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Dazi Usa, l’allarme dei sindacati: «Per Modena è un terremoto, si rischia il deserto industriale»

di Alice Tintorri

	Rinaldi (Uil), Papaleo (Cisl) e Dieci (Cgil)
Rinaldi (Uil), Papaleo (Cisl) e Dieci (Cgil)

Cgil, Cisl e Uil prospettano un quadro a tinte nere dopo la decisione di Donald Trump: «Serve un contratto sociale che coinvolga tutte le parti, anche gli imprenditori»

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MODENA. Uno tsunami, un’onda devastante destinata a infrangersi sull’economia del territorio, travolgendo, primi fra tutti, i lavoratori e le lavoratrici. Così è stata definita da Cgil, Uil e Cisl la crisi che ormai da tempo colpisce la produzione industriale modenese, ma che dal 2 aprile, definito dal presidente Donald Trump “Liberation Day”, ha acquistato una nuova forza. I pesanti dazi statunitensi rappresentano infatti una minaccia gravissima per il Made in Modena e per la sua presenza nei mercati internazionali, infierendo drasticamente su una fragilità già esistente.

L’allarme dei sindacati

Mettersi al riparo, di fronte a questo pericoloso terremoto, che scuote il terreno dell’economia, della geopolitica e della società intera, però è possibile. Ad affermarlo sono le organizzazioni sindacali Cgil, Uil e Cisl, che insieme hanno redatto un documento unitario, un “contratto sociale” rivolto alle istituzioni, alle imprese e alla società civile di Modena, per tutelare la produzione e i lavoratori vittime della crisi. «Per far fronte ai complicati cambiamenti che rischiano di travolgere l’intera Europa e la stessa democrazia serve una risposta comune, un’alleanza forte a partire dal territorio modenese. Intelligenza e sensibilità collettiva, oltre alla consapevolezza della portata di questa crisi, sono necessarie e urgenti per proteggere il nostro modello produttivo», ha spiegato Rosamaria Papaleo, segretaria generale di Cisl Emilia Centrale. Ad essere a rischio, secondo le stime, sono infatti 60mila posti di lavoro in Italia, di cui 10mila in Emilia Romagna. Una linea d’azione condivisa, che protegga i lavoratori dalla disoccupazione e il territorio dalla desertificazione industriale, sembra allora essere la sola strada percorribile per evitare i danni di una crisi destinata ad aggravarsi.

Le misure richieste

Sono misure e richieste semplici, ma decisive quelle che compongono il contratto sociale realizzato dai sindacati: «Nessuno deve perdere il proprio posto di lavoro, la soluzione alla crisi non sono i licenziamenti. L’obiettivo comune è quello di accompagnare il territorio in una transizione industriale giusta, che garantisca ai lavoratori e alle lavoratrici nuovi servizi e sicurezze. La partecipazione deve però essere collettiva: da Confindustria alle associazioni cooperative, dalle imprese alle istituzioni», ha ribadito il segretario generale di Cgil Modena, Daniele Dieci. Investimenti nella formazione e nella rioccupabilità dei lavoratori e delle lavoratrici, utilizzo degli ammortizzatori sociali per gestire la crisi, redistribuzione degli utili, potenziamento dei servizi pubblici per la coesione sociale del territorio, promozione di un piano straordinario per la Salute e la sicurezza sul lavoro, adozione di una Carta della logistica etica: queste sono le principali mozioni, invocate all’unisono da Cgil, Uil e Cisl per un futuro sostenibile. Per la gestione della crisi, è inoltre stata richiesta al Comune di Modena l’attivazione immediata del tavolo di analisi condivisa per l’elaborazione di strategie a tutela del tessuto economico e della produzione industriale. E il Comune ha subito dato l’ok. Il primo incontro, presieduto dal sindaco, è in programma martedì 22 aprile e sarà preceduto da un incontro preparatorio fissato per l'8 aprile.

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