Violenza al Novi Sad, il prefetto Triolo: «Valutiamo la zona rossa»
Il prefetto Fabrizia Triolo dopo l’ennesima aggressione «Quella zona oggi ha la “febbre”: dispositivo rafforzato per tre mesi»
MODENA. Pensa prima di tutto ai giovani, e invita tutti a una riflessione sulla «gioventù che non crede». E poi pensa alla sicurezza, che è un diritto di tutti i cittadini, ricordando però di non avere «il potere di smaterializzare i cattivi». Qualcosa, però, si può fare, ed è per questo che ha deciso di fare un cerchio attorno alla zona del Novi Sad, rafforzando i dispositivi di sicurezza e valutando la possibilità di utilizzare uno strumento previsto dal ministro Piantedosi: la zona rossa urbana. Al centro c’è la sicurezza in città, e in particolare la difficile situazione di alcune aree, a partire dal Novi Sad, dove martedì scorso è avvenuto l’ennesimo episodio di violenza. Temi messi in fila dal prefetto Fabrizia Triolo, che sta valutando tutte le azioni possibili per affrontare i problemi.
Dottoressa Triolo, la situazione nella zona del Novi Sad è preoccupante, con sei aggressioni in tre mesi.
«In questo momento c’è una zona della città che ha la “febbre”, ed è il Novi Sad, insieme all’area della stazione. Io sono sempre stata abituata ad affrontare i problemi secondo due principi: proporzionalità e progressione. Il primo prevede l’analisi del problema, che per me deve essere proprio “sminuzzato”. Ebbene, per quanto riguarda la stazione, in questo momento abbiamo la “camionetta” delle forze dell’ordine tutti i giorni nella fascia oraria 19-24, un’azione che ha avuto ritorni positivi. Per quanto riguarda il Novi Sad, la prima azione, che faremo partire dalla settimana prossima, è il rafforzamento del sistema di controlli per i prossimi tre mesi, anche grazie a una collaborazione molto proficua con la polizia locale. E poi c’è un’altra possibilità che abbiamo noi prefetti, che al momento stiamo analizzando».
Quale?
«Quella di attivare la zona rossa, come previsto da una direttiva del ministro dell’Interno che ci dà la possibilità di delimitare aree urbane dove vietare la presenza di soggetti pericolosi con precedenti penali e poterne quindi disporre l’allontanamento. Si tratta di un dispositivo già attivato con un esito positivo a Bologna e a Firenze, e più di recente a Verona e a Reggio Emilia».
Lo farà anche Modena?
«Se servirà, lo faremo. Di certo io sono contraria ai provvedimenti attivati sull’onda dell’emozione, quindi sulla zona rossa abbiamo avviato un ragionamento insieme al Comune: si tratta di un dispositivo sul quale stiamo facendo un ragionamento insieme al sindaco Mezzetti, e senza dubbio se sarà necessario useremo questo strumento. Ovviamente io non ho la facoltà di... smaterializzare i cattivi, ma se ci sono degli strumenti utili a migliorare la situazione della sicurezza, è giusto valutarli e utilizzarli. Detto questo, c’è una cosa oggi che mi preoccupa».
Prego.
«Mi preoccupa una gioventù che al momento di presentarsi alla vita, non crede. Mi preoccupa questo vuoto generazionale, questo sfilacciamento che per esempio tra settembre e dicembre ci ha portato a essere “ostaggio” di cinque ragazzini. A questi giovani vorrei dire una cosa: non abbiate paura di chiedere aiuto. Chiedete aiuto alla famiglia, alla scuola, agli amici, alla importantissima rete del mondo del volontariato che avete in questa città, alla politica. Io penso di essere molto fortunata di poter lavorare a Modena, in una terra in cui si può fare una scelta per quanto riguarda il mondo del lavoro. Anche per questo mi fa male vedere tanta dispersione tra i giovani».
E poi c’è l’immigrazione: quanto incide sul problema della sicurezza?
«Io non voglio vedere il fenomeno dell’immigrazione come un problema, poi tra le tante persone che arrivano c’è anche chi decide di prendere delle “scorciatoie”, come i giovani di cui parlavo».