La scuola e il problema supplenti: «Oltre 4mila tra Modena e Reggio»
Il precariato analizzato da Carmelo Randazzo, a lungo docente e oggi segretario di Cisl Scuola Emilia Centrale: «Chiediamo di costruire il futuro dei ragazzi a chi se lo vede negato»
MODENA. Cosa manca alla scuola modenese e reggiana? Cose le serve per stare al centro del governo degli straordinari cambiamenti che attraversano la vita della Comunità? Carmelo Randazzo, a lungo docente e oggi segretario generale della Cisl Scuola Emilia Centrale, scatta – con lucidità e senza sconti – una polaroid per capire insieme di cosa stiamo parlando quando diciamo “difendere la scuola pubblica”.
Segretario generale, cosa significa insegnare nella scuola pubblica oggi?
«È molto più che trasmettere nozioni: è un atto di responsabilità sociale e culturale. Significa formare cittadini consapevoli, critici, partecipi in un mondo in evoluzione. L’insegnante è guida, facilitatore, riferimento umano in un’epoca piena di stimoli e disorientamenti. Servono passione, aggiornamento continuo e riconoscimento. In un concetto: occorre investire subito».
Cos’è oggi la Cisl Scuola a Modena e Reggio Emilia?
«È una realtà solida, con 7.450 professionisti rappresentati. È vicina a chi vive ogni giorno la scuola: docenti, personale Ata, educatori, dirigenti. Offre tutela, consulenza, formazione. Senza urlare, raccogliamo le loro voci perché abbiamo una certezza: senza una scuola funzionante non può esserci un Paese capace di vincere il cambiamento in corso».
Qual è la situazione della scuola nelle due province?
«Stiamo affrontando gravi criticità. A Modena, un terzo degli istituti (28) è senza direttore dei Servizi generali e amministrativi (Dsga), figura chiave per la gestione amministrativa. Le scuole hanno chiesto 490 collaboratori scolastici, ma ne sono stati autorizzati solo 283. Per gli assistenti amministrativi: 129 richieste contro 83 autorizzazioni. I ritardi nelle nomine creano disorganizzazione e carichi pesanti. Mancano insegnanti, anche per il caro-affitti che scoraggia i precari a trasferirsi. Chi resta deve fare più ore o accorpare classi. A Reggio i collaboratori scolastici sono pochi e coprono troppe aule e piani; gli assistenti amministrativi operano spesso senza una adeguata formazione. Il tasso di precariato Ata supera il 25%, danneggiando la qualità dei servizi. In Emilia-Romagna, negli ultimi otto anni, a fronte di 166.849 posti Ata disponibili, ne sono stati autorizzati solo 78.583: il 63% in meno. Per il prossimo anno sono previsti ulteriori tagli. Crescono i contratti a tempo determinato, mentre calano le assunzioni stabili: la gestione scolastica è sempre più instabile».
E il precariato?
«A Modena ci sono oltre 2.500 supplenti; a Reggio circa 1.700. Persone cui chiediamo di costruire futuro per gli altri, negandolo a loro stessi. Il sistema scolastico fatica a garantire continuità e qualità. La cosiddetta “supplentite” è una malattia che si cura con una programmazione seria: concorsi regolari, accessibili, che valorizzino l’esperienza. Va semplificato il sistema di assunzioni, rendendolo più trasparente. E servono investimenti nella scuola, con organici adeguati e pieno riconoscimento per il personale».
Come si può superare la “supplentite” dei docenti?
«La soluzione è il “doppio canale”, una proposta concreta per stabilizzare il personale. Mi rivolgo alle famiglie: un lavoro stabile significa una scuola migliore per i figli. Il doppio canale prevede un mix tra concorsi e immissioni in ruolo dalle graduatorie provinciali. A Modena, ad esempio, avremmo potuto stabilizzare 390 docenti che invece oggi fanno parte dei 2.514 precari cui chiediamo di tenere in piedi la scuola modenese».
Parliamo del personale Ata, fondamentale ma spesso invisibile.
«Garantisce sicurezza, ordine, funzionamento delle scuole. Le carenze di organico causano sovraccarichi, mansioni aggiuntive non riconosciute, condizioni di lavoro difficili. A Modena i collaboratori scolastici sono 1.780 (1.812 l’anno precedente), gli assistenti amministrativi 639 (erano 650), i tecnici 211 (erano 215). Le richieste superano i posti autorizzati: 283 per collaboratori scolastici (490 richieste), 83 per assistenti amministrativi (129 richieste), 41 per assistenti tecnici (61 richieste). A Reggio, nel 2024, sono stati autorizzati 311 posti aggiuntivi in organico di fatto, portando il totale a 2.479 unità. Il contratto nazionale ha introdotto nuove mansioni a costo zero, aggravando la situazione. È urgente valorizzare il ruolo del personale Ata, anche dal punto di vista economico e formativo».
La scuola è ancora allineata alla società?
«Sì e lo diciamo con convinzione: la scuola, oggi, non può più essere pensata solo come un luogo e un tempo delimitato. La società è profondamente cambiata, così come sono cambiati i modelli familiari, i tempi di vita e di lavoro, le relazioni tra generazioni. Eppure, spesso la scuola resta ancorata a una struttura organizzativa che rispecchia un passato che non esiste più. È evidente che c’è bisogno di ripensare la scuola come presidio educativo che accompagni le ragazze e i ragazzi lungo tutta la giornata, non solo nelle ore “curricolari”. Non significa “trattenere” gli studenti a scuola più a lungo per riempire un vuoto, ma costruire un’offerta educativa integrata e qualificata, che coinvolga anche il territorio, le famiglie, il terzo settore. E significa anche investire sul personale, riconoscendo il valore del tempo scuola “oltre l’orario” come tempo educativo a tutti gli effetti, e non come semplice sorveglianza. Ancora: disagio giovanile e bullismo si contrastano con ambienti scolastici aperti e accoglienti. Ne siamo certi, la scuola può tornare al centro della società, ma servono visione, risorse e coraggio. Partiamo dalle risorse, senza le quali rischiamo di parlare a vuoto».
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