80 anni di Liberazione: «Quatti quatti negli scantinati umidi e bui»
Il racconto datato 4 aprile 1945, i modenesi si difendono da mitragliate e bombe: «Oggi la città è più triste del solito», si teme il peggio
MODENA. È appena giorno che si inizia il rosario delle incursioni. In codesti primi giorni d’aprile tale calamità s’è talmente infittita che incominciamo a pensare seriamente se non sia il caso di perdere ogni fiducia nelle reiterate promesse che più, per l’avvenire, saranno disturbate le zone sulle quali non stanno obbiettivi di guerra. È uno strano modo di allontanare da sé colpe altrimenti imputabili, poiché la voce obbiettivo di guerra è tanto vasta che si presta ad ogni uso e consumo. Sino il pacifico contadino che vanga la sua terra può definirsi un obbiettivo di tale natura in quanto egli facendo produrre la sua terra, concorre a rendere più efficace la resistenza. Eccoci dunque ai primi spari mattutini ed allo sgancio di bombe di non piccola mole a giudicarlo dal fracasso che diffondono all’intorno. Sappiamo che obbiettivo del mitragliamento è stata la villa del Conte De Albertis sulla via, o quasi, del Canaletto, mentre le bombe sono state lanciate nello stesso terreno di Albareto, ma in zone campestri ove numerose squadra di sterratori stanno lavorando attorno ad opere di difesa contro una supposta e prevista irruzione del nemico. Più tardi nuovi cacciatori si attardano sul nostro cielo, girano circospetti sulle nostre strade del forese, ed appena annusano la preda, spengono i motori, si buttano in picchiata e giù sventolate di mitraglia che non fallano. Oggi le azioni più efficaci sono state per la via Giardini sulla quale una grossa vettura della Ditta Macchia è state crivellata di pallottole indi incendiata, e non molto dopo la stessa sorte toccava ad una capace vettura da trasporto ora in servizio della Croce Rossa. Nessun morto o ferito, perché tutti coloro che si trovavano sulla vettura hanno fatto in tempo a mettersi fuori di pericolo. Ormai ci si è fatti persuasi che qualsiasi mezzo di trasporto, non esclusi lo possiamo dire anche i carri funebri, può essere oggetto di mitraglia, perché dove si scorgono due ruote, queste possono ritenersi in servizio di guerra. Ho osservata una cosa che da un po’ di tempo più non si vedeva in Modena: il fuggi fuggi al momento degli allarmi, ovvero allo scorgere in cielo le grosse schiere. Il nostro popolo s'è fatta una teoria in proposito di sorvoli di apparecchi. Egli sa quand'è che gli apparecchi tirano dritto per la loro via senza occuparsi di noi. In tale caso vedi grandi e piccini starsene curiosi col naso all'insù per godersi dello spettacolo, che è sempre attraente, contano gli apparecchi, ne esaminano il rombo possente per giudicarne la entità motrice, e, tutt'al più hanno un pensiero di commiserazione per quei poveretti che fra poco saranno oggetto di una grave catastrofe. (...) Oggi si è appunto avverato uno di codesti sbandamenti di rotta, ed è per questo che, prima ancora che si udisse il segnale del pericolo imminente tutti scendevano dalle case, le donne coi bimbi in collo ed a mano, tutti correvano lesti verso il luogo che si teneva per sicuro. Qualcuno giunto in sulla scala del rifugio stava in sulla via quasi per dovere d'osservatore, ma veramente i più se ne stavano quatti quatti entro i vasti budelli in muratura o nello scantinato umido e buio. Ad ogni scossone o schianto di scoppio erano brividi che si provavano, erano rimpianti per quei disgraziati cui non avrebbe giovato né il rifugio né lo scantinato perché si ha una bella voglia di dire: ponetevi al sicuro! Ma se la bomba vi viene sopra, è affare fatto, non c'è rimedio preventivo che vi salvi dai suoi terribili effetti. Oggi la città è più triste del solito, cioè il parlottare che nei giorni andati poteva sembrare quasi ilare, constatando che gli avvenimenti dei fronti d’occidente e d’oriente erano tali che potevano lasciare sperare in una imminente fine dello stato di guerra, s'è fatto, tale chiacchierio, preoccupante, e le menti ne escono come prese da un sentimento di panico o di costernazione. Questo non tanto per le vicende aviatorie dell'oggi, quanto per certe misure difensive che si vanno prendendo nelle vie di accesso alla città; misure che consistono in grossi e solidi sbarramenti fatti con travi di ferro infitto nel terreno in doppio ordine o di abbondanti cumuli di rottami deposti accanto agli sbarramenti. Tutti si chiedono il perché