La libreria Booklet di Nonantola deve chiudere: «Covid, alluvione e sempre meno acquisti nei piccoli negozi»
La titolare Patrizia Pedretti ha annunciato che l’attività è in liquidazione: «L’acqua in negozio provocò 50mila euro di danni, i contributi sono arrivati tre anni dopo e non hanno aiutato. Dispiace abbassare le serrande, ma non avevo alternative»
NONANTOLA. «Costi e ricavi non andavano più d’accordo. Il Covid è stato un duro colpo, poi è arrivata l’alluvione. E soprattutto, le persone comprano sempre meno nei negozi di vicinato: sono costretta a chiudere». Patrizia Pedretti, titolare della libreria Booklet di Nonantola, annuncia che la propria attività è in liquidazione, con la chiusura prevista a metà aprile.
Le ragioni della decisione
«Ci sono tanti fattori dietro a questa scelta, che evidenzia quanto sia difficile oggi tenere aperta una piccola attività come questa in un paese come Nonantola. Guadagno il 27% dell'incasso della vendita di un libro: a queste percentuali solo le grandi catene riescono a rimanere in piedi, perché vendono in grandissime quantità. Ho un giro di clienti affezionati, ma non è abbastanza. Avevo fatto la scelta azzardata di licenziarmi da un posto fisso – spiega la titolare – anche attratta dalle belle parole della precedente amministrazione. Poi, diverse sfortune e l’andamento generale del mercato del libro mi costringono a chiudere». Aperta nel 2017, la libreria di Pedretti ha dovuto subire due importanti avversità: la pandemia da Coronavirus e l’alluvione del dicembre 2020. «L’acqua in negozio superava i 45 centimetri. Erano appena arrivati i prodotti di Natale, sono stati rovinati sei pacchi pieni di libri. Un danno da cinquantamila euro: ho buttato via volumi antichi, libri storici ed enciclopedie da centinaia di euro».
I tentativi di resistere e i ringraziamenti
Ho provato a rialzare la alta, cercando di salvare l’attività, nonostante le situazione fosse molto complessa. I contributi non hanno aiutato: sono arrivati tre anni dopo, nel 2023, su ciò che era stato acquistato dopo l’alluvione. Mi rincresce andare in liquidazione, non solo per i problemi economici che dovrò affrontare, ma soprattutto perché questo lavoro mi piaceva tanto. Sono una persona piuttosto empatica, per me la libreria era un piccolo laboratorio psicologico: dalle scelte letterarie si capisce tanto di una persona. Questa chiusura è il segno eclatante della difficoltà di sopravvivenza delle librerie nei piccoli paesi. Dispiace abbassare le serrande, ma devo: fino a metà aprile sarò aperta vendendo gli ultimi libri rimasti, tramite sconti, promozioni e omaggi. Ringrazio i clienti affezionati e chi mi ha sostenuto in questi periodi difficili».
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