Gazzetta di Modena

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L'inserto - Seconda puntata

80 anni di Liberazione: la tragedia di via Ruggera, una 12enne uccisa dai militi

di Adamo Pedrazzi*
80 anni di Liberazione: la tragedia di via Ruggera, una 12enne uccisa dai militi

Il racconto datato lunedì 2 aprile 1945: «Si ammazza con la massima indifferenza e si spara come se la vita non fosse cosa sacra»

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MODENA. La giornata di ieri si è chiusa con un fatto tragico, a causa del quale ha perduta la vita un’innocente fanciulla. Poco dopo le ore 6 pomeridiane il rione cittadino, compreso fra Via Ruggera, S. Giacomo, Stella e Canalchiaro, à messo a soqquadro da numerosi elementi della Brigata Nera i quali, sbarrato l'accesso alle vie stavano braccando su per le case nei cortili, in cerca di, dicesi, due partigiani vestiti con abiti tedeschi, che dovevano trovarsi rifugiati in quei pressi.

Come sempre in codeste azioni di rastrellamento si spara a più non posso dai militi, non per vera necessità, ma per la necessaria intonazione dell’impresa. Codesti colpi sparati il più delle volte in aria, finiscono sempre per fare qualche danno o alle cose o alle persone.


Caccia ai partigiani
Ieri appunto una giovinetta che abitava in sulla via Ruggera, spinta dalla curiosità di mettere il capo fuor della finestra per vedere quanto stava accadendo sulla pubblica strada, veniva colpita da uno di codesti proiettili vaganti ed uccisa.
Questo è il tragico risultato della battuta chiassosa ed inutile, perché dei due partigiani nessuna traccia. Essi, sempre che vi siano stati in quelle contrade, sono riusciti a svignarsela in un modo o in un altro.
Era corsa per città la voce che vi fosse stato un morto in sulla via Ruggera, ma la voce è risultata errata. Pure di un altro mancato omicidio si va narrando, il quale avrebbe avuto la sua sede in via Mascherella.
Si narra, ma la novella ha del romanzesco, che colà un milite stava per fare fuoco su di una persona, ma al momento in cui stava per sparare una donna che gli passava accanto, prontamente gli deviava l’arma facendo fallire il bersaglio al colpo che partiva dall'arme. Ripetiamo che la notizietta è dubbia per la sua parte, nondimeno la veniamo narrando perché essa può, assieme alle altre, dare un’idea di quanto sia facile cosa, in oggi, fare uso delle armi anche per i più futili motivi.
Si spara, si ammazza, con la massima indifferenza, come se la vita dell'uomo non fosse cosa sacra. Per un nonnulla si corre all’arma e se questa falla non è certo per colpa della volontà di chi la maneggia, ma per l’imperizia, per la fretta e per la esaltazione alcoolica, poiché gli atti impulsivi sono per lo più dovuti a fenomeni di tale natura.

Le incursioni inglesi
Oggi l’aviazione inglese non è stata per nulla oziosa, anzi, nei nostri riguardi, ha accentuata la sua attività, poiché fra le tante squadre che hanno solcato il nostro cielo, una ve ne è stata che ha puntato decisamente su di un vecchio obbiettivo le tante volte oggetto di ripetute bersagliate: il Ponte di S.Ambrogio sul Panaro.
Questa volta è stato colpito e malamente conciato, al segno che i soli pedoni possono transitare su di esso e non senza un qualche pericolo. L'offesa avveniva in sulle ore 14 e stando a Cittanova sulla via Emilia ho potuto scorgere la fumata che s'innalzava dal ponte colpito.
I tedeschi non hanno posto tempo in mezzo, e non appena è stato possibile si sono messi all'opera per tentare un rabberciamento dell'opera guastata. Tutti coloro che abitano nei pressi sono stati mobilitati ed il lavoro s'è fatto febbrile. Così mi narrava persona che per un colpo d’astuzia ha potuto sottrarsi alla fatica alla quale moltissimi, loro malgrado, hanno dovuto sottostare.
Codesto ponte è di capitale importanza pei transiti tedeschi al segno che in sua mancanza debbono compiere un assai lungo giro per servirsi del Ponte di Navicello. Anche codesto però è stato più volte minacciato e verrà giorno nel quale saranno cantate le sue esequie.

La testimonianza
Un amico, a sua volta funzionario comunale, che tiene l’abitazione sul Corso Canalchiaro, è in caso di fornirmi esatte informazioni sull'episodio verificatosi in detta via, episodio nel quale ha perduta la vita la predetta giovinetta quattordicenne.
Sul detto Corso sotto l'antico portico che sta tra le vie Bertolda e S.Giacomo, si apre una canova di vino frequentata di preferenza dai militi della Guardia e da quelli della Brigata Nera.
Le libazioni sono piuttosto notevoli forse per la bontà del vino, ma indubbiamente per l’attitudine al bere da parte di chi teme il secco, come dice il popolo.
È notorio che bene spesso qualche cliente esce fuor dalla taverna bene in cimbali. Fatto sta che nel giorno pasquale alle ore 6 all'incirca del pomeriggio, alcuni militi uscenti da quel luogo erano piuttosto rumorosi ed in voglia di far baccano.
Brano in tre o quattro: ad un tratto fra costoro si accende una furiosa rissa a suon di pugni e di improperi.
Sempre seguitando nella intrapresa battaglia, la comitiva raggiunge l’incrocio della via Canalchiaro con via Ruggera, in sull’angolo della quale si apre l’osteria detta di S. Chiara, ove si trovavano, a quanto sembra, altri militi.
È in quel tratto di via che si odono i primi spari di mitra, ad opera di uno di quei forsennati che impugnando l’arma andava gridando: via che sparo! Una giovanetta che abita in casa Lolli, quella che fa angolo colle due predette vie, e che se ne stava affacciata alla finestra, la seconda sulla via Ruggera, veniva colpita da quattro pallottole che le perforavano il cranio.

Aveva dodici anni
La poveretta si abbatteva sul davanzale sporgendo il capo dalla finestra.
Da quel capo il sangue grondava e veniva a cadere sul marciapiede della strada. Giunte a questo punto le cose mutano di punto in bianco, quella che era rissa si cambia in tragedia, e d'un attimo le vie Canalchiaro e Ruggera pullulano di uomini della Milizia, chi a piedi chi in motocicletta, i quali si apprestano a sbarrare le vie, occupati, apparentemente, in una battuta per rastrellare non si sa chi. La ragazzina, condotta d’urgenza all’Ospedale, vi sosteneva un immediato atto operatorio, ma ogni cura risultò vana: la piccola moriva. Essa rispondeva al nome di Rossi Luciana, era dodicenne appena, unica figlia di un maresciallo maggiore in attività di servizio presso l’Accademia Militare.
Molti i commenti e le induzioni che si traggono dal fatto disgraziato, soprattutto si formula l’augurio che dallo stesso sia per uscirne un utile insegnamento ed un principio: che le armi debbono essere date a coloro che hanno il necessario discernimento del come e quando debbono usarle. Troppi ragazzi scherzano col fuoco!

*Adamo Pedrazzi (1880-1961) era direttore della Biblioteca Poletti, reggente dell’Archivio Storico Comunale e, all’epoca, pubblicista per la Gazzetta dell'Emilia