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I video su TikTok della casa di riposo continuano a far discutere: «Le anziane usate per far ridere»

di Gabriele Canovi
I video su TikTok della casa di riposo continuano a far discutere: «Le anziane usate per far ridere»

La Cisl Emilia Centrale risponde alla cooperativa sociale Scai che gestisce la Cra Stella a Carpi: «Così non si proteggono i più fragili»

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CARPI. «Una discussione pubblica molto franca, che potrebbe portare a un codice etico a tutela degli anziani e delle persone fragili quando si utilizzano i social per promuovere i propri servizi». È la proposta che avanzano Rosamaria Papaleo, leader della Cisl Emilia Centrale, e Domenico Pacchioni, segretario generale di Fnp Cisl Emilia Centrale, a seguito del caso – raccontato dalla Gazzetta – dei video diventati virali sui social e girati in una casa protetta di Carpi, aventi come protagonisti alcune anziane ospiti.

Qui l’articolo sulla polemica per i video su Tik Tok

I video virali di dubbio gusto

I video hanno centinaia di migliaia di visualizzazioni e il profilo TikTok della cooperativa, la Scai di Carpi che gestisce la casa residenza Stella, va spedito verso il milione di “mi piace”. A sollevare per prima il caso è stata Roberta Roncone, ex sindacalista e ora formatrice impegnata sul tema della violenza di genere. La cooperativa, particolarmente attiva sui social, soprattutto su Tik Tok, pubblica abitualmente video in cui i protagonisti sono gli anziani ospiti della struttura. I video in questione sono diventati un caso per alcune frasi rivolte alle anziane, come quella che riportiamo di seguito in maniera testuale: “Come sei gnocca, come sei bella, tu sei più buona della Nutella”, riferita ad un’anziana ripresa nel video. La discussione che si è aperta su questa vicenda si è subito polarizzata sui social e la stessa Gazzetta è stata accusata di divulgare “fake news” dalla direzione della struttura.

Quale messaggio si trasmette

«Partiamo dal presupposto che, fino a prova contraria, in quella struttura gli anziani ospiti siano curati e seguiti al top – commenta Pacchioni – Il punto, però, è un altro. Se una centenaria viene messa online mentre parla del suo pube, scherzando con la videomaker; se un’anziana viene ripresa su Tik Tok mentre chiede di fare la pipì ottenendo la risposta “io te le do sul culo”, quello che è un fatto intimo e interno alla struttura diventa di pubblico dominio e ottiene più di un milione di visualizzazioni. La volontà di far conoscere i servizi della casa protetta si va ad infrangere contro una realtà sulla quale invitiamo tutti a riflettere: il pubblico dei social non è stato catturato dalla qualità e dall’empatia del servizio della struttura, ma dal fatto che gli anziani dei video fanno ridere». «Il baricentro – continua il segretario generale di Fnp Cisl Emilia Centrale, Pacchioni – si sposta sull’effetto boomerang di queste operazioni che si sintetizzano con la ridicolizzazione di una persona fragile, il cui video, rimbalzato di chat in chat con tante emoji sorridenti, resterà online per sempre. Ciò a prescindere dal consenso firmato dalla sua protagonista o da chi ne fa le veci».

Riflettere su una comunicazione sociale efficace

Secondo Papaleo, il compito del sindacato deve essere sempre quello di ricavare un avanzamento, una conquista positiva da ogni situazione critica. «Il passo avanti che possiamo fare, tutti, è quello di ragionare insieme per riflettere su una comunicazione sociale efficace – nota la segretaria –. Crediamo che sarebbe utile riunire le idee delle istituzioni, delle straordinarie competenze del personale che opera in quegli ambiti e di esperti di social media. E poi le idee dei gestori, dei familiari e di chiunque lavori con passione al servizio dei più fragili, con l’obiettivo di fissare pochi ma chiarissimi paletti per una comunicazione efficace per tutte le parti». I social sono megafoni potentissimi e spesso sono utili per costruire dal basso impegno civile e senso della comunità. «Prova ne è il fatto che stiamo commentando uno stimolo costruttivo partito da Facebook – evidenzia Papaleo – Il nostro non è un messaggio oscurantista. Tutto dipende dal messaggio che viene postato su quelle piattaforme. Un conto sono i contenuti prodotti da un influencer che deve solo pensare a sé stesso, fino a quando non incrocia una fattispecie di reato. Un altro sono i contenuti che devono proteggere e valorizzare chi è più indifeso», conclude.

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