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Il disagio

Blackout in Spagna e Portogallo: le cheerleader carpigiane di rientro dagli Usa bloccate per ore a Lisbona

di Maria Sofia Vitetta
Blackout in Spagna e Portogallo: le cheerleader carpigiane di rientro dagli Usa bloccate per ore a Lisbona

Elisa Santini, Marta Scacchetti Lucacalce, Arianna Dell’Arciprete, Sara Garuti e Francesca Feoli stanno rientrando dalla Florida dopo aver partecipato al mondiale di Orlando con la nazionale italiana: «Abbiamo dormito sdraiate sul pavimento dell’aeroporto»

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CARPI. Il blackout che ha colpito Portogallo, Spagna e Francia, intorno alle 12.30 del 28 aprile, li ha costretti a strappare i biglietti d'aereo per tornare in Italia e ad attendere interminabili ore all'aeroporto di Lisbona, dormendo sul pavimento. Questa è la lunga odissea vissuta dai 47 ragazzi e ragazze della nazionale italiana di cheerleading, che hanno partecipato al campionato mondiale ad Orlando, in Florida. Tra loro erano presenti anche cinque atlete della Polisportiva Nazareno di Carpi, ovvero Elisa Santini, Marta Scacchetti Lucacalce, Arianna Dell’Arciprete, Sara Garuti e Francesca Feoli.

Il blackout

«Eravamo pronti per entrare al gateed imbarcarci quando abbiamo assistito al blackout», racconta l’allenatrice Flames Senior Sara Sabattini e social manager del Team Italia durante la competizione, accompagnatrice insieme ai due coach della nazionale. Domenica 27 aprile, in seguito alla conclusione delle gare, sono partite da Orlando per recarsi a Miami. Da lì hanno raggiunto Lisbona, dove avrebbero preso il volo dalle 12.40, il 28 aprile, per arrivare a Malpensa, se il blackout non glielo avesse impedito. «Mezz’ora dopo il blackout ci hanno informato che dovevamo abbandonare l'aeroporto, ma non l’abbiamo fatto, per fortuna. Se fossimo usciti da lì, non avremmo più potuto accedervi fino a tarda sera, quando hanno riaperto le porte. Rischiavamo di rimanere sotto il sole per tutto il pomeriggio. Non sapevamo dove andare, era come se la città fosse ‘morta’, non c’era una macchina che circolasse per le strade, nemmeno i taxi». Da subito hanno provato a contattare l’agenzia di viaggi e la compagnia aerea, ma con scarsi risultati, in quanto «continuavano a dirci di chiamare dopo un’ora, dopo tre, dopo cinque».

Cena e notte in aeroporto

I minuti sono trascorsi nell’incertezza, cercando di capire «cosa stava succedendo e come poterci muovere di conseguenza». Costrette a rimanere in aeroporto per cena, si sono imbattute nell’impresa di trovare cosa mangiare. «C’erano file chilometriche. Hanno assalito i negozi, era tutto vuoto. La situazione era simile ad una via di mezzo tra l’epoca del Covid e quella dopo un terremoto». Senza né cibo né acqua, in quanto non funzionavano i distributori automatici e nemmeno i pos, dopo aver contattato l'ambasciata italiana a Roma, quella portoghese ha provveduto a portare «dell’acqua e dei biscotti». Accampati in aeroporto, non hanno avuto altra scelta se non quella di dormire sul pavimento, «senza coperte, al freddo. I cuscini erano i nostri zaini, perché non c’era la possibilità di essere ospitati un albergo. È stata un’attesa infernale».

Il rientro posticipato

Questa mattina, «verso le 10, ci hanno offerto una brandina a testa nel garage dell'aeroporto». Nel pomeriggio è arrivata la luce di una speranza: «Partiremo il 2 maggio. Nel frattempo, cerchiamo un hotel in cui alloggiare». Nel gruppo sono presenti due atlete infortunate, una è Francesca Feoli. «Stanno entrambe bene, anche se un po’ doloranti per la mancanza del ghiaccio». Domani è in programma «il viaggio di ritorno in Italia per Francesca, affinché possa farsi controllare la caviglia», sottoponendosi ai controlli medici necessari.
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