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Carpi, è allarme per i giovani: «Lasciano la scuola e si isolano»


	Nel 2023 sono stati segnalati 151 casi di ritiro sociale nel Modenese
Nel 2023 sono stati segnalati 151 casi di ritiro sociale nel Modenese

Gli hikikomori sono più del doppio della media regionale

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CARPI. Un giovane carpigiano su duecento si richiude su se stesso. Si ritira dalla società a meno di venti anni, talvolta ben prima.

La paura di fallire e l’insicurezza spingono i giovani a non credere in sé e nemmeno cercare aiuto, sprofondando nel malessere.

Il quadro è emerso dalla ricerca della Regione sugli “hikikomori”, ovvero giovani che si trovano a ritirarsi dalla vita sociale.

Numeri da brividi

Nel 2023 sono stati segnalati 762 casi in Emilia Romagna e 151 nel Modenese, circa un quinto (19,8 per cento) del totale regionale.

In Emilia Romagna la media è di un giovane su cinquecento (due per mille). A Carpi si arriva a un tasso più che doppio: 4,5 per mille, circa uno su duecento.

«Malessere profondo»

«Il ritiro sociale non è solo un disagio individuale – spiega Luana Valletta, psicologa, psicoterapeuta, ex vicepresidente dell’Ordine degli psicologi dell’Emilia-Romagna e candidata alla presidenza con la lista AltraPsicologia – ma il sintomo di un malessere profondo che riguarda sempre più adolescenti. Le ragazze e i ragazzi di oggi sentono sulle loro spalle il peso di una società che li vuole tutti “eccellenti”, che impone standard di successo senza lasciare spazio alle fragilità. Hanno paura di fallire e avvertono una costante sensazione di frustrazione. Sentono di “non farcela” e smettono di uscire, di andare a scuola, di relazionarsi».

L’indagine condotta nei servizi territoriali e negli enti di formazione professionale ha fotografato un fenomeno in crescita e con caratteristiche ben definite: maschi e femmine sono colpiti in egual misura, oltre il 38 per cento ha tra i 15 e i 16 anni, il 44 per cento dei ragazzi segnalati ha smesso di andare a scuola (di cui il 73 per cento in età di obbligo scolastico) e in tutti i casi si registra un uso pervasivo del digitale. I disturbi associati più frequenti sono ansia (33,5 per cento) e depressione (16 per cento), nel 32 per cento non emergono altre patologie.

«Emergenza silenziosa»

«I numeri parlano chiaro: questa è un’emergenza silenziosa che va affrontata su più livelli – continua Valletta – Non possiamo permettere che quasi la metà degli adolescenti in ritiro sociale smetta di frequentare la scuola senza un intervento mirato. È fondamentale agire subito, rafforzando il supporto psicologico nelle scuole e formando gli insegnanti affinché possano riconoscere i primi segnali di disagio. Se il ritiro sociale si manifesta spesso con l’abbandono scolastico, è proprio dalle scuole che bisogna ripartire per contrastarlo. Serve una rete di supporto psicologico più forte, con sportelli di ascolto accessibili, formazione per gli insegnanti e interventi mirati nelle classi. Dobbiamo dare agli adolescenti strumenti per gestire la pressione sociale, la paura del fallimento e il senso di inadeguatezza e occorre lavorare con interventi di sistema, agendo sull’ecosistema in cui l’adolescente è inserito. La psicologia deve essere riconosciuta come un pilastro essenziale della sanità pubblica e della scuola, con interventi stabili e continuativi. Per questo serve anche un Ordine degli psicologi forte, capace di lavorare con le istituzioni per creare strumenti concreti di prevenzione e supporto».