Chiara, l’infermiera carpigiana a Gaza: «Non ci sono farmaci per tutti»
Lodi lavora con Medici Senza Frontiere al Nasser Hospital di Khan Yunis, bombardato da un drone tre giorni fa: «Da tre settimane niente rifornimenti, bevande, cibo e soprattutto medicine, siamo costretti a scegliere chi curare», ha raccontato in un’intervista a “Splendida Cornice” su Rai 3
CARPI. A Khan Yunis, città del sud di Gaza, gli operatori sanitari di Medici Senza Frontiere (Msf) lottano nei corridoi del Nasser Hospital per prestare assistenza alle migliaia di persone che neccessitano di cure. Fra gli eroi dell’unità di emergenza, che interviene quando sopraggiungono guerre o cataclismi naturali, c’è anche la carpigiana Chiara Lodi. La parola “eroi”, spesso usata a sproposito, in questo caso calza a pennello: nella Striscia di Gaza, infatti, gli operatori di Msf rischiano costantemente la vita. Soltanto 3 giorni fa il Nasser Hospital, in cui lavora Chiara, è stata bombardato da un drone, stessa sorte capitata a un’altra struttura ospedaliera del sud di Gaza, dove sono morti due membri dello staff medico.
La ripresa del conflitto e l’emergenza
«Sono a Gaza da circa un mese – ha raccontato Chiara, intervistata nella trasmissione “Splendida cornice” su Rai 3 – Dopo il cessate il fuoco la situazione sembrava migliorata, le frontiere erano riaperte e abbiamo fatto rifornimento di cibo, bevande e medicinali. Gli occhi delle persone si erano riempiti di speranza, ma tre settimane fa siamo tornati alla tragica realtà». La ripresa del conflitto ha gettato a terra il morale degli abitanti di Khan Yunis, ma la conseguenza veramente tragica è un’altra: «In città non entrano più i beni primari. Le nostre scorte di medicinali sono in esaurimento e ora dobbiamo scegliere chi curare. Ciò che abbiamo non basta per tutti. Ogni giorno la struttura ospita 1.200 pazienti, di cui soltanto una parte sono qui a causa del conflitto». Chiara ha poi fatto il punto sullo stato d’animo della popolazione locale: «Hanno uno sguardo apatico, alcuni sono arrivati a dire che avrebbero preferito morire all’inizio della guerra per non vedere il loro paese distrutto. Negli ospedali proviamo a offrire anche un’assistenza psicologica, sia agli abitanti sia ai membri dello staff medico. La vita a Khan Yunis non è per nulla facile, abbiamo difficoltà anche solo per raggiungere l’ospedale.
La storia di Chiara con Medici Senza Frontiere
Da quando sono entrata in Medici Senza Frontiere ho realizzato il mio sogno di viaggiare in tutto il mondo, senza però ignorare il benessere degli altri». Il pensiero è poi andato ai genitori, che da Carpi si mettono quotidianamente in contatto con la Striscia di Gaza per sapere come stia Chiara: «Mi tempestano di messaggi e chiamate. Nonostante sia trascorso tanto tempo non si sono ancora abituati all’idea che io sia così lontana da casa. Si tengono continuamente aggiornati sui paesi in cui mi trovo». In chiusura, Chiara Lodi ha rivolto un messaggio a chiunque volesse dare una mano con una donazione: «Non so cosa accada nelle altre organizzazioni, ma dopo anni di lavoro per Msf so dove finiscono i soldi donati e posso garantire che vengono utilizzati per la giusta causa. Non c’è da preoccuparsi, dunque: il vostro denaro aiuterà davvero chi ne ha bisogno».