80 anni di Liberazione: si distribuisce la carne bovina, ma non a tutti
Il racconto datato 7 aprile 1945: in campagna molte famiglie non la riceveranno ma si sa che nel forese ci pensano i partigiani
MODENA. Un po’ di chiasso durante la notte per il diporto di Pippo che alla fine si sfoga lanciando numerosi spezzoni in aperta campagna tra la Madonnina e la Bruciata. Forse nella sua intenzione voleva colpire la via Emilia, tanto per rovinarla, poiché su quel tratto di via oggi ogni traffico, anche notturno, è cessato causa la impraticabilità del ponte sul Secchia a Marzaglia. Sul fare dell’alba il cielo s’è fatto nuvoloso, quindi il via vai dei velivoli, anche quelli diretti altrove, è venuto a mancare, e tranne una scorribanda di minor conto attorno alle ore otto ed il solito passaggio di formazione alla consueta ora delle 12,30, la giornata non è stata più oltre turbata dalla insistenza degli incursori. Stamane, erano circa le ore 9, gran baccano nella via della Pace, copiosi spari d'arma da fuoco e conseguenti due morti uno per ogni campo dei contendenti. L'operazione di stamattina sembra sia stata un codicillo a quella compiuta ieri dai partigiani nei riguardi della signorina Bacchi Anna Maria. Si trattava ora di impossessarsi della persona del di lei padre, ed all'uopo una squadra, piuttosto numerosa, di partigiani, si portava in via della Pace, e, circondata la casa ove ha domicilio il Bacchi, faceva irruzione nell'appartamento di lui. Ma il nido era vuoto. Durante l'operazione v'è stato chi della stessa rendeva avvertito il Comando della Brigata Nera il quale inviava su autocarro una pattuglia di militi, la quale giungeva in tempo ad ostacolare la fuga dei partigiani che insospettiti dell'arrivo dei militi desistevano dall'impresa anche perché la medesima non poteva condursi a buona fine data l'assenza del Bacchi. Si aggiunga che due soldati tedeschi avevano diggià per conto loro incominciato a fare uso delle armi, dimodoché al giungere della Brigata Nera si diè inizio ad una vera battaglia. Uno dei militi rimaneva ucciso nel combattimento ed un partigiano che non poté uscire a tempo dalla casa, trovava la morte sul tetto nel quale si era rifugiato, colpito da arma da fuoco. Sul campo della lotta rimaneva una bicicletta. Il grosso dei partigiani riusciva a mettersi in salvo. Gli abitanti della via sono stati chiusi in casa per oltre un'ora, per quel tanto di tempo che è durato il combattimento e la successiva opera di perlustrazione nelle case per accertarsi che i partigiani non avessero preso in esse il loro rifugio. Siamo sempre all'oscuro sulle condizioni politiche, per così dire, sia della signorina Bacchi che del padre di lei; qui solo si conosce che vivono nella bella villa provenienti dalla città, vi sarebbero come sfollati, e si ritiene che il padre, uomo bassotto ed anziano, così mi viene descritto, sia di patria bolognese. Pel momento null'altro si sa di loro. Persona che viene da Formigine mi narra che su quella terra e precisamente lungo la via che mena al Cimitero, un bombardiere, appartenente alle grosse squadriglie, transitanti nella giornata di ieri, scaricava il suo ampio bottino di spezzoni incendiari e di bombe, per trovarsi, detto apparecchio, in avaria. Lo si vide staccarsi dal grosso della formazione, sbandarsi alquanto, gironzare a fatica, indi liberarsi del fastidioso peso. Compiuta tale operazione sembrava dovesse rimettersi in sesto nel suo camminare, ma fu affare di poco tempo, perché fu visto prendere terra alquanto lontano da Formigine. Ci mancano ulteriori notizie coi particolari dell'atterraggio. Speriamo di poterne venire in possesso, perché si tratta di un rarissimo caso tenuto conto che sino ad oggi ben pochi sono i velivoli Anglo Americani che cadono al suolo o perché colpiti o perché in disordine negli apparecchi