Lavoro a Modena, calano gli infortuni ma aumentano le malattie: tutti i dati del 2024
I numeri dell’Inail relativi all’Emilia Romagna sono stati illustrati dalla Cgil e mostrano un leggero calo in provincia per morti e infortuni: ecco quali sono i settori più colpiti
MODENA. Con i dati resi disponibili da Inail, l’“Osservatorio permanente sugli infortuni e sulle malattie professionali in Emilia Romagna” costituito dalla Cgil Emilia Romagna è in grado di fornire un quadro completo dell’andamento infortunistico nel 2024 nella nostra regione. Nel 2024 in Emilia Romagna si sono registrati: 75.868 infortuni denunciati (-1,1% rispetto ai 76.687 del 2023); 96 denunce di infortunio con esito mortale (+5,5% rispetto alle 91 del 2023); 7.543 malattie professionali denunciate (+15,8% rispetto alle 6.516 del 2023).
Oltre 14mila infortuni, dodici morti
Per quanto riguarda Modena e provincia i dati sono: 14.623 infortuni denunciati (in leggero calo, -0,8%, rispetto ai 14.736 del 2023); 12 denunce di infortuni mortali (erano stati 15 nel 2023); 882 malattie professionali, in aumento dell’8,9% rispetto alle 810 denunce del 203.
I settori che nel 2024 hanno registrato il numero maggiore di morti sul lavoro in Emilia Romagna sono: trasporto e magazzinaggio (23 infortuni mortali denunciati); agricoltura (15); costruzioni (11); noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (5); fabbricazione di macchinari e apparecchiature (4); commercio e riparazione (3); metallurgia (3); industrie alimentari (3); servizi di alloggio e ristorazione (3); sanità e assistenza sociale (3). A livello nazionale, parliamo di 589.571 infortuni di cui 1.090 infortuni mortali nel 2024. Questo vuol dire che ogni giorno in Italia si verificano 3 morti sul lavoro e 1.610 infortuni.
In cinque anni, dal 2020 al 2024, in Emilia Romagna hanno perso la vita sul lavoro 576 lavoratrici e lavoratori: 69 nell’agricoltura, 90 nell’edilizia e 117 nel trasporto e magazzinaggio. Nel 2024 crescono in Emilia Romagna gli infortuni mortali delle lavoratrici donne (11, +57,1% rispetto al 2023), dei lavoratori nati all’estero (23, +21,1% rispetto al 2023) e dei lavoratori over 65 anni (15, +50% rispetto al 2023). Come dimostrato dai dati nazionali relativi al period o 2002 2022, il 55,8% degli infortuni mortali riguarda lavoratrici e lavoratori con contratti non standard, il 54,7% si verifica in aziende con meno di 10 addetti. Esattamente come 60 anni fa, il 33% degli infortuni mortali è causato da cadute dall’alto, i l 15,7% dallo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti.
«Stragi sul lavoro»
«Negli ultimi anni - commenta il segretario generale della CGIL Emilia Romagna Massimo Bussandri - si sono moltiplicate vere e proprie stragi del lavoro: Brandizzo, Esselunga di Firenze, SuviaSuviana, Casteldaccia di Palermo, Toyota di Bologna, Eni di Calenzano, Ercolano. Fa impressione constatare come protagoniste siano spesso e volentieri grandi imprese e aziende partecipate dallo Stato. È inaccettabile che 3 lavoratrici e lavoratori al giorno in Italia siano vittime dell’esasperazione del profitto, del disinteresse per i diritti e la sicurezza di chi lavora. In un paese civile questa sarebbe la priorità di qualsiasi governo: mettere in sicurezza i luoghi di lavoro, aumentare i controlli e sanzionare con durezza chi non rispetta le regole, sostenere il ruolo e il lavoro fondamentale dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, investire in formazione. Queste dovrebbero essere le priorità del Governo, che invece seguendo la retorica del “non disturbare chi produce” appare assente».
«Dalle analisi del nostro Osservatorio - continua Paride Amanti della segreteria regionale - emerge una realtà chiara: c’è un fortissimo legame tra qualità del lavoro, sicurezza sul lavoro e legalità. Sono evidenti i fattori che incidono sul rischio di infortunarsi sul lavoro: i settori più esposti (a partire da agricoltura, logistica e edilizia) sono quelli caratterizzati da maggiore precarietà del lavoro, dalla frammentazione del sistema delle imprese e quindi da una minore dimensione aziendale, dalla maggior presenza di fenomeni di illegalità e sfruttamento fino alle vere e proprie infiltrazioni della criminalità organiz zata. E poi, emerge con forza il tema degli appalti e dei subappalti che intreccia tutti questi fenomeni: più si allungano le filiere dei subappalti a cascata più crescono i rischi per lavoratrici e lavoratori. Bisogna cambiare il modo di fare impresa: massimo ribasso, subappalti a cascata, mancanza di controlli, precarietà del lavoro sono scelte ben precise, non sono una fatalità. Scelte che possono e devono essere cambiate e su questo serve che tutti si assumano le proprie responsabilità: Governo, Istituz ioni, Associazioni di impresa e singole aziende».
«Serve più sicurezza»
«La sicurezza sul lavoro - conclude Bussandri - è al centro della battaglia referendaria della CGIL e chiediamo al Governo risposte sulle proposte chiare e concrete che abbiamo avanzato a tutela della salu te e della sicurezza sul lavoro. E la sicurezza sarà al centro anche delle nostre proposte per la manutenzione del Patto per il Lavoro e per il Clima regionale. Il Patto per la Tutela della Salute e della Sicurezza sul lavoro condiviso nello scorso mandato è stato un punto di partenza significativo ma deve essere attuato in tutte le sue parti: la priorità è estendere le tutele conquistate negli appalti pubblici a tutto il sistema degli appalti privati, consolidare i Tavoli provinciali, realizzare un maggior coinvolgimento degli organismi ispettivi, attuare la formazione obbligatoria prima di cominciare l’attività lavorativa, stabilire procedure da seguire per gli eventi estremi e allargare l’Ordinanza caldo, finanziare progetti per l’introduzione delle tecno logie salva vita nei luoghi di lavoro.