80 anni di Liberazione: rastrellamenti e mitragliate su cavalli da tiro
Le Brigate Nere uccidono un ragazzo che scappa, i partigiani sequestrano i delatori e li mandano in montagna
MODENA. Stamane, appena uscito di casa, apprendo la notizia che il famoso Ponte Alto sul Secchia se ne è andato. Non però lo hanno colpito le bombe, e sì che sono state molte quelle sganciate su di lui, dall'alto, ma bensì è stato quasi per intero distrutto da un poderoso scoppio di una mina che, nel ventre del medesimo, avevano predisposta i Tedeschi. Questi però attendevano l'occasione propizia, in questo caso disperata occasione, prima di fare brillare codesta mina, ma i partigiani li hanno astutamente prevenuti; perciò in uno al danno anche la beffa.
Ponte minato
Ecco spiegate in tale modo uno di quei tanti rombi che abbiamo uditi nella nottata. Quello che invece resta per il momento non sufficientemente lampante è il modo col quale i partigiani sono riusciti a superare la vigilanza di dieci cerberi, posti e trovantisi di continuo a fianco del ponte quali custodi oculati. Vedremo se, coll'andare dei giorni, potremo saperne alcunché in proposito. Sta di fatto che né vittime vi sono state, né sangue si è sparso.
La strada crivellata
Oggi sono di turno, come suol dirsi, a Cittanova Corletto, nel quale luogo giungo nella mattinata, dopo una corsa in bicicletta tra una sorvolata e l'altra degli apparecchi Anglo Americani. Trovo, dopo otto giorni di assenza, che molti fatti e fattacci sono accaduti costà in sì breve tempo.
Anzitutto mi sorprende di vedere l'asfalto della via Emilia, nell'incrociarsi che ella fa colla via del Corletto, crivellato di buchette dovute ad un vigoroso mitragliamento che aveva per bersaglio un biroccio carico mobili. Lo stesso birocciaio, che è un tale Gabrielli di Cittanova, era stato, mezz'ora prima, fatto segno ad altra offesa del genere agli inizii della via di Cognento che si diparte appunto da quella del Corletto. Scampava dal pericolo, staccando per tempo il cavallo e sferzandolo per farlo fuggire mentre egli si poneva in salvo entro una casa colonica che riceveva in pieno la mitragliata.
In via Pomposiana
Poco lungi da codesto luogo, sorte più dannosa aveva subito un secondo birocciaio al quale veniva ucciso il cavallo, mentre un terzo, in luogo alquanto più lontano cioè sulla via Pomposiana, riusciva a fare scappare pei campi il suo cavallo. Su di questo che, imbizzarrito era per la paura, si sono divertiti i volatori sparando a più non posso, ma vanamente.
Il popolo, o meglio ancora coloro che per ragione della loro professione debbono sovente passare buona parte delle ore del giorno sulle vie od arterie di maggiore transito, osservano che da un po’ di tempo due volatori anglo-americani, e debbono e spero sempre i medesimi, si danno invariabilmente, nelle stesse ore della giornata, alla caccia dei cavalli trainanti birrocci.
In altre parole si viene a dare la caccia ai cavalli da tiro, siano non siano in mano del tedeschi. Dopo il salasso che i servizi del trasporti tedeschi hanno subito nel campo delle autovetture ed autocarri, è logico pensare che saranno per essere utili codeste bestie da tiro, perciò è necessario che anch’esse si prendano di mezzo perché non vadano a cadere nelle mani dei Tedeschi.
Le tegole non hanno occhi
Le pensano tutte, e tutte le mettono in pratica. Noi però che stiamo tra l'incudine ed il martello, siamo più danneggiati senza essere parte diretta in causa. Ma le tegole, quando cadono, non hanno occhi! Di altre vicende, purtroppo non liete corre la voce in queste zone di campagna, sulle quali la vita sembra debba trascorrere placida sotto il bel sole primaverile. Invece costà gorgogliano polle di acque non sempre limpide. Qui v'è il partigiano che operoso in alcuni campi di varia natura non si dimentica di affilare le armi per un prossimo certame-se le circostanze lo richiederanno-; qui v'è il giovane che si nasconde per non rispondere alla chiamata alle armi; qui infine vengono a trovare elementi per le loro requisizioni o rastrellamenti le Brigate Nere nelle non infrequenti battute. È di questi giorni una scorribanda di elementi della Brigata Nera i quali sono venuti a scovare gli inadempienti, ed in genere coloro che o per un motivo o per un altro non mostravano di essere in regola colle carte del lavoro. La pena capitale
Un giovane della classe del 1926 volle sottrarsi al rastrellamento, e, datosi alla fuga si nascondeva in un rifugio lungo le sponde del Secchia. Inseguito e fatto prigioniero subiva sul posto la pena capitale. Dal canto loro i partigiani non stanno colle mani in mano, e fra le tante faccende alcune delle quali si possono dire buone specie in materia annonaria, si sono dati in questi giorni alla loro volta ad una specie di rastrellamento. Hanno cioè messe le non inoperose mani, ripetiamo, addosso a persone imputate di azioni cattive, cioè diffamanti e delatorie a carico del partigiani. A Cognento sono stati prelevati quattro elementi di una stessa famiglia compresovi il capo della medesima, l'ufficiale postale di Cognento, mentre una donna è stata delicatamente allontanata dal suo focolare per lo stesso motivo ed assieme agli altri in vista, dicesi, oltre frontiera. Così è la novella che si conta, cioè che tutti codesti prelevati vengono mandati oltre i monti, ai partigiani non mancano, si vede, i mezzi per valicare la frontiera- e tenuti in veri ed effettivi campi di concentramento.
Oggi al Corletto
E già una diminuzione della pena inflitta per simili imputazioni, perché se bene si ricorda si sono trovati, per il passato, parecchi soggetti uccisi dai partigiani per motivo di spionaggio. Siamo lieti della variante, ed a ragione perché la vita deve essere sacra per tutti e rispettata. Costà al Corletto solo oggi nel dopopranzo un borbottio lontano: è il cannone che spara. Il tonare dura per un bel po' di tempo e ce ne giunge la eco dalla parte di Bologna. Sarà in corso l'offensiva che da alcuni giorni gli Inglesi annunciano per imminente? Non siamo propensi a crederlo, nondimeno dobbiamo ritenere che una qualche azione si stia compiendo sul fronte bolognese. Sul meriggio alto, approfittando di una sosta che sempre si nota in quell'ora nel campo delle incursioni, me ne vengo a Modena frettolosamente, anche perché mi erano giunte notizie di avvenimenti luttuosi accaduti in città nella mattinata. Invece, con mia sorpresa, ho trovato la Modena domenicale, in une quasi esultanza.
La passeggiata
La via Emilia, i cui portici accoglievano i cittadini che compievano la consuetudinaria passeggiata, paragonabile al “liston” di veneziana memoria, era festosa per quella ressa di popolo che, vestito a festa, nelle leggere vesti primaverili, non pensava più che tanto alla tristezza del momento. È facile il nostro popolo allo scoramento, ma è pronto ad uscirne fuori per un nonnulla ed a riprendersi come Anteo quando toccava terra. Buon per lui, pensando che di occasioni di abbattimento ne avremo parecchie mentre in eguale misura non ci saranno date le occasioni per rifarcene.
*Adamo Pedrazzi (1880-1961) era direttore della Biblioteca Poletti, reggente dell’Archivio Storico Comunale e, all’epoca, pubblicista per la Gazzetta dell’Emilia