Marco Ligabue come non l’avete mai visto: dalla musica al rapporto con il fratello Luciano
Il musicista intervistato nella redazione della Gazzetta dagli studenti della 5AL del Muratori-San Carlo linguistico: «Per me il microfono ha sempre rappresentato uno scoglio insuperabile, poi ho capito che...»
MODENA. Marco Ligabue adesso è un cantautore italiano; ma la sua carriera è iniziata diversamente. Nato in una famiglia dove i genitori avevano una balera a Concordia, un locale in cui è cresciuto tra palco e voci di molti artisti famosi che si esibivano dal vivo da Pavarotti a Vasco Rossi. Finché a cinque anni prese in mano la sua prima chitarra «e da lì è stato amore puro».
La musica
L’ispirazione per le sue canzoni arriva da esperienze reali e dall’urgenza di trasmettere un messaggio. Proprio per questo ha scelto di raccontare nelle sue ultime quattro canzoni gli elementi della natura: il fuoco come simbolo della passione e della “Anima in fiamme”; la terra, un grido d’allarme per il cambiamento climatico e un “Toc toc ecologico”; l’aria come leggerezza e “Vento dell’estate” e infine l’acqua, fonte primaria di vita e simbolo del brano più introspettivo dei quattro, “Quello che c’è”.
La sua carriera inizia come chitarrista e autore della band i “Rio”, fino a quando nel 2012 decide di mettersi in gioco come solista. «Non è stato facile perché ho sempre avuto un blocco davanti al microfono dovuto alla popolarità di mio fratello Luciano, che per me è stato sempre un punto di riferimento importante». Il loro è un rapporto speciale rafforzato dalla loro passione per la musica; «ho sempre supportato Luciano all’inizio della sua carriera» e i due si confrontano ancora oggi sulla musica.
Il palco e i concerti
Il palco per lui è tutto e anche se ogni anno fa tra gli 80 e i 90 concerti in tutt’Italia, il palco di Correggio, la sua città, rimane «il più temuto ma anche il più affascinante». Prima di ogni concerto Marco ha un piccolo rito: «Un breve riscaldamento vocale che diventa sempre un momento divertente con lo staff».
La sua canzone “Ogni piccola Pazzia”, occupa un posto speciale nel suo cuore perché è stata la prima canzone con cui si è presentato come cantautore. «Per questo è anche quella per cui avrei desiderato un successo maggiore, ma ho imparato che ogni cosa ha il suo tempo, un passo dopo l’altro». Nel frattempo, però, il mondo della musica è cambiato molto. «Oggi non si sentono più molte canzoni personali perché non si ha l’urgenza di trasmettere un messaggio e si dà molta più importanza ai numeri di ascolto». Se prima l’ascolto di una canzone richiedeva tempo, oggi basta un clic per passare alla successiva. «Questo rende la musica più accessibile a tutti ma anche più dispersiva». Per unire due mondi musicali diversi e confrontarsi con una diversa generazione, in futuro gli piacerebbe collaborare con Lazza, «un cantante che stimo molto».
"Salutami tuo fratello"
Oltre alla musica ha scoperto la sua passione per la scrittura, con il suo libro scritto durante la quarantena nel 2020. L’idea è nata un po' per caso: «Ho iniziato a scrivere senza pensarci troppo e capitolo dopo capitolo mi sono reso conto che poteva diventare un libro», racconta. La parte più difficile è stata scegliere il titolo perché il libro racconta tante storie che riguardano vari temi: dalla vita privata alla carriera. «Alla fine ho deciso che si sarebbe intitolato con la frase che più ho sentito durante la mia vita: “Salutami tuo fratello”. Scrivere un libro e scrivere una canzone sono due esperienze completamente diverse; mentre la musica è più immediata, la scrittura di un libro ti cattura piano piano».
Mollare tutto o continuare? «Ci penso ogni giorno perché la vita è fatta così, di alti e bassi. Anche perché tra le mie più grandi soddisfazioni c’è il premio ricevuto per il mio primo album. Oggi non tornerei indietro e anzi rifarei tutto da capo». Grazie alla sua popolarità ha vissuto esperienze incredibili anche nel campo del volontariato come ad esempio ha fatto alla vigilia di natale alla stazione Centrale di Milano con i “City Angels” portando conforto ai senzatetto.
*studenti del liceo Muratori-San Carlo, classe 5AL