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Libero accesso al corso di Medicina: «Lezioni online o in forma mista»

di Ginevramaria Bianchi

	Il prof. Michele Zoli, presidente della facoltà di Medicina e Chirurgia di Unimore
Il prof. Michele Zoli, presidente della facoltà di Medicina e Chirurgia di Unimore

Il professor Michele Zoli, presidente della facoltà all’Università di Modena e Reggio Emilia: «Il primo semestre sarà povero dal punto di vista formativo»

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MODENA. L’abolizione del test d’ingresso per la facoltà di Medicina e Chirurgia, prevista dalla riforma, ha generato una tempesta di dibattiti, spaccando l’opinione pubblica tra chi considera la misura come una vittoria per la meritocrazia e chi, invece, la vede come un possibile disastro per la qualità formativa. Se da un lato si vuole garantire che tutti abbiano opportunità di accesso, dall’altro si rischia di scompaginare un sistema che, per quanto imperfetto, aveva almeno il pregio di essere chiaro e strutturato. Ma la vera domanda che molti si pongono è: davvero questa riforma garantirà una selezione giusta ed efficace? A rispondere a questi e ad altri interrogativi è Michele Zoli, presidente della facoltà di Medicina e Chirurgia di Unimore.

Professor Zoli, la riforma ha abolito il test di ingresso per i corsi di medicina ma, a quanto pare, la selezione non è affatto scomparsa. Può spiegare meglio cosa succederà?

«Si attendono i decreti attuativi ministeriali per comprendere quali novità e criticità, a priori moltissime, dovranno essere affrontate sia per i corsi di laurea in Medicina e Chirurgia e Odontoiatria sia per gli altri di area biomedica. Attualmente, l’accesso programmato a Medicina e Chirurgia, che è presente in tutte le nazioni simili all’Italia, è stato solo temporalmente spostato al termine del primo semestre, che farà da filtro. Di fatto, non è stato abolito».

Quindi la selezione si sposta, ma non scompare. E come sarà gestito questo semestre filtro?

«Innanzitutto, voglio premettere che stiamo parlando di una legge dello Stato, e che gli atenei stanno già lavorando per provare ad applicarla al meglio. Alla fine del semestre filtro, tutti gli studenti dovranno passare un esame nazionale omogeneo, che sarà necessariamente una variante di quello attuale, con tutte le sue problematiche. Anche perché l’alternativa degli esami locali esporrebbe a differenze di valutazione tra sedi difficilmente accettabili. Comunque, il numero degli accessi, non solo per Unimore, potrà essere aumentato solo in misura ridotta, in quanto, già ora, il numero di studenti di Medicina e Chirurgia in Italia è circa doppio rispetto agli altri Paesi europei, in proporzione al numero di abitanti».

Quali sono i rischi per gli studenti?

«Chi proseguirà il percorso di studi avrà frequentato un semestre povero da un punto di vista formativo, in quanto quasi certamente somministrato on-line o in modalità mista, per l’impossibilità da parte delle sedi universitarie, sicuramente di quelle più ambite dai candidati, di accogliere in presenza un numero di studenti molto più alto dell’attuale. Problemi ancora maggiori li avranno gli studenti che non proseguiranno gli studi medici o odontoiatrici. Attualmente, una buona parte di loro si iscrive a Biologia o Biotecnologie mediche. Con questa riforma, avendo ricevuto una formazione non solo più povera, come detto prima, ma anche non mirata, potrebbero dover frequentare corsi integrativi. Altri studenti, che oggi possono optare per corsi triennali sanitari o corsi non di area biomedica, molto probabilmente perderanno un anno».

Non c’erano altre soluzioni?

«La Conferenza dei rettori delle università italiane aveva proposto una soluzione diversa e molto più efficiente che non è stata presa in considerazione, ovvero di somministrare ai candidati dei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia e Odontoiatria corsi on-line gratuiti tenuti dalle Università, analoghi a quelli del semestre filtro, prima del test di accesso autunnale. Una procedura che manterrebbe i vantaggi della riforma, come quello delle pari opportunità per tutti gli interessati, ma senza presentarne le tante criticità, tra cui i costi a carico di studenti e studentesse in termini di tempo e qualità dei corsi frequentati».