Cristina, agente immobiliare travolta sul lavoro: «Ho perso la gamba, non la mia voglia di vivere»
Teggi stava sistemando un cartello “vendesi” quando è stata investita da un’auto in via Giardini: «Ho capito subito cosa era successo. Nessuna rabbia per chi mi ha investito»
SERRAMAZZONi. Aveva compiuto quel gesto centinaia di volte. Con la sua solita precisione, Cristina Teggi, agente immobiliare modenese, stava sistemando un cartello “vendesi” sulla recinzione di una casa sulla Giardini, alla Fondaccia di Serramazzoni. Era il 18 ottobre del 2019, una giornata serena, le 15.30 circa. Fu un istante qualunque, quello, che si trasformò in una cesura definitiva nella sua vita. Il rombo improvviso di un motore, un’auto che sopraggiunge. L’urto. Il mondo che si capovolge. Un colpo secco contro il muretto e la sensazione istantanea di aver perso qualcosa di irrecuperabile. Cristina non perse i sensi, ma sentì fin da subito che una delle sue gambe non c’era più. Lo sapeva, ancor prima di chiedere conferma alla sorella il giorno dopo in ospedale. Da quel momento, la sua vita è stata stravolta. Ma lei non si è mai fermata. La sua è una storia fatta di sfide, determinazione e rinascita.
Cristina, torniamo a quel tragico giorno. Cosa ricorda di quell’incidente?
«Tutto, perché non ho mai perso conoscenza. Sentivo, vedevo, ero vigile: tant’è che sono riuscita a parlare con la donna che mi ha investita, e sono stata proprio io a rimanere in contatto con gli operatori al telefono e a dar loro il numero di telefono di mio marito. Dentro di me sapevo che mi era successo qualcosa dopo l’urto. È difficile da spiegare: io sentivo che la mia gamba non c’era più».
E poi cosa è successo?
«Sono stata trasportata in elicottero, sedata, operata. L’indomani, quando mi sono svegliata, già lo sapevo. La prima cosa che ho chiesto a mia sorella è stata: “Ho ancora la gamba?”. Lei mi ha guardata e ho capito. Non serviva una risposta».
Come si affronta un trauma così grande?
«All’inizio non lo affronti. Lo subisci. Sei travolto. Camminare, correre, lavorare, guidare: ogni cosa più semplice diventa una montagna da scalare. Ma poi arriva il momento in cui capisci che l’unica scelta che hai è reagire. Io ho avuto la fortuna di essere circondata da un affetto enorme, dalla famiglia, dagli amici, persino dai clienti e dai colleghi: mi hanno dato la forza di rialzarmi. Quando mi è arrivata la protesi di ultima generazione ho ripreso a camminare, sì, ma è stata la mia determinazione a farmi tornare a vivere».
E la rabbia per quello che è successo? Ne prova?
«Non ho mai provato rabbia nei confronti della donna che mi ha investito, che peraltro conoscevo: tutti siamo sulla strada ogni giorno, sarebbe potuto capitare a chiunque, anche a me».
Dopo l’incidente è riuscita a tornare a lavorare?
«Ho tenuto aperta la mia agenzia immobiliare per tre anni dopo l’incidente. Credevo, anzi, ero fortemente convinta, che sarei tornata a fare la professione che amavo. Ma è un lavoro dinamico, che richiede movimento e flessibilità. Io ce l’ho messa tutta, ma ho dovuto arrendermi. Chiudere l’agenzia è stato un dolore enorme, ma poi ho capito che non era sinonimo di perdere me stessa. Ho trovato un nuovo modo di stare al mondo».
Come vive la sua quotidianità?
«Non mi fermo mai. Vado in piscina, esco, viaggio. Ogni mattina alle sette prendo il caffè con le mie amiche. Ho ripreso la patente, guido. Voglio che la gente mi veda per quello che sono: una donna indipendente. Non una vittima. Certo, non è tutto facile. Soffro la sindrome dell’arto fantasma, e sento dolori fortissimi in un piede che non esiste più. Ma non mi abbatto. So qual è la strada che devo percorrere perché ho un traguardo da raggiungere: tornare a essere quella di prima. Quando mi guardo allo specchio lo vedo che non sono più la Cristina di un tempo. Ma io mi sento come lei, e questo mi basta per essere felice».
Come fa, oggi, a parlare di questa vicenda con il sorriso?
«Non è facile la mia vita da quel giorno, è una salita continua, ma ho il carattere adatto a renderla una discesa. So che ogni passo che faccio mi avvicina a una nuova normalità. Il dolore non scompare, le difficoltà ci sono. Ma la vita va avanti, e io con lei. Non bisogna fermarsi. Mai».
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