persone». Si parla di migliaia di euro di debiti, a cui si aggiungono circa 50mila euro di sanzioni in Germania (per cui rischia il carcere lì). Motivo, questo, con cui il 30enne ha spiegato la sua fuga alla prima cattura: «Non sapevo che mi stessero cercando per la morte di Alice. Credevo che mi cercassero per altri motivi». E al termine dei suoi spostamenti tra Germania, Svizzera e Francia, Gaaloul ha riferito di essersi anche recato senza esito due volte dalla gendarmerie a Mulhouse – dopo avere appreso di essere ricercato per omicidio – per chiedere di essere aiutato a tornare in Italia.