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Vergogna social

Liliana Segre coperta di insulti per il film sulla sua storia al cinema Raffaello

di Ginevramaria Bianchi

	Liliana Segre
Liliana Segre

Pioggia di offese antisemite sotto un post pubblicato su Facebook dal multisala di Modena per annunciare la proiezione del documentario in occasione del Giorno della Memoria: la senatrice 94enne, sopravvissuta al lager, bersaglio dell’odio e della violenza degli “haters” pro-Palestina

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MODENA. «Vergognati», «patetica», «ebrea tornatene a casa». O ancora: «Una raccomandata del sistema», «che vada a fare la senatrice a Ebreolandia», «Parassita perniciosa». «La ricorrenza della Giornata della Memoria sarà speciale quando smetterà di vivere». Questi sono solo alcuni dei commenti comparsi sotto un post pubblicato su Facebook dal cinema Raffaello di Modena, che annunciava la proiezione del documentario di Ruggero Gabbai dedicato a Liliana Segre, in occasione della giornata della memoria: un docufilm che racconta la storia intima e personale della senatrice a vita, superstite dell’Olocausto. La pellicola, pensata per stimolare riflessione e consapevolezza, ha invece scatenato una valanga di commenti intrisi di odio e violenza, una deriva che si è diffusa ben oltre il contesto modenese, colpendo tutte le sale italiane che hanno deciso di proiettare il film.

La pioggia di offese social contro Liliana Segre

A innescare parte dell’odio sono state anche le prese di posizione di Liliana Segre sulla situazione tra l’Israele e la Palestina, estrapolate da sue dichiarazioni passate e usate come arma contro di lei. Durante un convegno sull’antisemitismo al Memoriale della Shoah di Milano, la senatrice era infatti intervenuta dichiarando: «Quando mi dicono che Israele fa genocidi, questo confronto diventa una bestemmia». Proprio in merito a ciò si leggono frasi come: «È contro il genocidio ma a senso unico. È una sionista che nasconde la testa sotto la sabbia». Oppure, con toni ancora più violenti: «Neanche se mi pagassero andrei a vedere questo essere (donna?) vomitevole, cazzaro e prezzolato. Alle favole ci abbiamo creduto da piccoli, adesso siamo grandi». Insomma, un clima di odio diffuso, che ha trasformato uno strumento di memoria e sensibilizzazione in un bersaglio di attacchi.

La solidarietà di Bonaccini alla senatrice

Tuttavia, non sono mancati gesti di solidarietà e sostegno pubblico alla senatrice. Tra questi, l’ex presidente della Regione Emilia-Romagna e ora europarlamentare Stefano Bonaccini, che ha affidato ai social il suo messaggio: «Insultando lei, insultate noi. Con te Liliana Segre, sempre. E grazie per aiutarci a coltivare la memoria». Di fronte a tutto questo resta però una riflessione più ampia, che il caso Segre ha reso ancora più urgente: da quando il confronto su temi così delicati si è ridotto a una sequenza di insulti e attacchi personali? È possibile ritrovare un linguaggio rispettoso per affrontare questioni complesse, o l’odio sta diventando l’unica risposta possibile nel dibattito pubblico?

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