Renato Franchi, dalla Panini a direttore di Sandstorm Publishing ad Abu Dhabi: «Vi racconto la vita qui»
Dagli anni a Modena alla nuova avventura negli Emirati Arabi Uniti, dove si è trasferito insieme alla compagna di Cavezzo Laura Bianchini e al loro figlio Oliviero, di 4 anni: «Viviamo a Yas Island, la cosa che mi ha più sorpreso è la velocità con cui si costruisce»
MODENA. È modenese il primo italiano a dirigere una casa editrice di fumetti al di fuori dell’Europa: Renato Franchi insieme alla sua compagna Laura Bianchini, originaria di Cavezzo, e al loro bimbo Oliviero, di 4 anni, da tre mesi si è trasferito a vivere ad Abu Dhabi, dove è direttore di Sandstorm Publishing, la prima casa editrice di fumetti degli Emirati Arabi Uniti. «Viviamo a Yas Island, una delle isole da cui è composta la città, nonché sede sia di Sandstorm che del circuito di Formula 1 di quasi tutti i parchi divertimenti della città (Warner Brothers, Sea World, Ferrari World) – spiega Franchi – Siamo qui da tre mesi e al momento ho un contratto biennale».
Franchi, questo primato che effetto fa, che responsabilità sente?
«Un effetto strano, si tratta davvero di tracciare una strada di un ambito in cui il mondo arabo non ha una tradizione enorme, ma che qui conta tantissimi appassionati. Come responsabilità sicuramente quella di riuscire ad avere un impatto e di trasferire quello che ho imparato a chi lavora con me, oltre a quella personale dell’aver portato la mia famiglia con me».
In Panini Comics nel 2010 come marketing manager, dal 2016 insegna Marketing e Transmedia nell’entertainment, nel 2022 è sbarcato a Star Comics con il ruolo di Head Of Marketing e successivamente dai fumetti è passato al mondo del gioco come Global Marketing Director di CMON.
«Rispetto ad altre realtà per cui ho lavorato (a Modena in Panini è stata di gran lunga la mia esperienza più significativa), qui parliamo di una realtà molto più piccola (siamo una decina) che è improntata principalmente allo sviluppo del medium locale, sia attraverso le pubblicazioni che attraverso corsi, workshop ed eventi. Quindi una realtà sì più piccola, ma con un obiettivo ambizioso. Ora stiamo preparando la nostra partecipazione al più grande festival della regione, Middle East Film & Comic Con 18 - 20 aprile Adnes Centre Abu Dhabi, dove dovremmo presentare i primi due libri, e all’inaugurazione del nostro community hub».
Come è cambiata la vostra quotidianità?
«La decisione ha richiesto un sacco di valutazioni e di approfondimenti. La mia compagna, Laura, ora lavora da remoto per la stessa società in cui lavorava prima in Italia. Si occupa di geomarketing per lo sviluppo retail. Il diverso fuso orario e la gestione del nostro bimbo richiedono un’organizzazione ferrea ed estrema flessibilità, ma al momento siamo felici del cambiamento. Nel mio ultimo incarico, a lavorare da remoto con fusi orari diversi ero io, quindi ci siamo di fatto scambiati i ruoli. Sono cambiati i weekend, che prima trascorrevamo con le nostre famiglie, mentre ora sono dedicati a esplorare sia Abu Dhabi che Dubai (un’oretta di macchina). Diciamo che una grossa differenza la vedremo tra aprile e maggio, quando il clima comincerà a cambiare (luglio e agosto dovrebbero essere caldissimi) e dovremo passare più tempo al chiuso. Ma qui i centri commercili sono bellissimi e pieni di attività, specie per i più piccoli».
Quali le opportunità per il vostro bimbo?
«Studiare e giocare in un ambiente inglese, oltre ovviamente a vedere un angolo di mondo che in molti visitano ma in pochi “vivono” per più di una settimana. È davvero un Paese che sta vivendo una fase di espansione tumultuosa e che ogni attimo ha qualcosa di nuovo e sorprendente».
Cosa vi sta sorprendendo di più?
«Per quanto mi riguarda, la velocità con cui costruiscono e con cui annunciano nuove attività ed iniziative. Ho visto costruire alla velocità della luce un intero complesso residenziale davanti al mio ufficio, e vedere annunciati il parco di Harry Potter, il treno ultrarapido Dubai - Abu Dhabi e l’annuncio delle finali di Eurolega in meno di tre mesi. Anche il trasferimento essendo un Paese composto al 90% di expat (i locali sono poco più di un milione di persone) è stato davvero semplice. Laura, che era partita con un po’ più di timori “culturali”, è rimasta sorpresa da quanto le donne in realtà siano pienamente inserite sia nella vita culturale che nel business, anche e soprattutto ad alti livelli, e dalla libertà e sicurezza con cui può girare per strada a qualsiasi ora, sia da sola che con nostro figlio. C’è sempre qualcuno pronto a dare una mano e che rivolge un sorriso».