Gazzetta di Modena

Modena

La storia

«Racconto con la musica mia zia Giulia, vittima di femminicidio»

di Serena Arbizzi

	Giovanni Pietri e la zia Giulia Galiotto
Giovanni Pietri e la zia Giulia Galiotto

Giovanni Pietri, studente 18enne del liceo Sigonio, ha dedicato un brano alla zia Giulia Galiotto, uccisa nel 2009 dal marito Marco Manzini a Sassuolo e poi gettata nel Secchia: «Faccio emergere il suo amore per la vita e per i bambini, l’affetto per noi nipotini e il grande desiderio di essere madre»

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SASSUOLO. Una composizione in cui le note musicali che esprimono vitalità prorompente lasciano spazio, passo dopo passo, al presagio angosciante, sino al tragico finale inaspettato. Le si ascoltano nella delicata creazione di Giovanni Pietri, 18 anni, studente del del liceo musicale Sigonio di Modena e del conservatorio Peri di Reggio, nipote di Giulia Galiotto. Era il 2009 quando Marco Manzini, originario di Scandiano, uccise la moglie Giulia Galiotto a San Michele dei Mucchietti, Sassuolo. La chiamò al telefono, le fece credere di doverle mostrare qualcosa e la colpì nove volte alla testa con una pietra. Dopo l’omicidio Manzini gettò il corpo della moglie nel Secchia, per inscenarne il suicidio. E avvisò la famiglia, fingendosi preoccupato per Giulia.

“Una vita rubata”, la composizione per la zia

Le note di Giovanni sono racchiuse nel brano “Una vita rubata” e onorano la memoria della zia Giulia. «La composizione nasce nel contesto di un compito di educazione civica al liceo musicale Sigonio di Modena sulla violenza di genere. Si poteva creare qualsiasi attività espressiva che sensibilizzasse sul tema: io, di solito, in questi casi preferisco comporre perché esprimo così quello che ho da dire». Nel brano di Giovanni, oboe e arpa lasciano spazio alla sensazione di angoscia fornita da ottoni e timpani. La sensazione, il presagio di qualcosa di imminente, che turberà quella tranquillità. «Indicano come la vita felice stesse pian piano diventando un incubo con un contrasto netto fra questi due temi», spiega Giovanni, che ha abbinato al brano un testo toccante. «Ho realizzato una composizione dedicata a mia zia Giulia vittima di femminicidio – scrive il 18enne –. Parte dalla mia esperienza personale per essere una descrizione universale delle dinamiche tipiche della violenza domestica. La colonna sonora non è solo un sottofondo musicale: racconta l’accaduto. Parte dal presente ripercorrendo questi 16 anni di rimpianto, per poi rappresentare la vita di Giulia dall’infanzia all’età adulta. Sedici anni di dolorosa assenza, che ha lacerato legami affettivi profondi, ma non recisi. Il ricordo costante si è trasformato in memoria attiva, consapevolezza della dimensione politica di un fatto che non può rimanere personale, privato, lutto familiare, ma che è doveroso condividere e denunciare come responsabilità collettiva».

Musica e immagini per ricordare Giulia

Nell’ascoltare la musica, si possono osservare immagini di Giulia che scorrono nel video abbinato alle note. «La musica trasmette i vari stati d’animo: in particolare ho voluto far emergere la vitalità prorompente di Giulia, la sua allegria, il suo amore per la vita, per i bambini, l’affetto per noi, suoi nipotini, e il grande desiderio di essere a sua volta madre – dice il nipote di Giulia Galiotto –. Ma negli anni dopo il matrimonio cominciano a comparire, sotto lo scorrere gioioso e armonico della melodia, elementi di disturbo, un presagio angosciante… Si avverte il contrasto tra una vita apparentemente serena, quella che lei vorrebbe vivere, e il tormento della violenza psicologica celata, che incalza e travolge fino alla fine inaspettata».