Un membro delle forze dell’ordine: «Il problema baby gang a Modena? Esiste, ma nessuno viene punito»
Un membro delle forze dell’ordine svela le difficoltà nel riuscire ad arginarle: «Quando li prendiamo si accorgono che non ci sono conseguenze per le loro azioni»
MODENA. Sul grave problema della sicurezza dei giovani in città, risponde alle tante domande che anche i genitori hanno rivolto alle istituzioni in assemblea pubblica giovedì sera, un membro delle forze dell’ordine del territorio. Preferisce restare anonimo ma vuole raccontare qual è la verità.
Con quale frequenza avvengono i fatti criminosi davanti alle scuole?
«A seconda dei periodi è possibile passare da una cadenza quasi giornaliera, a periodi di calma apparente dove coloro agiscono il fatto criminoso sono presenti, ma mantengono un basso profilo. Questo è spiegabile grazie ai servizi effettuati di visibilità, che fanno, in via temporanea da deterrente, salvo poi ripresentarsi nuovamente appena cessano i servizi dedicati. La cosiddetta “prevenzione” purtroppo sposta il problema o lo sposta nel tempo ma non lo risolve. Se poi consideriamo che vige il segreto sulle indagini in corso e sulle vittime minori, si ha un riserbo per legge tale per cui la reale portata del fenomeno non sarà mai nota alla cittadinanza».
Come agiscono le forze dell’ordine?
«Prevalentemente in borghese, presidiando le scuole e luoghi considerati a rischio. Le forze dell’ordine hanno diversi strumenti: dai servizi visibili a quelli in borghese con vetture civetta, ma vi sono sempre problemi di fasce orarie e disponibilità di risorse. Se da un lato mancano materialmente gli agenti, dall’altro spesso i servizi sono collocati in fasce orarie di dubbia utilità».
Chi sono gli aggrediti e chi sono gli aggressori? C’è un identikit?
«Gli aggrediti sono spesso ragazzini italiani che vengono provocati, circondati e intimiditi al fine di ottenere il poco che hanno con sé, ma sovente, in caso di reazioni, si verificano percosse di gruppo. Gli aggressori invece sono nella maggior parte dei casi minori stranieri, o minori di seconda generazione con origine nordafricane. Alcuni sono residenti a Modena, altri arrivano da realtà limitrofi, ma sempre in provincia di Modena. Si muovono con gli autobus».
Quando gli aggressori vengono identificati o colti in flagrante cosa è possibile davvero fare? E come reagiscono questi ragazzi?
«La situazione è complessa, perché giuridicamente il minore viene considerato incapace di agire, e ha di fatto ben poche conseguenze per le sue azioni, salvo circostanze realmente gravi. In ogni caso si acquisiscono gli elementi di prova, si convoca il genitore e si denuncia. Il grosso problema è che l'attività porta ad una quantità enorme di lavoro e carte, ma di fatto il tribunale dei minori sceglie un percorso di recupero, purtroppo spesso inutile. Di fatto, si produce carta, si regalano colloqui con psicologi, e si dà riprova agli “aspiranti criminali” della mancanza di conseguenze tangibili. Se poi consideriamo che spesso questi minori arrivano da famiglie disagiate economicamente o almeno risultanti tali per l’erario, le speranze di compensazione economica per le vittime scende a zero».
Il sindaco Massimo Mezzetti ha affermato che nella maggior parte dei casi quei giovani sono noti alle forze dell’ordine. Ma allora come mai è così difficile fermarli?
«Alcuni dei nomi sono noti, ma l’attività di deterrenza dura il tempo in cui è materialmente visibile, dopodiché il fenomeno si ripresenta puntualmente. Quello che non viene detto è che il contesto nel quale si opera per le forze dell’ordine è di scarico di responsabilità, dove ogni forza cerca di delegare ad un’altra per competenza di zona, e quando vengono imbastiti i servizi spesso il fine è produrre statistica da sottoporre alla cittadinanza per creare consenso per il governo o l’amministrazione locale. Si punta alla quantità, registrando ad esempio una decina di passaggi della pattuglia (della durata di qualche minuto), piuttosto che di uno stazionamento in borghese di alcune ore. Lei preferirebbe 12 passaggi da un minuto, o uno stazionamento o una pattuglia appiedata di alcune ore?».
Quali sono i reati maggiormente diffusi in città?
«Le rapine. Le aggressioni o le intimidazioni sono comunque sempre collegate al furto, se parliamo nello specifico delle bande giovanili. Nella stragrande maggioranza dei casi il fine di queste rapine è raccogliere due soldi per l’acquisto successivo di stupefacenti, ma non sono mancate aggressioni palesemente gratuite per lo sfizio di ribadire il proprio controllo sul territorio. Vorrei però aggiungere un dettaglio. Le aggressioni davanti alle scuole possono anche essersi ridotte, come emerso anche dalle parole delle istituzioni, ma i medesimi responsabili si muovono con gli autobus, e di fatto gli atti criminosi si continuano a verificare alla stazione dei bus, nonostante la presenza di un posto integrato di Polizia, a dimostrazione del fatto che ormai i responsabili hanno capito che non ci sono reali conseguenze per le loro azioni. Oltre a questo, dobbiamo sottolineare che non tutti i fatti criminosi vengono denunciati, in quanto spesso queste persone disagiate vivono di sussidi, per cui si avvalgono gratuitamente di un avvocato d’ufficio, quando per il cittadino medio che abbia un normale stipendio, le spese avvocatizie sono, per una questione reddituale, a carico proprio, rendendo la difesa o la rivalsa legale un costo, al quale difficilmente seguiranno risarcimenti. Scoraggiando così i cittadini alla denuncia».