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Il processo

Alice Neri, nemmeno l’intelligenza artificiale risolve il mistero delle telecamere: cosa si vede nei video

di Daniele Montanari
Alice Neri, nemmeno l’intelligenza artificiale risolve il mistero delle telecamere: cosa si vede nei video

L’ingegnere Michele Vitiello, perito informatico forense incaricato dalla Corte d’Assise di Modena, ha analizzato i filmati in cui si vede l’auto della 32enne morta nella notte del 18 novembre 2022 a Fossa di Concordia: «La definizione delle immagini è troppo bassa, c’è un corpo accovacciato ma non si può dire chi sia»

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MODENA. È stata la questione telecamere a tenere banco ieri nella nuova udienza del processo per la morte di Alice Neri, la 32enne trovata morta carbonizzata nelle campagne di Fossa di Concordia il 18 novembre 2022. Unico imputato, il 30enne tunisino Mohamed Gaaloul.

I filmati

Ieri mattina in aula è stato sentito l’ingegnere Michele Vitiello, il perito informatico forense incaricato dalla Corte d’assise di esaminare fotogramma per fotogramma i filmati delle telecamere stradali che quella notte ripresero i passaggi dell’auto di Alice, una Fiesta, dopo essersi allontanata con Gaaloul dallo Smart Cafè di Concordia. Si tratta in particolare di tre passaggi nelle prime ore del 18: alle 3.51, alle 4.01 e alle 5.15. Sono filmati di pochissimi secondi, che sono stati analizzati con precisione ingegneristica. A occhio nudo, in questi frame notturni praticamente non si vede niente. «Ma abbiamo utilizzato anche i più avanzati software di applicazione dell’intelligenza artificiale – ha sottolineato l’ingegnere – per giungere alla maggiore definizione possibile». Nonostante questo, non si è giunti a risultati univoci, che potevano avere un peso enorme a processo: se fosse stato filmato ad esempio un passaggio con Gaaloul alla guida e il corpo di Alice riverso, sarebbe stata la prova schiacciante dell’accusa. Invece no: «In nessuno dei tre passaggi è stato possibile stabilire chi era alla guida – ha evidenziato l’ingegnere – neanche se si tratta di uomo o donna. Possiamo solo dire che, con una certa probabilità, la stessa persona alla guida nel primo passaggio lo è anche nell’ultimo. Ma non vi sono certezze». Certo è solo il fatto che nel primo passaggio chi guida arriva piuttosto forte e si mostra indeciso sulle manovre, come se non conoscesse bene i luoghi. Potrebbe trattarsi di Alice, dunque. Solo il secondo passaggio, quello delle 4.01, ha evidenziato qualcosa di più: «Si vede la sagoma di un soggetto accovacciato sul sedile anteriore del passeggero, appoggiato come uno stanco che si riposa». Ma non ha saputo dire se era uomo o donna, e quindi se era Alice. Per l’accusa, il fatto che il corpo fosse accovacciato sarebbe stato compatibile con il suo trasporto già da cadavere. Ma il perito non ha dato alcuna conferma. La presidente della Corte d’assise, Ester Russo, si è raccomandata al tecnico di aggiornare la Corte se si rendessero disponibili, da qui alla fine del processo, tecnologie ancora più avanzate per aumentare la definizione delle immagini.

Il telefono

Ma ieri ha deposto anche l’ingegner Christian Moro, che ha effettuato l’estrazione completa dei dati Google (Google Takeout) dal telefono di Gaaloul, per capire se in questo modo erano rintracciabili le posizioni di quella notte, non rilevate altrimenti nel telefono. La risposta è stata negativa: nessuna posizione individuata. Ma su domanda dell’avvocato Marco Pellegrini, parte civile per il fratello di Alice, ha detto di non poter escludere che qualcuno abbia cancellato i dati da Google prima che lui effettuasse l’analisi a novembre 2024.

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