di tali opere dal momento che Modena sta per essere dichiarata città aperta. Se tali opere si vanno conducendo ad affrettato fine, significa che ogni speranza di tenere lontano dalla città il flagello dell'occupazione o del teatro di combattimento, sta per tramontare; mentre le azioni si adeguano alla volontà di colui, è uomo al potere, che dice che la città deve essere contesa al nemico casa per casa, uscio per uscio. Soprattutto coloro che stanno nel suburbio cittadino sono nella maggiore apprensione perché per loro non v'è mezzo di scamparla dal sacrificio di ogni loro possesso, se non della persona. Quindi fiere proteste di invocazioni di soccorso da parte di codesti foranei, che insistono per essere accolti in città. Le difese che oggi si preparano fanno l'effetto dei famosi pannicelli caldi, ed al momento opportuno ci troveremo in un mare di guai sotto ogni punto di vista. Non è sufficiente cosa predisporre qualche impedimento che valga a sbarrare -sempre che abbia in sé tale efficacia, il che è dubbio- il passo ai grossi carichi ed ai carri armati, ma per vivere non è semplicemente necessario guardarsi dal piombo nemico, perché se questo è un elemento negativo che deve essere tenuto lontano, vi sono invece elementi positivi che alla loro volta debbono essere coltivati perché senza essi si viene a toccare lo stesso effetto negativo cui si giunge nel primo caso: la vita che se ne va. Ed in questo secondo caso che ha fatto e che fa Modena per premunirsi? Nulla, eccezione fatta per una radicata fiducia che sulla nostra terra non verrà il tanto temuto incontro. Ma se questo fatalmente avvenisse? Meglio non pensarci? La giornata d'oggi che potremo mettere fra le più movimentate in fatto di offesa dall'alto, si è chiusa in bellezza, tanto per non smentire sé stessa. Poco dopo l'imbrunire si odono formazioni che passano alquanto lontane dalla città. Non è Pippo che si appresta a compiere i suoi soliti giri, bensì è qualcosa di più. A questa prima ondata, che passa quasi in sordina, ne succedono altre a sera fatta, e sono tali che anche i signori tedeschi che tengono in mano la manovella della sirena, danno il via per un sibilante pericolo imminente. Un allarme notturno, erano mesi e mesi che non ne udivamo, che succede ad una giornata che è stata sufficientemente provata da asprezze aviatorie, è venuto a portare uno scompiglio quanto mai giustificato in ogni casa. La gente incomincia a popolare le vie, ormai fatte deserte dal coprifuoco; si odono esclamazioni di donne che fuggono; chi ad alta voce invoca lo spegnimento delle luci che filtrano all'esterno; chi chiama qualche famigliare in ritardo; tutti corrono circospetti preoccupati di una catastrofe che si temeva vicina, considerato che il cielo in ogni lato risuonava tempestoso pel ronzio ed il frastuono di numerosi motori. Ve ne erano di vicini e di lontani; verso valle e verso monte al mattino ed a sera; chi andava e chi tornava. Mai in tanto tempo di guerra abbiamo notata sul cielo nostro in volo notturno simile moltitudine di apparecchi. Nessuna luce in cielo; da tempo sembra che gli Anglo Americani non facciano più uso dei razzi luminosi ma neppure il caratteristico frastuono e rimbombo delle effettuate esplosioni. Forse la lontananza degli obbiettivi colpiti ha impedito a noi di udirne lo schianto, fatto sta che per noi passata liscia. Per tutta la notte è stato un continuo andare e tornare di grosse formazioni di apparecchi giganti. Il loro poco comune rombare dei motori possenti ci giungeva quasi nuovo. Chi ha dormito stanotte? La tregenda del cielo aveva -vedete caso strano- correspettivo in terra, perché le vie cittadine erano percorse da carri, carrette, automezzi, quadrupedi ed anche soldati che fra un vocio sospingente bestie da tiro, ed il frastuono dei carri e dei motori, se ne andavano verso ovest in cerca di un nuovo destino, che poteva essere quello di un desolato ritorno in patria. Vi tornano però senza l'entusiasmo col quale ne erano partiti, ed in arnese che non denuncia al certo un benessere raggiunto. Da Bastiglia giunge la triste nuova che in quel luogo sono stati fucilati due giovani partigiani, ad opera dei militi della Brigata Nera. Le vittime rispondono ai nomi di: Pellacani Sergio, da Bastiglia e Paltrinieri Guglielmo pure da Bastiglia.
*Adamo Pedrazzi (1880-1961) era direttore della Biblioteca Poletti, reggente dell’Archivio Storico Comunale e, all’epoca, pubblicista per la Gazzetta dell'Emilia