Professione investigatore privato: «Vi racconto i segreti del mestiere»
L'intervista al modenese Giuseppe Zanetti, titolare dell’agenzia Nuova Top Secret
MODENA. In un mondo sempre più digitale, il mestiere dell’investigatore privato ha subito profonde trasformazioni, ma l’essenza del lavoro è rimasta la stessa: raccogliere informazioni in modo discreto, analizzare dettagli e risolvere casi complessi con astuzia e determinazione.
Questo è ciò che sta facendo e ha fatto per 37 anni Giuseppe Zanetti, titolare dell’agenzia Nuova Top Secret, che ha iniziato quasi per caso, scoprendo una passione che lo ha portato a costruire una carriera solida e rispettata.
La sua carriera
Dopo il servizio di leva, un incontro casuale con un investigatore ha cambiato il suo destino. Assunto in un’agenzia a soli 20 anni, ha trascorso dieci anni a formarsi sul campo, acquisendo tutte le capacità professionali necessarie per maturare l’esperienza utile a ottenere la licenza in prefettura e avviare la propria attività. «L’investigazione è un lavoro che richiede alla base curiosità, tenacia, pazienza e resistenza», afferma Zanetti.
La curiosità è la caratteristica principale di un buon investigatore, perché ogni caso è una sfida in cui nulla può essere dato per scontato.
Le esperienze
Non esistono orari fissi: un incarico può durare giorni, settimane o mesi, e spesso la stanchezza si fa sentire solo dopo che l’adrenalina è scesa. Si può lavorare da soli o in squadra, ma operare in coppia è sempre più efficace. Tuttavia, bisogna scegliere con attenzione i casi: alcuni incarichi Zanetti li ha rifiutati per il coinvolgimento di persone a lui vicine. Nel corso della sua carriera, ha affrontato situazioni particolari e anche pericolose. Da giovane, con l’entusiasmo di chi vuole arrivare all'obiettivo, ha vissuto momenti estremi: «Durante un inseguimento dinamico in auto ho rischiato la vita in un incidente. In un’altra occasione, ancora in fase di formazione, sono stato scoperto da un appartenente delle forze dell’ordine armato a causa di una preparazione frettolosa nella fase preliminare dell’indagine, svolta dal titolare dell’agenzia per la quale lavoravo. Errori e superficialità non sono ammessi, un dettaglio trascurato può compromettere l’intera indagine», spiega ancora Zanetti.
La tecnologia
Con gli anni, la tecnologia ha rivoluzionato il settore. Un tempo, per ottenere informazioni bisognava interagire direttamente con le persone del posto, mentre oggi esistono strumenti digitali avanzati come le banche dati. Tuttavia, il mestiere non si basa solo su dati informatici: l’esperienza e l’abilità nel reperire informazioni restano insostituibili. La privacy è un confine invalicabile e chi opera deve rispettare regole precise per evitare ripercussioni legali.
Il rapporto di fiducia tra l'investigatore e chi ne deve usufruire è un rapporto che si basa sulla fiducia e la trasparenza, la figura dell’investigatore deve relazionare il vero e può dimostrarlo con prove visive o acustiche.
Gli incarichi sono vari, spesso Zanetti lavora per privati, aziende o studi legali, con cui concorda la strategia più efficace per ottenere le prove necessarie.
Tra passione e difficoltà
Nonostante le difficoltà, Giuseppe Zanetti, considera questo lavoro gratificante, soprattutto in ambito familiare e personale, quando gli incarichi toccano le famiglie nei loro affetti più cari. La soddisfazione di portare giustizia è impagabile. In tanti anni di esperienza gli è capitato di lavorare anche all’estero, tuttavia, consiglia ai giovani investigatori di operare nel proprio territorio, dove le difficoltà logistiche possono compromettere il lavoro.
Dopo 37 anni, la passione per l’investigazione non si è spenta. Questo mestiere, spesso sottovalutato in passato, oggi è riconosciuto e rispettato e chi lo svolge può fare affidamento su tecnologie all’avanguardia che un tempo non esistevano. l
studentessa del liceo Muratori-S. Carlo, classe 5AL