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Robin Frings dall’Olanda a Modena con la cucina nel cuore: «Ecco il mio ristorante pop-up»

di Angelica Melli

	Lo chef Robin Frings e i suoi piatti
Lo chef Robin Frings e i suoi piatti

Lo chef di 22 anni, originario di Venlo, dopo aver lavorato nel ristorante stellato L’Erba del Re si è messo in proprio per proporre un nuovo formato: «Cucinerò il mio menù nei locali chiusi per turno, sono qui grazie a Luca Marchini dopo l’esperienza con Casimir Evens»

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MODENA. Robin Frings, 22 anni di Venlo, in Olanda, è un giovane chef che ha deciso di mettersi in gioco e proporre un nuovo format di cucina: il ristorante pop-up.

Com’è nata la sua passione per la cucina?

«Tutto è iniziato in Olanda, dove ho frequentato le elementari e le medie. A 16 anni ho capito che studiare non faceva per me, quindi ho lasciato la scuola e ho deciso di frequentare un istituto per diventare cuoco. In Olanda non era consentito entrare prima dei 18 anni, ma grazie a un accordo con il direttore, mi hanno fatto accedere. Così, ero in una classe di ragazzi di 20-21 anni, unico minorenne. Dopo aver completato gli studi, ho lavorato in un ristorante stellato con uno chef straordinario, Casimir Evens, che mi ha insegnato tutto. A 19 anni ho terminato la scuola e ho deciso di trasferirmi in Italia».

Perché proprio l’Italia?

«Non solo per la cucina, che è straordinaria, ma tutto il contesto. Il cibo, le tradizioni, la bellezza del Paese. Finita la scuola, ero determinato a venire qui. Ho trovato lavoro con Luca Marchini quasi per caso: gli ho scritto, mi ha risposto subito e dopo una settimana ero già qui per lavorare a L’Erba del Re. Da allora non sono più tornato in Olanda, sono qui dal 2021».

In cosa consiste il suo progetto?

«Ho avviato un progetto di ristorante pop-up. L’idea è quella di organizzare cene in ristoranti chiusi nei giorni di riposo. È una formula win-win, che fa bene a tutti: il locale non subisce perdite e io posso sperimentare con i miei menù. In particolare, mi piace lavorare con le spezie e utilizzare tecnologie innovative come le stampanti 3D per alimenti».

Di che tipo di cucina si occupa?

«Non si tratta di cucina molecolare, ma moderna. È un approccio diverso, un po’ fuori dagli schemi. Ad esempio, in Italia è raro vedere pasta con spezie, ma io la propongo per aggiungere un tocco originale e fresco. Il mio obiettivo è sperimentare, pur restando accessibile».

Quando partirà il progetto e dove si svolgeranno le prime cene?

«Inizierò il 20 gennaio. Al momento ci sono due date fissate e il primo pop-up sarà al ristorante Daisy».

Come si può cenare in un ristorante durante una sua serata?

«Per ora è tutto su prenotazione, per semplificare la logistica. Non avendo una cucina fissa, devo trasportare tutti gli ingredienti e organizzarmi in modo preciso».

Che prezzo hanno i suoi menù?

«Attualmente il menù è fisso: 80 euro per 6 portate. Offro anche un abbinamento di bevande – cocktail, spiriti e vino – a 50 euro. In futuro sto valutando di proporre menù ridotti a prezzi più bassi».

Cosa caratterizza la sua cucina?

«La mia cucina si basa sull’uso creativo delle spezie e su sapori freschi. Lavoro molto con lime e limone per dare vivacità ai piatti. Voglio proporre qualcosa di unico».

C’è uno chef che la ha ispirata particolarmente?

«Sicuramente Casimir, il mio primo chef. Mi ha insegnato tutto, dalla A alla Z. Poi, in Italia, Luca Marchini è stato fondamentale per la mia crescita professionale. Senza di lui non sarei dove sono oggi».

È sempre stato appassionato del mondo culinario?

«Sì, sin da piccolo mi piaceva cucinare. Ho iniziato lavando i piatti in un ristorante e, pian piano, ho cominciato ad aiutare in cucina. Da lì è nata la mia passione e ho deciso di trasformarla in una carriera».

A soli 22 anni ha già avviato un progetto così ambizioso. È soddisfatto?

«Sì, è un grande traguardo e sono molto entusiasta. La mia crescita è stata rapida e spero che questo progetto vada bene. Sono carico e pronto a iniziare!».

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