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L’addio

Il cardinale Zuppi ricorda papa Francesco: «Quel giro in macchina a salutare...Ha saputo amare fino alla fine»


	A sinistra Zuppi e Bergoglio, a destra l'ultimo viaggio del Pontefice sulla papamobile
A sinistra Zuppi e Bergoglio, a destra l'ultimo viaggio del Pontefice sulla papamobile

Il vescovo di Bologna e presidente della Cei «Aiuta a guardare con speranza a questo passaggio»

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MODENA. «Papa Francesco ha amato fino alla fine. Quel suo giro con la macchina, per salutare tutti e farsi salutare da tutti, è il gesto di un Papa che non si è mai risparmiato». Matteo Maria Zuppi, cardinale arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, ha ricordato con queste parole in una nota il Papa.

Il ricordo

«Si è avvicinato alle persone perché voleva comunicare a tutti l’amore di Dio per l’umanità concreta, così com’è, senza filtri, senza ipocrisie, coinvolgendo tutti. Creando qualche malumore in chi ha paura, in chi preferisce guardare da lontano, in chi non vuole sentire, come diceva lui, il famoso “odore delle pecore”. C’è tanta sofferenza per la perdita di una persona così cara, e così cara a tutti, che ha saputo unire tanti uomini e donne, anche con sensibilità diverse, che però si sono sentiti vicini e compresi». È la sua Pasqua. Ci aiuta a capire qual è la forza dell’amore, che in Gesù vince il male della morte, e ci aiuta a guardare con speranza, con fiducia, anche questo passaggio così doloroso per tutti. È un momento doloroso e di grande sofferenza per tutta la Chiesa. Affidiamo all’abbraccio del Signore il nostro amato Papa Francesco – ha proseguito il cardinale Zuppi –, nella certezza, come lui stesso ci ha insegnato, che “tutto si rivela nella misericordia; tutto si risolve nell’amore misericordioso del Padre”».

L’omelia durante la messa in suffragio

Ma il presidente della Cei ha anche parlato nel pomeriggio, nell’omelia di una messa celebrata a Bologna proprio in suffragio di Francesco: «Mi stanno raggiungendo tanti messaggi, come quando muore una persona cara, qualcuno la cui assenza ci fa sentire tutti più soli. Tanti mi hanno scritto questo, per un uomo che non ha mai nascosto la sua concreta umanità, senza esibizioni, ma anche senza ipocrisia, e per questa sua trasparenza e semplicità ha fatto risaltare ancora di più la forza della grazia di Dio a cui si è sempre affidato. Si è donato fino alla fine – ha ricordato mons. Zuppi -, come ha voluto, senza risparmio e calcolo, senza convenienza, per andare incontro a tutti e per parlare a tutti. Per insegnarci a parlare a tutti, per benedite tutti. Come non leggere un segno della provvidenza che la sua morte sia avvenuta nel giorno di Pasqua: come sappiamo l’ottava di Pasqua per la Chiesa è un giorno unico senza tramonto».

Il cardinale, che da oggi sarà a Roma insieme agli altri membri del collegio cardinalizio per definire il percorso che porterà ai funerali di papa Bergoglio e poi al conclave, ha concluso: «Si riceve la vita proprio quando la si dona. Francesco ci ha insegnato ad amare la Chiesa, una Chiesa di tutti perché è particolarmente dei poveri, che non sono oggetto di qualche attività filantropica, ma fratelli. Anzi i primi fratelli. E non dimentichiamo che l’ultima visita fuori dal Vaticano è stata nel carcere di Regina Coeli, come la prima fu a Lampedusa. Non per vedere, ma per farsi toccare dai poveri».

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