Tre offerte per l’ex Bellco, ma i sindacati frenano: «Garantire l’occupazione di tutti»
Le proposte vincolanti per rilanciare l’azienda biomedicale di Mirandola sono state illustrate ai sindacati al Mimit: Tianyi e Norrdia, Consorzio Frattini e Bci gli investitori interessati
MIRANDOLA. Sarà corsa a tre per rilanciare la ex-Bellco. Positivo l’incontro di ieri al Mimit, nel corso del quale la proprietà dell’azienda biomedicale mirandolese – specializzata nella produzione di filtri per emofiltrazione e apparecchiature per dialisi – ha fatto sapere di aver ricevuto tre offerte vincolanti per l’acquisizione degli asset industriali del sito della città dei Pico. Il ministero ha ribadito come il percorso di reindustrializzazione dello stabilimento «dovrà tradursi in un progetto di rilancio di alta qualità, capace di salvaguardare i livelli occupazionali e valorizzare la specializzazione produttiva di uno degli impianti più importanti del settore a livello europeo».
Le tre offerte
All’incontro di ieri pomeriggio a Roma erano presenti i vertici dell’azienda, i rappresentanti delle segreterie confederali e di categoria nazionali e territoriali di Filctem Cgil e Femca Cisl, della Regione Emilia-Romagna e degli enti locali. Fra le tre offerte vincolanti per rilevare la ex-Bellco ce ne sarebbero due che convincono maggiormente i sindacati. La prima riguarda il fondo cinese Tianyi e Norrdia, azienda svedese fondata da un gruppo di ex manager della Gambro, che ai sindacati è stata descritta come «la soluzione che presenta maggiore velocità di implementazione, chiarezza e solidità degli investitori», anche se ci sarebbe la coesistenza di più soggetti nell’impianto e la ricollocazione di parte del personale in un’altra azienda del territorio. La seconda offerta è quella a leadership italiana del Consorzio Frattini, dal nome dell’ex ad di Bellco e Mozarc Medical, Luciano Frattini. In questo caso l’idea è quella di rilanciare il sito mantenendo la vocazione manifatturiera dell’azienda, l’implementazione di ricerca e sviluppo e il know-how. Le sigle sindacali specificano che, in questo caso, «al momento mancano informazioni sugli investitori». L’ultima offerta, che sembrerebbe convincere meno i sindacati, è quella di Bci, che prevede di affiancare al business esistente anche la produzione di batterie in grafene.
I commenti
«È una fase estremamente delicata di studio – dichiara Alberto Suffritti della Femca Cisl Emilia centrale – vedremo anche con l’azienda come garantire un’occupazione di qualità nel distretto. Adesso inizia un percorso molto serrato». Dopo gli incontri dei prossimi giorni sul territorio, il 6 febbraio sarà riconvocato il tavolo a Roma e in quell’occasione la speranza dei sindacati è di vedere i piani industriali più convincenti presentati direttamente da chi li ha proposti. Intanto «il clima in azienda non è positivo: oggi – spiega il sindacalista – si è certificato che non arriva nessuno con la bacchetta magica. Sappiamo che ci sono gli elementi per costruire un buon piano, ma dobbiamo gestire e presidiarne la costruzione». Sulla vicenda è intervenuto anche l’assessore regionale al Lavoro, Giovanni Paglia: «La presentazione delle tre offerte in campo per la reindustrializzazione del sito – le sue parole – è un importante passo avanti nella vertenza Bellco. Ora è fondamentale approfondirle insieme alle parti sociali, per verificarne credibilità e affidabilità, a garanzia delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti». L’assessore ha poi sottolineato che la Regione «sarà al fianco delle persone coinvolte e accompagnerà il processo fino all'ultimo passo, garantendo tutto il sostegno necessario». Per la sindaca di Mirandola, Letizia Budri, «è ancora presto per commentare la soluzione industriale, che dovrà essere accompagnata da un piano sociale», anche se «i passi avanti compiuti rispetto alla situazione di crisi che si prospettava sono stati davvero significativi».