Lo indagano all’aeroporto, ma è uno scambio di persona
Incubo giudiziario per un 60enne di ritorno dal Pakistan al Marconi Bologna: ha gli stessi dati anagrafici di un carpigiano accusato di maltrattamenti, il gip del tribunale di Modena lo scagiona
MODENA. Sembra una storia da film, e invece è tutto vero. Viene indagato e rischia di finire a processo, per un reato grave come quello di maltrattamenti in famiglia, perché ha lo stesso nome e la stessa età del denunciato. Addirittura, è nato lo stesso giorno nella stessa città, Gujrat.
La denuncia
Il caso è stato affrontato venerdì 14 marzo in tribunale a Modena, relativo a un 60enne pakistano che vive a Bologna, che è stato confuso con un omonimo che vive a Carpi e che è stato denunciato per maltrattamenti sui suoi tre nipoti (due bambini e una ragazza) nel periodo che va dal dicembre 2015 all’ottobre 2016. All’epoca i tre vivevano con lo zio, insieme ad altri parenti, in un’abitazione di Carpi. Secondo quanto rilevato dai servizi sociali, i tre erano costretti a vivere e dormire in condizioni molto disagiate, e subivano percosse. Da qui la denuncia, che ha portato la Procura ad aprire un fascicolo a carico dell’uomo. Che però nel frattempo è sparito dalla circolazione. Vane per lungo tempo le ricerche, e il procedimento di fatto è rimasto bloccato. Questo fino al 30 maggio 2024.
L’incubo all’aeroporto
Quel giorno infatti, il pakistano “bolognese” omonimo è di ritorno dal Pakistan a Bologna. È tranquillissimo, perché è incensurato ed è sempre stato un grande lavoratore. È per quello che è rientrato a Bologna con un volo, per riprendere la sua occupazione, che negli anni gli ha dato riscontri molto positivi. Ma durante i controlli all’aeroporto di Bologna arriva la doccia fredda: dalla banca dati della polizia emerge che ha gli stessi dati anagrafici di un ricercato per maltrattamenti a Carpi. L’uomo, con sua grande sorpresa, viene accompagnato negli uffici e qui gli viene notificato l’avviso di garanzia per maltrattamenti su persone che non ha mai conosciuto. Lui si professa totalmente estraneo alla vicenda, ma l’anagrafe parla contro di lui: è l’inizio del suo incubo giudiziario.
L’iter giudiziario
L’uomo si è rivolto all’avvocato Giacinto Di Silverio, di Bologna, e gli ha manifestato la sua innocenza, dicendo che non era assolutamente lui l’uomo a cui venivano addebitati quei fatti. Il legale ha fatto delle ricerche anagrafiche e, con l’aiuto anche di documenti messi a disposizione della famiglia, ha sostenuto con forza che non era lui l’indagato. A quel punto sono stati convocati dagli inquirenti i denuncianti che, messi di fronte all’uomo, non lo hanno riconosciuto come lo zio violento. Con questi elementi, il legale venerdì è andato in udienza davanti al gip Antonella Pini Bentivoglio, che ha disposto il non luogo a procedere per non aver commesso il fatto. «Siamo più che soddisfatti di quest’esito – commenta l’avvocato Di Silverio – per il mio assistito è la fine di un incubo».