motori. Oggi la carne bovina viene distribuita a soli tre quarti degli abitanti della città. Quelli del forese sono esclusi dal beneficio, e quella quarta parte di cittadini che si trovano nelle stesse condizioni, sarà provveduta, in cambio della carne, di 50 grammi di pesto misto e di altrettanta trippa. È noto però ai più, che ai foranei non verrà a mancare la settimanale porzione di carne, anche se la pagheranno qualcosetta di più, poiché essi fanno parte di quei fortunati cui provvedono in rifornirli dei più vitali alimenti i partigiani. Ormai si sa che nel forese della città e nelle immediate campagne, si vive con minori apprensioni sugli alimenti, di quanto lo si faccia nella città, poiché ormai al di fuori delle mura si sono venuti tacitamente formando provvidenziali uffici che sostituiscono validamente e SEPRAL e COPROMA ed Annona, senza tante cerimonie e con un tatto ed un buon senso aderenti alla realtà ed ai bisogni, che possono dirsi veramente esemplari. Lo strano si è che anche i produttori ad esempio, quelli cioè che disertano i raduni ufficiali, sono lieti di servire i partigiani, poiché nella partita percepiscono maggior denaro. Il fatto lo si spiega perché a vantaggio dei produttori è concessa buona parte di quel tanto che va perduto fra i copiosi laberinti nei quali si annidano i molti uffici più o meno corporativi. Un primo provvedimento di indole annonaria preso dal neo prefetto Dott. Mangotti, viene a cogliere nel segno. Egli ha reso libero il commercio dei conigli, del pollame e delle uova. Solo così la città potrà di nuovo provvedersi segnatamente delle uova le quali erano totalmente scomparse dal commercio non appena una disposizione ufficiale, piena zeppa di minacce contro gli inadempienti, imponeva l'obbligo di consegnare le uova al solito raduno e centro di raccolta, per dare retta una volta ancora ad errati metodi, ma soprattutto per creare una classe di fortunati procaccianti, i quali da codeste raccolte hanno tutto da guadagnare. In proposito farò cenno di un casetto capitato proprio a me. Per ragioni d'Ufficio, cioè per accudire al ritiro d'urgenza di alcune collezioni d'arte ospitate da tempo nel Castello di Guiglia, ho dovuto, previa concessione della Prefettura, fare appello al Comando dei Vigili del Fuoco per il prestito di un adeguato autotrasporto. Detto Comando mi avverte però che non ha il fabbisogno in legna richiesto per il gazogeno. Sudo quattro camicie per giungere al possesso di 10 quintali di legna, buoni per effettuare tre corse di andata e ritorno, e finalmente avuto il buono per quel dato magazziniere mando persona per il ritiro della legna. L'inviato ritorna dicendomi che il Tizio non consegna la legna se non si versa sull'unghia il denaro contante. Pensate che il buono era intestato alla Prefettura! Questo non conta: chiedo qual è la somma occorrente, e mi si risponde: lire 3220 più 64,40 per bolli! La legna in discorso viene quindi a costare lire 320 al quintale. Dovrebbe essere di robinia-tale richiedendola il gazogeno- invece è di comune olmo picchiettata qua e là di pioppo, nefandissimo per l'impiego specifico. Conclusione: quella legna che al produttore viene pagata 55 lire al quintale coll'obbligo di consegnarla a quel dato raccoglitore, la va al momento del bisogno a ritirare pagandola le somme predette. V’è l'attenuante a favore del commerciante, che detta legna va segata in pezzi piccoli, ma, signori miei, tra le 55 d'acquisto e le 320 di vendita c'è tale margine che ci sembra di troppo eccessivo. È mio proposito presentare codesta fattura alla Commissione Provinciale del prezzi. Vedremo se il commercio nero lo si vedrà individuato in questa faccenda.
*Adamo Pedrazzi (1880-1961) era direttore della Biblioteca Poletti, reggente dell’Archivio Storico Comunale e, all’epoca, pubblicista per la Gazzetta dell’Emilia