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Il caso

Sessismo e vessazioni in Accademia: parte il processo a Giampaolo Cati, ma Esercito e Ministero non ci sono

di Daniele Montanari

	Le scuderie dell'Accademia e il colonnello Cati
Le scuderie dell'Accademia e il colonnello Cati

Nove militari, tra soldati e soldatesse, hanno chiesto di costituirsi parte civile nel processo al tenente colonnello ex capo del Centro ippico militare. Così hanno fatto anche Sindacato dei Militari, Unarma carabinieri e Fondazione Doppia Difesa onlus, mentre Esercito e ministero della Difesa no

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MODENA. Nove militari come persone fisiche e tre associazioni sindacali hanno chiesto di costituirsi parte civile nel processo a Giampaolo Cati, ex capo del Centro ippico militare (Cim) dell’Accademia di Modena, accusato di molestie persecutorie, violenza privata e abuso d’autorità. Ma tra gli enti non ci sono né l’Esercito né il ministero della Difesa.

L’udienza

È quanto emerso ieri mattina nell’avvio del processo, davanti al giudice Elena Quattrocchi, nei confronti del tenente colonnello 51enne, originario di Roma ma da molti anni a Modena. Presenti in aula anche tutti i giovani militari denuncianti. Tre gli elementi di fondo. Il primo è che degli 11 militari, tra soldati e soldatesse, che hanno denunciato Cati, sono 9 quelli che si sono costituiti parte civile attraverso l’avvocato Massimiliano Strampelli, docente di Diritto militare alla Link Campus University di Roma. Il secondo è che sono risultati tre i sindacati di forze armate che hanno presentato analoga costituzione: il Sindacato dei Militari (attraverso l’avvocato Piero Santantonio di Forlì), il sindacato dei carabinieri Unarma (tramite l’avvocato Monica Gnesi di Monza) e la Fondazione Doppia Difesa onlus (con l’avvocato Claudia Sorrenti di Roma). Il terzo è che, appunto, né l’Esercito né il ministero della Difesa hanno ritenuto di doversi costituire come parte lesa per il danno d’immagine legato alla vicenda. L’avvocato di Cati, Guido Sola (nella codifesa c’è anche Francesca Romana Pellegrini, sempre di Modena) ha sollevato davanti al giudice questioni tecniche contro l’ammissione delle tre associazioni come parte civile. Il giudice si è riservato la decisione: sarà comunicata nella prossima udienza fissata per il 15 aprile alle 14.

I commenti

«Ci dispiace che né il ministero della Difesa né l’Esercito siano sul banco delle persone offese quali parti civili – ha sottolineato all’uscita l’avvocato Strampelli – questo credo abbia provocato un senso di disagio ai miei assistiti. Chi ha denunciato si è sentito messo da parte, non sufficientemente supportato». «Nell’ipotesi accusatoria si tratta di fatti gravi – ha osservato l’avvocato Sorrenti – perpetrati in un contesto di lungo tempo, e con una trasversalità nella discriminazione: non solo a sfondo sessista, ma lesiva in termini più ampi della dignità delle persone». «Il Sindacato dei Militari tutela moralità ed etica delle forze armate – ha commentato l’avvocato Santantonio – il nostro interesse a costituirsi nei procedimenti è sempre stato riconosciuto dall’autorità giudiziaria. Uno su tutti, quello sui depistaggi del caso Cucchi». «Diversi militari dopo l’Accademia entrano nei carabinieri – ha rimarcato l’avvocato Gnesi – ecco perché Unarma si costituisce parte civile, ritenendo siano stati attuati comportamenti lesivi della dignità delle persone».

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