L'addio al 20enne morto nell'incidente stradale, il migliore amico: «Riccardo era la mia forza, con lui ho perso parte di me»
Andrea ricorda commosso l’amico scomparso nello schianto tra due auto avvenuto mercoledì sera a Carpi
CARPI «Riccardo era il mio migliore amico. Perdere lui è stato come perdere un pezzo di me». Ha la voce rotta dall’emozione Andrea Partiti, 21 anni. Riccardo Rovatti – il 20enne morto mercoledì sera in un terribile incidente – era, come dice lui stesso, «il punto di riferimento, la mia forza». L’ha perso nello schianto all’incrocio tra viale Manzoni e via Medaglie d’oro: Riccardo viaggiava nel sedile posteriore della Panda guidata da un amico 21enne. Andrea e Riccardo si conoscevano da tre anni, ma si erano trovati subito sulla stessa lunghezza d’onda. Si sono trovati anche a lavorare insieme nella pizzeria Jolly di Cibeno, dove Andrea fa tuttora il cameriere. E dove ha visto Riccardo poco prima dello schianto.
Andrea, com’è stato quell’ultimo incontro?
«Erano le 19.15. È venuto a prendere la sua pizza preferita – salciccia, salamino e patatine – e un’altra da portare a casa. Era vivace e allegro come sempre, tanto che mi ha salutato con la sua solita battuta finale. Eravamo d’accordo di vederci la sera dopo. Non avrei mai immaginato che quella sarebbe stata l’ultima volta. Ancora adesso fatico a crederci».
Quando hai saputo dell’incidente?
«Subito. L’incidente è avvenuto davanti alla casa di una nostra amica comune, che ha subito avvisato. Io sono andato lì di corsa e ho visto quella scena, terribile. È stato chiaro subito che Riccardo era gravissimo. Ho chiamato subito sua madre Simona, che era già stata avvertita ed è arrivata in un attimo da Cibeno. Ha visto tutto. È stato straziante».
Riccardo era seduto dietro: è rimasto vittima di un incidente in cui non ha nessuna responsabilità...
«Ed è una cosa che fa male. Soprattutto pensando che lui era uno che in qualunque viaggio in macchina, anche di 100 metri, insisteva sempre per stare nel sedile passeggero davanti. “Ho le gambe lunghe, dai, devo stare davanti!” diceva sempre. Voleva stare davanti anche per mettere la musica e fare “da copilota” come diceva. Lui infatti non aveva ancora la patente, e saliva con noi per andare in giro. Non ci teneva tanto alla patente, e lo prendevamo in giro per questo: si era iscritto a scuola guida soltanto adesso. È stata davvero una sfortuna terribile quella che ha subito mercoledì sera. Le rare volte che si metteva dietro, si metteva al centro perché “voleva vedere davanti” come diceva. Stavolta si era messo ai lati, dalla parte dello sportello. E lì ha finito per prendersi tutta la violenza dell’impatto».
Lo stavano riportando a casa?
«Sì, era stato fuori con altri amici a cui era molto legato. Si trovavano tutte le settimane, a casa o in centro, dove era molto conosciuto».
Che ragazzo era?
«Aveva amici dappertutto, e questo dice chi era. Aveva la capacità di rendere più felice chi incontrava. Aveva una vitalità straordinaria, e riusciva a rendere qualsiasi cosa più serena: dalla più stupida alla più seria. Era così con tutti. Il suo punto forte era la capacità di riuscire a riunire sempre le persone. Tra le compagnie, gli amici vecchi e nuovi, lui era sempre quello che univa, mai divideva. Ecco perché tutti gli volevano così bene. Per me è stato come perdere una parte di me, il mio punto di riferimento. La mia forza».
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