Don Erio con i 900 giovani modenesi a Roma: «Papa Francesco? Gioia, ironia, umanità e molto di più»
Il passaggio attraverso la Porta santa e l’apertura straordinaria della basilica di San Paolo fuori le mura con la catechesi del vescovo Castellucci e il suo ricordo di Bergoglio
ROMA. I funerali di papa Francesco si sono conclusi da qualche ora, così come la tumulazione del feretro in Santa Maria Maggiore e al tramonto i 900 giovani delle diocesi di Modena-Nonantola e Carpi varcano la Porta santa in completo silenzio. Vivendo un momento intimo e personale insieme. Tra i momenti preferiti da ragazzi e ragazze presenti al Giubileo degli adolescenti lo scorso fine settimana c’è senza dubbio la visita alla basilica di San Paolo fuori le mura. Per di più tutta per loro e con l’arrivo, fuori programma, del vescovo Erio Castellucci. Insieme a educatori e sacerdoti, i ragazzi hanno potuto accedere alla basilica dopo l’orario di chiusura, vivendo un momento suggestivo e dalla carica spirituale travolgente, come testimoniano i loro volti.
La catechesi del vescovo
All’interno della splendida cornice della basilica papale, il vescovo ha ricordato papa Francesco scegliendo un modo particolare: «In pochi minuti dobbiamo provare a cogliere qualche caratteristica di papa Francesco: ho scelto di fare l’acrostico della parola Giubileo per avere una linea guida.
La prima lettera è la “G”, come gioia. Il suo primo documento è chiamato la Gioia del Vangelo, parlava spesso anche di letizia, due cose diverse. La gioia è la profonda consapevolezza di essere amati da Dio, la letizia è l'entusiasmo, che è utile, ma non è sempre necessariamente gioia. Diceva spesso, e gliel'ho sentito dire più volte anche con gli altri vescovi: non fate il muso del peperoncino, il muso lungo, bisogna essere gioiosi perché il Signore è risorto.
La seconda lettera è “I”, ho scelto ironia. Papa Francesco era molto ironico, gli piaceva scherzare e amava tantissimo la Preghiera del Buonumore di un santo del ’500, un santo laico martire, era il cancelliere del re Enrico Ottavo, Tommaso Moro. Tre o quattro anni fa alla fine di un nostro incontro mi disse: “Ricordati di pregare per me”, poi aggiunse: “non contro di me”».
L’acrostico prosegue, i ragazzi non battono ciglio: «La terza lettera è la “U” di umanità, perché papa Francesco ha rappresentato l'umanità in tanti momenti, come in quel 27 marzo 2020 quando in piazza San Pietro alla sera, da solo, dice una preghiera. Era il tempo del lockdown, era per dare un senso alla sofferenza che tutto il mondo stava vivendo.
La “B” sta per bombe: è stato un grande profeta di pace. Undici anni fa all'inizio del suo ministero parlò di una terza guerra mondiale a pezzi che si stava combattendo in parti diverse del pianeta. Un messaggio rivelatosi lungimirante.
La seconda “I “di giubileo è intelligenza. Non intelligenza intesa come cultura, certo era un uomo colto, ma intelligenza intesa come capacità di leggere dentro. Lui riusciva a cogliere ciò che una persona stava provando, lo stato d'animo quello che stava vivendo.
“L” come libertà: Francesco è stato un uomo libero, non era un diplomatico, ha detto spesso cose che hanno dato fastidio. Il Vangelo, del resto, può dare fastidio.
“E” come educazione, perché papa Francesco diceva spesso: “Il buon esempio serve una volta, se ti educo, invece, serve tutta la vita”.
Infine, “O” come ospedale da campo. Perché il Papa così ha definito la Chiesa all'inizio del suo ministero. La Chiesa è un ospedale da campo, dove non si curano le malattie del copro ma le malattie dell’anima».
Don Erio Castellucci ha poi rivolto un pensiero ai pellegrini modenesi presenti: «È un’emozione fortissima vedere tutti e 900 i giovani modenesi riuniti qui, sia per il luogo in cui siamo, la basilica di San Paolo, sia per il giorno, in cui si sono tenuti i funerali di papa Francesco ma anche per l’entusiasmo e la ricerca della fede di questi ragazzi. Credo sia una giornata che ricorderanno per tutta la vita, non è un’occasione da tutti i giorni. Per me è stato davvero bello poterli incontrare».
L’emozione di don Simone Cornia
«È stato un momento di grazia enorme, uno dei momenti più belli della tre giorni di Giubileo vista l’apertura straordinaria per le due diocesi di Modena-Nonantola e Carpi della basilica di San Paolo – racconta don Simone Cornia, direttore della Pastorale giovanile di Modena –. Per dare un’idea, un luogo dove solo ieri sono passate 22mila persone. Il passaggio alla Porta santa è stato molto toccante: in 900 sono entrati in completo e assoluto silenzio. Ha toccato tanto i ragazzi e gli educatori. Segno di un momento di preghiera veramente intenso che ciascuno ha vissuto personalmente ma insieme a tutti». La presenza del vescovo, che con la sua catechesi ha saputo come sempre cogliere nel segno, ha sicuramente impreziosito l’esperienza: «Don Erio e ci ha regalato parole moto belle su papa Francesco e il Giubileo. Abbiamo professato la nostra fede davanti alla tomba di San Paolo e siamo anche riusciti a riunire tutti i 900 ragazzi insieme per una volta e fare anche la foto con il vescovo in una basilica papale. Insomma, un momento unico: in un solo giorno abbiamo vissuto a Roma il funerale del Papa, il passaggio Porta santa e il Giubileo. Con anche la presenza del vescovo. Una combinazione direi irripetibile, nonché un regalo grande del Signore».
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