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L’intervista

Il dg di Confindustria Ceramica a Coverings: «Stop ai dazi, la speranza è che porti buon senso e una soluzione»

di Gabriele Canovi

	Armando Cafiero a Coverings 2025
Armando Cafiero a Coverings 2025

Dalla fiera di Orlando, negli Stati Uniti, Armando Cafiero analizza la situazione vissuta dalle aziende del distretto negli ultimi mesi e gli scenari futuri: «Vogliamo metterci alle spalle le guerre commerciali. Il modello “Buy Canadian”? Frammentare il mercato non conviene a nessuno»

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ORLANDO (USA). Al centro - e non potrebbe essere altrimenti - c’è giocoforza il tema dei dazi e quindi le conseguenze sui conti delle nostre imprese, il clima di incertezza, la pluralità dei possibili scenari, il rapporto con i clienti e le scelte sulle importazioni. Ma c’è anche la sostenibilità, la voglia di mettersi alle spalle “le guerre commerciali” e di continuare a far crescere un prodotto - la ceramica sassolese - che è un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo. Pochi istanti prima del taglio del nastro di Coverings 2025 a fare il punto è Armando Cafiero, dg di Confindustria Ceramica.

Direttore generale Cafiero, non possiamo che partire dai dazi.

«Il clima di incertezza che stiamo vivendo pesa molto sui rapporti con i clienti, ma soprattutto sta creando difficoltà anche nel business, da una parte e dall'altra dell'oceano. E questo non fa bene a nessuno. Con la sospensione di una parte dei dazi, si è creato uno spiraglio: anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani ci ha confermato che il nostro settore è uno di quelli che meritano massima attenzione».

La speranza qual è?

«Che questo periodo di pausa porti buon senso e una soluzione, nell’attesa del ritiro delle misure aggiuntive. Vogliamo metterci alle spalle le guerre commerciali».

In questo senso, il Coverings può essere un’occasione importante di scambio, di confronto e di dialogo.

«Parlare con i clienti è fondamentale. Coverings rappresenta senza dubbio una preziosa occasione per farlo e quindi, abbiamo messo l’anima per allestire il padiglione italiano della fiera».

Dando un occhio ai numeri, si nota la qualità delle performance in valore delle nostre ceramiche.

«L’impegno e gli investimenti delle nostre aziende sono la risposta. Ma anche la voglia di lavorare su tematiche come responsabilità e sostenibilità, che, in un mercato comunque avanzato come quello americano, pagano. Anche come associazione, qui al Coverings abbiamo investito parecchie risorse su questi aspetti per dare un messaggio di attenzione. Crediamo che, alla fine, siano queste le cose che restano».

Come si può incrementare l’uso della nostra ceramica negli Usa? C’è una fetta di mercato ancora in mano a materiali alternativi.

«Per la ceramica d’alta qualità, penso che il miglior modo sia mostrare quali sono gli utilizzi e i risultati dei progetti».

Chiudiamo tornando sui dazi. C’è un Paese, il Canada, che sta mettendo in campo una politica precisa contro le tariffe dell’amministrazione Trump, ovvero il cosiddetto “Buy Canadian”. Questo crea sicuramente disagi alle imprese italiane che producono ceramica negli Stati Uniti. Potrebbe però rappresentare un’opportunità per chi produce in Italia e poi esporta?

«Frammentare il mercato alla fine, non conviene a nessuno. Stati Uniti e Canada sono, per noi, partner fondamentali: la speranza è che le frizioni si attenuino».

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