Violenze sessuali, numeri choc: l’anno scorso 92 episodi in provincia di Modena
L’analisi del Servizio analisi criminale della polizia sulla violenza di genere e in particolare sui reati introdotti con il “Codice rosso”: in aumento anche maltrattamenti (341), revenge porn (18) e violazioni dei provvedimenti di allontanamento o divieto di avvicinamento (48)
MODENA. Il Servizio analisi criminale della direzione centrale della Polizia criminale ha pubblicato in questi giorni, a livello nazionale, un’analisi approfondita sulla violenza di genere in Italia, basata su dati raccolti a livello interforze. L’elaborato offre un panorama completo dei delitti registrati negli ultimi anni, soffermandosi in particolare sui reati introdotti con il cosiddetto “Codice rosso”, ma anche su atti persecutori, maltrattamenti, violenze sessuali e omicidi di donne. Lo spaccato che ne esce è piuttosto allarmante. Alfonso Montalbano, segretario del sindacato Usmia Carabinieri commenta i dati che in particolare riguardano la provincia modenese. «Per quanto riguarda la provincia di Modena, i dati triennali offrono uno spaccato complesso, in parte preoccupante, ma anche ricco di segnali positivi legati alla crescente propensione alla denuncia – sottolinea Montalbano – Se l’andamento 2022/24 mostra una flessione nel 2023 per alcuni reati, ne evidenzia anche una netta ripresa nel 2024, in particolare per quanto riguarda i maltrattamenti, violazione dei provvedimenti cautelari, revenge porn (condivisioni di immagini o video intimi tramite internet, senza il consenso dei protagonisti degli stessi) e violenze sessuali».
I dati
Se nel 2023 i reati di maltrattamento nella nostra provincia erano scesi da 336 a 289, nel 2024 sono risaliti a 341, superando anche il numero di quelli registrati nel 2022. Lo stesso discorso vale anche per i reati di violenza sessuale, che, dopo essere scesi a 70 nel 2023 (nel 2022 erano 97), nel 2024 sono risaliti a 92. In costante aumento è anche il reato di revenge porn (da 14 casi nel 2022 a 18 nel 2024) così come il reato di violazione dei provvedimenti di allontanamento/divieto di avvicinamento (da 37 nel 2022 a 48 nel 2024). E se stabile rimane il numero di reati per deformazione dell’aspetto mediante lesioni permanenti al viso (2 nel 2024), sono in calo leggermente gli atti persecutori che passano da 199 nel 2022 a 182 nel 2024.
Più denunce e fiducia nella giustizia
«Questo andamento – continua Montalbano – se pur allarmante, riflette però anche una società che denuncia di più, si fida di più e pretende giustizia». Il carabiniere sindacalista ritiene che il percorso che ha portato a questa nuova consapevolezza sia iniziato oltre 15 anni fa, quando nel 2006 il ministero per le Pari opportunità affidò all’Istat una delle prime grandi indagini sul fenomeno. «Pubblicata nel 2007 – specifica il segretario – rivelò che il 18,8% delle donne italiane aveva subito violenza fisica o sessuale da ex partner. L’indagine registrò comportamenti persecutori diffusi, tra cui messaggi indesiderati, pedinamenti, minacce e appostamenti. Da lì nacquero interventi normativi fondamentali: nel 2009 ci fu l’introduzione del reato di atti persecutori (stalking); nel 2013 fu introdotta la legge del femminicidio con aggravanti per relazioni affettive e nel 2019 entrò in vigore il Codice rosso che introdusse novità importanti come i reati di revenge porn e la costrizione al matrimonio, velocizzando le misure di protezione per le vittime».
Formazione e informazione per prevenire
Ma se di nuovo si sta osservando ad un aumento di alcuni reati cosa è necessario mettere in campo? «La formazione e l’informazione sono i due pilastri fondamentali per prevenire e combattere la violenza di genere – afferma Montalbano – La formazione degli operatori di polizia è un dovere che abbiamo verso le vittime. Un operatore preparato è un punto di riferimento solido, umano e competente. Ma serve anche la collaborazione con psicologi, avvocati, assistenti sociali, sanitari e tutte le figure che ogni giorno affrontano il fenomeno – aggiunge – È un approccio intersettoriale e interistituzionale che il sindacato Usmia Carabinieri promuove da sempre. Modena si distingue anche per l’intensa attività culturale e sociale sul tema – mette in evidenza ancora il sindacalista – ogni mese si susseguono incontri, progetti educativi, campagne di prevenzione, sportelli di ascolto e iniziative pubbliche promosse da scuole, amministrazioni locali, centri antiviolenza e associazioni. Questo è un grande segno di civiltà. È la prova che il territorio ha capito che la violenza si combatte non solo con le leggi, ma con la cultura e l’educazione. Montalbano però non manca di rivolgere un appello forte e chiaro: «Continuate ad avere fiducia nelle istituzioni. Continuate a denunciare. Non abbiate paura. Non abbiate vergogna. La vostra voce è lo strumento più potente per fermare la violenza. E noi saremo sempre al vostro fianco».
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