Il bimbo si ammala nel giorno festivo: «Nessuno ci ha dato risposte, costretti a intasare il pronto soccorso»
Il racconto di una mamma: «Pediatra non reperibile, la guardia medica ha detto che non poteva occuparsi di pazienti pediatrici». L’Ausl di Modena replica: «Quando non c’è il pediatra occorre monitorare i sintomi dei bimbi, l’andamento della malattia va osservato in un periodo congruo di tempo»
MODENA. Nelle giornate e negli orari in cui i pediatri di libera scelta non sono più reperibili, le famiglie vivono comunque la propria quotidianità. Nei momenti più imprevedibili, i genitori si trovano spesso a dover gestire malattie ed infezioni che riguardano i loro figli, specialmente nella stagione invernale. Anche a tarda sera, nei weekend, o durante le festività, i bambini necessitano spesso di una visita medica, nella maggior parte dei casi per problematiche non urgenti, ma che comunque per i genitori rappresentano momenti di apprensione.
Il racconto di una mamma modenese
Più di una volta «sono stata dirottata al Pronto Soccorso Pediatrico», racconta Pamela, mamma modenese di due bambine di 2 ed 8 anni. Poco prima, la donna aveva contattato la guardia medica sperando di ottenere una visita per capire se fosse necessario somministrare un antibiotico ad una delle figlie, ma le è stato risposto che il servizio non si può occupare di pazienti pediatrici. E così i pazienti di età compresa tra 0 e 6 anni e le loro famiglie sono i primi a fare i conti con un limbo del sistema sanitario e, frequentemente, vengono indirizzati al pronto soccorso dove, il più delle volte, trascorrono alcune ore prima di poter tornare a casa. «Conosco una mamma che, in questi giorni, ha contattato telefonicamente la guardia medica per l’otite della sua bambina. Senza nemmeno visitarla, le è stato consigliato di rivolgersi al Pronto soccorso», precisa Pamela. Usufruire del Servizio Sanitario Nazionale di pronto soccorso «per un problema risolvibile con una semplice visita» significa congestionarlo e allungare i tempi di attesa per chi, invece, si reca in ospedale a causa di una situazione più grave. «Giustamente, non bisognerebbe sfruttarlo in caso di codice bianco», presentandosi invece presso i Cau (Centri di assistenza ed urgenza) o dal medico di continuità assistenziale. Ma come possono i genitori prendersi cura dei propri figli e capire quali medicinali somministrare loro? In che modo tutelare i bambini, che «si ammalano anche più degli adulti?». Queste sono solo alcune delle domande di Pamela, una delle molte mamme che ritiene necessaria la ricerca di una soluzione per rispondere alle esigenze delle famiglie, affinché non si debbano rivolgere a pediatri privati, e tutelare i più piccoli, maggiormente vulnerabili.
La risposta dell’Ausl di Modena
«Insieme alla Pediatria di libera scelta, stiamo lavorando per studiare le possibili soluzioni organizzative al fine di migliorare la presa in carico dei piccoli pazienti nei momenti di maggiore necessità». L’Ausl di Modena, a stretto contatto con l’Azienda Ospedaliera Universitaria, sostiene di essere consapevole delle difficoltà che i genitori possono incontrare quando i figli si ammalano nei giorni in cui il pediatra di libera scelta non può essere contattato. Tuttavia, per la corretta gestione delle infezioni nella popolazione pediatrica è necessario che le famiglie collaborino nell’applicazione delle linee guida che sono state disposte a tal fine. Per l’esecuzione di una giusta diagnosi, bisogna monitorare «l’andamento della malattia in un congruo periodo di tempo», chiamato anche “vigile attesa” o “wait-and-see”. Inoltre, il Pronto Soccorso non deve essere utilizzato «per la “richiesta di prescrizione” o di “dosaggio di un antibiotico”, inutile nelle infezioni virali, le più comuni nei bambini e in questa stagione». La terapia antibiotica, invece, è necessaria in caso di infezione batterica e «può essere prescritta adeguatamente nei giorni successivi direttamente dal pediatra che meglio conosce la storia clinica del paziente», aggiunge ancora l’Ausl. Il pediatra, quindi, svolge anche un ruolo educativo nei confronti dei genitori, che devono imparare a distinguere le patologie più comuni durante l’infanzia dai «segnali di allarme che possono richiedere una valutazione clinica urgente». La febbre alta e persistente per alcuni giorni è una situazione molto diffusa, soprattutto in questo periodo, ma non deve essere fonte di eccessiva preoccupazione. «Non è quasi mai richiesto l’accesso urgente al Pronto soccorso»: si può somministrare una terapia antipiretica in attesa della visita del proprio pediatra. È appropriato accedere al pronto soccorso pediatrico solo se la febbre è associata a sintomi più gravi, tra i quali «vomito ripetuto con incapacità a bere e ad alimentarsi, feci con sangue, dolore fisso alla pancia, respirazione faticosa, improvvisa comparsa di ematomi, perdita di conoscenza, oppure in presenza di patologia cronica con deficit immunitario». Sono queste le principali indicazioni fornite dall’Ausl. I medici di continuità assistenziale hanno ricevuto una formazione adeguata per la gestione delle situazioni più comuni. A loro discrezione possono indirizzare verso i Pronto soccorso o i Cau, per una maggiore sicurezza. «Si continuerà a lavorare per migliorare l’accessibilità alle cure e garantire il miglior percorso possibile per i bambini e le loro famiglie», conclude l’Ausl.